Di Redazione
GENOVA. La stagione fredda sembra ormai volgere definitivamente al termine ma, evidentemente, qualcuno fa ancora ottimi commerci con il pellet da riscaldamento, specie se questo reca marchi di qualità contraffatti oltre ad indicazioni fallaci sulla sua origine nonché sulla composizione del prodotto.
È questo il preambolo dell’operazione denominata “Prometeo” condotta presso il porto di Genova dai finanzieri del locale Comando Provinciale, in collaborazione con i funzionari del Reparto Antifrode dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), che ha consentito di scoprire e sottoporre a sequestro qualcosa come 382.000 kg di pellet proveniente da Turchia, Cina, Lettonia ed Egitto e non (come invece appariva dalle etichette) da altri Paesi noti per essere all’avanguardia nella produzione di combustibili da biomasse.

Finanzieri e doganieri impegnati nei controlli
L’ingentissimo sequestro è scaturito dall’intensificazione dei controlli sulle merci in transito dai bacini portuali di Genova-Sampierdarena e Genova-Prà, specificamente orientati alla repressione di sempre più ricorrenti illeciti nel commercio del pellet.
Si tratta chiaramente di un’attività operativa “mirata” che ha già dato ottimi responsi sul piano dei sequestri che GDF e ADM stanno frequentemente mettendo a segno già dallo scorso autunno in diverse zone italiane; controlli peraltro necessari stante il notevole rincaro dei combustibili, il che – tradotto in termini illeciti guadagni – sta evidentemente costituendo una ghiottissima occasione per chi organizza spedizioni oppure commercia in “pellet-fake”.
Le attività di “selezionamento” e di riscontro compiute da finanzieri e doganieri hanno dunque permesso di concentrare le ispezioni su 15 containers contenenti decine di migliaia di confezioni di pellet, sulle quali erano stati apposti marchi di qualità risultati contraffatti nonché, come accennato sopra, mendaci indicazioni di origine.
Una volta bloccata la merce, la stessa è stata quindi “campionata” dagli operatori che l’hanno successivamente inviata a specifici accertamenti svolti presso i laboratori dell’ADM, dai cui esami è infatti emerso come il prodotto in questione fosse di qualità nettamente inferiore rispetto a quanto indicato sulle confezioni, il che avrebbe costituito una conseguente frode in danno di consumatori convinti di aver acquistato pellet di qualità, mentre l’unica “qualità” che sarebbe derivata da tutto ciò era principalmente nei maggiorati guadagni per le società importatrici.
Le attività in parola si sono concluse con la denuncia di sei persone (tutti rappresentanti legali delle società coinvolte nella vicenda) le quali si troveranno presto di fronte all’Autorità Giudiziaria inquirente per rispondere – a vario titolo – dei reati di contraffazione e frode in commercio.
Per gli stessi denunciati è comunque fatta salva la presunzione d’innocenza, la quale non potrà venir meno fino all’eventuale pronunciamento d’una sentenza definitiva di condanna.
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