Guardia di Finanza: sequestrato un patrimonio da 10 milioni di euro ad un affiliato del clan Di Lauro. Era in affari con il cartello degli Scissionisti

Di Antonio Leone

Napoli. Proseguono senza soste i maxi-sequestri che l’Autorità Giudiziaria sta disponendo in tutto il territorio nazionale per colpire gli imponenti patrimoni illeciti della criminalità organizzata, come quello eseguito oggi dai Finanzieri del Comando Provinciale di Napoli tra Campania ed Abruzzo che ha riguardato beni immobili nelle disponibilità del 75enne Gaetano Britti, affiliato di spicco del noto clan di camorra dei “Di Lauro”.

Operazione anticamorra della GDF a Napoli

La pesante misura ablativa, disposta dal Tribunale partenopeo su proposta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, trae fondamento da un’accurata indagine patrimoniale condotta dai finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (GICO) di Napoli, i quali hanno dimostrato come le ingenti risorse in questione erano state acquisite dal Britti grazie al suo vincolo di parentela con Rosario Pariante, uno dei protagonisti del cosiddetto “Cartello Scissionista” in guerra con i Di Lauro per l’egemonia criminale nei quartieri di Secondigliano e Scampia.

Prima dei sanguinosi fatti di sangue avvenuti tra i gruppi di fuoco delle due organizzazioni camorristiche in lotta, Gaetano Britti aveva comunque mantenuto con il cognato Rosario Pariante un rapporto “di rispetto” sostanziatosi nella conservazione di una vera e propria corsia preferenziale sulla quale veicolare le ingenti somme a lui affidate, danaro proveniente da molteplici attività criminali tipiche della malavita organizzata quali il traffico della droga ed il racket delle estorsioni.

A seguito delle brillanti capacità manageriali già dimostrate nella gestione di un vasto giro usurario, peraltro riconosciutegli anche dagli stessi vertici del clan oltre che dal cognato, al Britti erano state così affidate le risorse provenienti dai loro business criminali al fine di produrre nuovi profitti da realizzarsi attraverso il riciclaggio in attività lecite.

Le indagini eseguite dagli investigatori delle Fiamme Gialle, peraltro corroborate dalle dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia, hanno però portato alla luce la più che evidente inconsistenza economica del nucleo familiare di Britti, una redditività apparentemente nulla (anche perché sprovvista di fonti lecite di guadagno) ma che cozzava fragorosamente contro un autentico patrimonio plurimilionario di beni immobili che i militari della GDF hanno oggi “sigillato” tra i Comuni di Napoli, Melito di Napoli e Castel di Sangro (Aquila).

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