Di Armando Modesto
FORLÌ. Doveva essere assai lucroso il giro d’affari creato per il quale la Procura della Repubblica di Modena ha però disposto un sequestro preventivo finalizzato alla successiva confisca superiore ai 226.000 euro, il quale giunge al termine di un’indagine condotta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Forlì nel settore della contraffazione dei marchi di fabbrica.
Di lussuosi orologi in questo caso, che venivano proposti al pubblico a prezzi che oscillavano tra i 180 ed i 2.000 euro a seconda dei modelli e della loro fattura.
L’attività in parola è scoccata a seguito d’un attento monitoraggio che i militari della Guardia di Finanza forlivese hanno effettuato su alcuni siti di e-commerce al cui interno si sospettava l’esistenza di numerose transazioni commerciali riguardanti prodotti contraffatti; monitoraggio che ha coinvolto anche le pagine-social di un influencer della zona spesso impegnato a “pubblicizzare” cronografi delle più prestigiose marche internazionali.
Ritenendo che il quadro di situazione accertato dagli investigatori fosse la classica cartina di tornasole rivelatrice di un consistente traffico illecito, su ordine dell’Autorità Giudiziaria inquirente sono pertanto state eseguite diverse perquisizioni che hanno permesso di risalire ad altre persone coinvolte – a vario titolo – nel business in questione, che fa complessivamente salire a 10 gli indagati ora chiamati a rispondere dei reati di commercio di prodotti con segni mendaci e ricettazione.
Responsabilità che le Fiamme Gialle hanno compiutamente delineato dopo il sequestro dei cellulari degli stessi indagati, all’interno dei quali sono state rintracciate ed analizzate numerose chat riguardanti proprio tale commercio e che hanno permesso d’individuare oltre 600 acquirenti sparsi in tutta Italia.
Proprio sul conto di tale “clientela” sono state peraltro accertate più di 750 diverse operazioni di compravendita, in relazione alla quali la Guardia di Finanza di Forlì ha contestualmente avviato il previsto procedimento amministrativo volto a sanzionare gli acquirenti di tali prodotti-fake.
Parallelamente al sequestro di cui sopra la Procura modenese ha, inoltre, disposto la chiusura/oscuramento dei profili, oltre che delle pagine utilizzate per il traffico in questione su un noto social network.
Da rilevare anche come gli indagati fossero ricorsi ad un particolare metodo di vendita meglio conosciuto come “dropshipping” (largamente impiegato nell’e-commerce), che consiste nel vendere un prodotto on-line pur senza averlo materialmente in magazzino.
In tal modo i prodotti non sono posseduti dal venditore, ma vengono comunque proposti agli acquirenti facendo da tramite tra la clientela ed il fornitore, consentendo così di celare la propria identità nonché rendere difficoltosa l’individuazione dei canali di approvvigionamento dai quali transita la merce contraffatta.
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