Di Armando Modesto
TORINO. Tassi d’interesse fino al 430% annuo, queste erano le condizioni imposte da un usuraio scoperto dai finanzieri del Comando Provinciale di Torino – 1° Nucleo Operativo Metropolitano, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, e che oggi si conclude con gli arresti domiciliari disposti nei confronti di un soggetto gravemente indiziato dei reati di usura ed esercizio abusivo di attività finanziaria, e che ha altresì visto il sequestro preventivo – finalizzato alla successiva confisca in quanto profitto del reato – di circa 76.000 euro.
L’indagine in parola, avviata dai finanzieri torinesi nel febbraio scorso, ha richiesto l’impiego di pedinamenti, intercettazioni e tracciamento delle posizioni mediante apparato GPS, che hanno consentito ai militari di acquisire le necessarie informazioni su ripetute condotte usurarie commesse da un cittadino italiano nei confronti di persone trovatesi in gravi difficoltà economiche, peraltro acuite dalla nota emergenza pandemica e dalla gravissima crisi economica che ne è conseguita.
In tale contesto gli investigatori sono dunque passati ad eseguire alcune perquisizioni dalle quali è saltata fuori non poca documentazione (cartacea e digitale), 27 assegni dati a garanzia dagli usurati nonché denaro contante per complessivi 140.920 euro.
Dall’analisi eseguita sulla documentazione rinvenuta, sono stati dunque individuati i nominativi di altre persone finite sotto le grinfie dello strozzino e che dal 2018 avrebbero ricevuto, ovviamente tassi classicamente usurai, somme di denaro dall’arrestato.
Al termine dell’indagine, ferma restando la presunzione di innocenza fino a compiuto accertamento delle responsabilità, nelle mani degli inquirenti sono così stati consegnati chiari elementi probatori sui plurimi episodi di strozzinaggio commessi dall’indagato, e che lo stesso avrebbe realizzato attraverso l’impiego di risorse finanziarie ottenute da un’attività di vendita (condotta “in nero”) di prodotti dolciari.
I “finanziamenti” in questione sarebbero stati corrisposti a undici persone tra cui alcuni imprenditori, individui dei quali lo strozzino ben conosceva le difficoltà economiche ma verso cui non si è fatto scrupolo alcuno nell’applicare tassi d’interesse a tre cifre.
Condividendo l’ipotesi accusatoria, il GIP del Tribunale torinese ha pertanto ravvisato in capo all’indagato gravi indizi di colpevolezza oltre che il concreto pericolo di reiterazione dei reati contestatigli, disponendo dunque il provvedimento cautelare di cui sopra al quale si aggiunge il sequestro delle somme costituenti il profitto del reato, questo fino alla concorrenza dell’importo di 76.926 euro.
La ricerca ed il contrasto ai reati finanziari continua a rappresentare un obiettivo strategico assolutamente centrale nell’azione di servizio della Guardia di Finanza, a maggior ragione in un momento nel quale l’imprenditoria sana del Paese sta lavorando duramente per uscire dal periodo di crisi che l’ha colpita, per il cui superamento le Istituzioni dello Stato per prime sono chiamate a produrre il massimo dello sforzo.
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