Guardia di Finanza – sequestrati 25.000 capi di abbigliamento realizzati in “falsa lana”. Denunciati due imprenditori cinesi

Di Fabio Mattei

Torino. Non è la prima volta che gli uomini della Guardia di Finanza sventano grosse frodi in danno dei consumatori e che, come in questo caso, vengono realizzate attestando sulle etichette di capi d’abbigliamento filati di qualità ben più elevata rispetto a quella con cui, in realtà, sono stati fabbricati i capi stessi.

È questo il caso dell’ultima operazione condotta nel settore delle frodi in commercio dai finanzieri del Comando Provinciale di Torino, i quali sono così riusciti a togliere dai canali commerciali un vero e proprio “fiume” di falsa lana.

L’attività ha preso avvio dall’osservazione di alcuni capi di abbigliamento (asseritamente realizzati in pura lana), che facevano bella mostra nelle vetrine di un negozio del capoluogo piemontese ad un prezzo oltremodo conveniente; troppo anche per essere in periodo di saldi.

Sugli stessi capi, peraltro distribuiti da alcuni grossisti di Lacchiarella (MI), è stato così deciso di effettuare alcuni riscontri di natura tecnica eseguiti da un laboratorio chimico specializzato proprio in questo tipo di analisi che, difatti, hanno subito confermato gli iniziali sospetti dei finanzieri: sui capi esaminati non c’era alcuna traccia di lana, bensì soltanto fibre di molto più economica poliestere e poliammide.

La scoperta della contraffazione

Le susseguenti indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno così condotto i finanzieri sino a Prato, città nella quale hanno individuato gli importatori dei prodotti d’abbigliamento incriminati e dove i militari hanno perquisito vari opifici e depositi in cui erano stati occultati maglioni, sciarpe e cappelli (tutti realizzati in “lana fake”).

Di grande entità è stato il quantitativo di prodotti scovati dai finanzieri, 25.000 capi, ovvero il contenuto di 4 container, ai quali si è aggiunta la scoperta di 200.000 etichette e packaging vari già pronti per essere immessi sul mercato.

Unitamente alla merce irregolare, sono altresì finiti sotto sequestro macchine per cucire, etichettatrici, imbustatrici, stiratrici nonché tutti gli altri macchinari utilizzati nella circostanza, mentre due imprenditori, entrambi di origine cinese, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per reati contro l’industria ed il commercio.

Da rilevare come gli stessi finanzieri operanti, nell’ambito delle medesime attività di accertamento e perquisizione, stiano ora procedendo ai dovuti accertamenti su decine di migliaia di pashmine in seta il cui tessuto, importato dalla Cina, senza subire radicali trasformazioni che non fosse quella limitata a una semplice stampa colorata, era stato però confezionato con tanto di etichette riportanti la dicitura “Made in Italy”.

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