Di Michele Toschi
Pavia. Una frode fiscale da 40 milioni di euro attuata con il classico sistema delle fatture false, 7 arrestati (di cui 3 in carcere) e numerosi clienti di un ufficio postale ai quali era stata rubata la propria identità.
Sono questi i numeri dell’operazione “Iron Coin” che i finanzieri del Comando Provinciale di Pavia hanno concluso stamani con l’arresto dei responsabili, tra i quali compaiono due fratelli italo-svizzeri, entrambi imprenditori nel settore della lavorazione dei metalli ferrosi nonché titolari di un’anonima società elvetica, nonché l’ex direttore di un ufficio postale di Vigevano (Pavia).
Alla scoperta dell’ennesima truffa perpetrata ai danni del Fisco italiano gli uomini della GDF pavese sono arrivati approfondendo alcune operazioni sospette per importi a sei zeri operate proprio dall’ufficio postale vigevanese. La circostanza ha così portato i militari delle fiamme gialle a scavare nei conti del direttore e dei suoi familiari, nonché a scoprire un parallelo giro di fatture per operazioni inesistenti, nonché di frequenti bonifici per importi davvero consistenti che poi finivano sui conti correnti di alcune società italiane ed estere.
Secondo quanto emerso dalle indagini, direttamente coordinate dalla Procura della Repubblica pavese, i “dominus” della maxi-frode, ovvero i due imprenditori italo-svizzeri, avevano messo in piedi un castello di società fittizie con residenza in Lombardia, Piemonte, e Friuli Venezia Giulia (ed anche in Svizzera, Slovenia e Croazia) tutte operanti – almeno sulla carta – nel settore siderurgico, ma che poi si sono rilevate essere soltanto lo strumento per dar vita ad un vorticoso di giro di fatture false attraverso le quali evadere l’IVA (che in questo caso non finiva mai nelle casse dello Stato).
Ed era a questo punto che entrava in gioco la preziosa collaborazione resa dall’ex direttore postale il quale, approfittando della disponibilità dei dati personali dei clienti dell’ufficio da lui diretto, aveva emesso decine di carte prepagate sul conto di ignare persone sulle quali far confluire il flusso di denaro proveniente dalla frode. Per la medesima vicenda sono finiti agli arresti domiciliari anche i suoi due figli nonché un’altra persona che gli inquirenti ritengono collegata alla vicenda.
Per i responsabili si profila ora un lungo processo penale nel quale dovranno rispondere a vario titolo dei reati di associazione per delinquere transnazionale, nonché di frode fiscale, peculato ed uso illecito di carte di credito.
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