Guardia di Finanza: scoperte nei porti turistici romagnoli 18 imbarcazioni battenti bandiera straniera ma non dichiarate al Fisco italiano. Emesse sanzioni per oltre 800.000 euro

Di Massimo Giardinieri

Rimini.  L’effettivo possesso di lussuose imbarcazioni da diporto, intestate a prestanome, società di comodo oppure battenti le bandiere dei c.d. “paradisi fiscali, è uno dei tanti indici di capacità fiscale ricercati dai finanzieri nella difficile lotta all’evasione, ed è proprio in questa direzione che si è rivolta l’attività condotta dal Reparto Operativo Aeronavale (ROAN) di Rimini che nei giorni scorsi ha permesso di accertare la presenza di  18 imbarcazioni, la cui proprietà risultava in capo a soggetti fiscalmente residenti in Italia ma che non avevano però provveduto a comunicare all’Agenzia delle Entrate la disponibilità dei citati natanti come anche il loro rispettivo valore di mercato.

Si è trattato dunque di un vero e proprio monitoraggio fiscale mirato verso numerose imbarcazioni da diporto ormeggiate presso i porti turistici del litorale emiliano-romagnolo.

Un controllo della Guardia di Finanza

Specialmente negli ultimi anni, infatti, si è riscontrata una sensibile recrudescenza del fenomeno legato al c.d. “flagging out”, a seguito del quale alcuni possessori di imbarcazioni da diporto – anche per fini puramente commerciali – starebbero togliendo dai pennoni la bandiera italiana per andare ad iscrivere le proprie barche presso registri nautici di Paesi stranieri, ciò nell’evidente l’intento di sottrarsi alle normative fiscali, commerciali nonché di sicurezza della navigazione, il che si traduce a loro vantaggio in una certa riduzione delle spese di gestione.

Più nel dettaglio, l’attività condotta delle unità navali e dai finanzieri del ROAN riminese è partita dai numerosi controlli effettuati in mare ai fini di polizia, andandosi successivamente a rivolgere proprio verso l’accertamento dell’avvenuta (oppure della mancata) comunicazione al Fisco del valore di natanti da diporto immatricolati all’estero ma che, come specificato sopra, sono comunque di proprietà di persone fisiche residenti in Italia.

Incrociando sulle banche-dati in uso al Corpo i dati emersi attraverso l’esame della documentazione di bordo esibita alle fiamme gialle dai diportisti, è stato dunque possibile far emergere diverse anomalie sia sul piano patrimoniale, sia su quello squisitamente fiscale.

Sull’argomento va senz’altro evidenziato come la vigente normativa del settore preveda chiaramente l’obbligo di indicare, durante la compilazione dell’annuale dichiarazione dei redditi, qualsiasi investimento o bene detenuto all’estero (tra cui figurano anche le unità da diporto).

L’esito di suddetti controlli sono stati 21 i proprietari inadempienti, verso i quali sono state dunque comminate sanzioni amministrative per importo superiore agli 800.000 euro, ciò a fronte di un valore complessivo accertato e che per i suddetti beni non-dichiarati è risultato di oltre un milione e 500.000 euro.

Sulla base di tali risultanze saranno ora avviati ulteriori approfondimenti di natura fiscale, chiaramente finalizzati ad una verifica di coerenza tra le dichiarazioni dei redditi presentate e la reale capacità reddituale/contributiva dei contribuenti attenzionati.

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