di Alessandro Margottini
VARESE. Peculato, appropriazione indebita, dichiarazione fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, autoriciclaggio, truffa ai danni dello Stato, bancarotta fraudolenta e illecito amministrativo dipendente da reato contestato alla società implicata nelle indagini. Sono queste le accuse che la Procura della Repubblica di Varese contesta in capo a 7 persone indagate al termine dell’operazione denominata “Easy Slot”, che i finanzieri del Comando Provinciale di Varese hanno condotto nel settore dei giochi e delle scommesse.

L’indagine, che ha altresì comportato il sequestro preventivo – anche “per equivalente” – di beni per oltre 4 milioni e 760mila euro nei confronti di due persone fisiche, oltre che la misura interdittiva consistente nel divieto di esercitare attività d’impresa, ovvero di rivestire uffici direttivi di persone giuridiche per 12 mesi, a carico di 2 dei principali indagati, trae la sua origine dalla segnalazione che una società ha presentato all’Autorità Giudiziaria locale in relazione a forti somme di denaro che gli sarebbero state sottratte mediante diversi artifizi e raggiri.
La società in questione è infatti “concessionaria” per la realizzazione e conduzione della rete creata per la gestione telematica del gioco lecito, ed in relazione a ciò ha denunciato presso i competenti Uffici Giudiziari i responsabili delle attività di “scassettamento” nelle sale slot, ovvero chi materialmente si occupa di prelevare i soldi che i giocatori inseriscono nelle apparecchiature da gioco.
In altre parole si tratta di azioni di peculato e appropriazione indebita commesse per il mancato versamento del “prelievo erariale unico” (tecnicamente conosciuto con la sigla di PREU) ovvero della tassa applicata agli apparecchi da divertimento e intrattenimento, oltre che per l’indebita appropriazione del fondo-cassa presente all’interno delle macchinette denominate “new slot”, le quali sono costantemente collegate alla rete telematica dei Monopoli.
Dette operazioni di prelievo delle giocate, normalmente, prevedono un operatore abilitato alle suddette operazioni di “scassettamento” di ogni singolo apparecchio, che comportano il prelevamento delle monete inserite nel congegno dai giocatori benché al netto delle eventuali vincite erogate.
In presenza di tali circostanze, a seguito delle prime risultanze emerse dalle indagini delle fiamme gialle, è stata data esecuzione a perquisizioni locale e personali che hanno interessato 10 persone fisiche e 6 società, dalle quali gli stessi investigatori hanno rinvenuto documentazioni e scambi di messaggi su chat che sono andate ad integrarsi a prove documentali ottenute dai contestuali accertamenti bancari, oltre che dalle dichiarazioni rese da persone informate sui fatti.
Il quadro di lì a poco delineatosi ha dunque convinto gli inquirenti a ipotizzare l’esistenza di un vero e proprio sodalizio criminale il quale, sfruttando la costituzione di alcune società operanti nel settore della raccolta e gestione del gioco, attuava una continua movimentazione di denaro a fronte di operazioni commerciali inerenti a prestazioni di servizio e compravendita di aziende che, di fatto, sono risultate inesistenti.
Da rilevare inoltre come nel corso delle stesse perquisizioni i finanzieri abbiamo rinvenuto e posto sotto sequestro monete il cui importo ammonta a 201.000 euro, con ogni probabilità provenienti proprio dall’illecita sottrazione di soldi contenuti all’interno degli apparecchi slot.

Allargando il campo delle indagini, gli stessi investigatori hanno inoltre approfondito diverse “segnalazioni per operazioni sospette” che hanno evidenziato frequentissime movimentazioni bancarie operate da alcuni indagati, le quali venivano poi giustificate da numerose fatture per operazioni anche queste risultate inesistenti.
In altre parole un efficace artificio truffaldino messo a punto per il reticolo di società costituito dal sodalizio criminale in questione, funzionale ad auto-riciclare il denaro sporco derivante dallo svuotamento delle slot che avevano in gestione.
Circostanze che hanno dunque indotto il GIP del Tribunale di Varese ad emettere il citato provvedimento di sequestro, oltre che le pertinenti misure interdittive per due sei sette indagati.
Tra i beni finiti sotto sequestro figurano rapporti bancari e finanziari (i cui saldi contabili sono stati pertanto bloccati), il denaro contante rinvenuto presso le abitazioni con l’ausilio di unità cinofile “cash dog”, 2 immobili siti in provincia di Varese nonché le quote relative alla proprietà di due società (una delle quali proprietaria di 2 fabbricati commerciali e di 3 terreni agricoli ed edificabili).
Va in ogni caso sottolineato come – nel rispetto del principio della presunzione di innocenza – la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine non potrà in alcun modo essere dichiarata prima di un’intervenuta e irrevocabile sentenza di condanna, alla quale seguirebbe la confisca dei beni e delle disponibilità finanziarie provenienti dai reati accertati.
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