Guerra del Vietnam: così operava l’unità USA top secret MACV-SOG

Di Paola Ducci*

WASHINGTON D.C. Durante il conflitto in Vietnam fu creata negli USA un’unità top-secret per condurre alcune delle missioni più pericolose in una guerra che  stava raggiungendo il suo culmine.

Era composta dai migliori operatori, scelti tra le varie branche dell’esercito americano, con il compito di condurre operazioni segrete dietro le linee nemiche. Questa unità era nota come MACV-SOG , acronimo  di Military Assistance Command Vietnam – Studies and Observations Group.

Una squadra Macv-Sog

Dalle missioni di ricognizione segrete al salvataggio di ostaggi e ai tentativi di assassinio, gli operatori del MACV-SOG erano spesso collocati in posizioni  dove il nemico li superava in numero di oltre 1.000 a 1.

Questa unità militare d’élite era così segreta che la sua esistenza fu negata dallo stesso Governo degli Stati Uniti per  decenni dopo la fine delle ostilità.

La creazione di questa unità aveva avuto un senso preciso in seguito agli eventi accaduti negli anni ‘50 in Indocina e all’impegno americano in quel teatro di guerra.

Qui infatti, dopo la sconfitta francese, erano nati  due Stati indipendenti: il Vietnam del Nord, nel quale fu instaurato un regime comunista, e il Vietnam del Sud, governato da una dittatura legata all’Occidente.

Nel Sud si sviluppò un movimento guerrigliero che lottava per riunificare il Paese e gli Stati Uniti, intimoriti dalla possibile espansione del comunismo, decisero di intervenire.

L’Amministrazione americana, che già nel 1955 aveva iniziato a inviare consiglieri militari per sostenere il Governo di Saigon, durante la Presidenza di John Kennedy (1961-1963) aumentò significativamente il loro numero – da 685 a 16 mila unità.

Ciò nonostante la guerriglia, appoggiata dal Vietnam del Nord, non si arrestava e perciò il successore di Kennedy, Lyndon Johnson, decise di fare intervenire direttamente le forze armate statunitensi.

Alcune armi utilizzate dalle squadre Macv-Sog

Queste erano spesso impegnate per conquistare  punti d’appoggio contro i Viet Cong e l’Esercito nordvietnamita in un ambiente naturale, cioè il fitto terreno della giungla, particolarmente ostile e che invece il nemico usava a proprio vantaggio utilizzando inoltre puntuali tattiche di guerriglia.

Le Forze Armate statunitensi contrastavano  i Viet Cong e l’Esercito nord vietnamita  conducendo invece  tattiche convenzionali unitamente a operazioni in profondità dietro le linee nemiche, utilizzando piccole squadre di agenti altamente addestrati.

Queste operazioni furono inizialmente condotte da diverse unità di operazioni speciali, come i Berretti Verdi e i Navy SEAL, ma ben presto fu chiaro che era necessario uno sforzo più coordinato.

Il 24 gennaio 1964 si formò una squadra d’élite composta dal meglio del meglio delle operazioni speciali dell’Esercito americano.

Si trattava di Navy SEAL, Berretti Verdi, Ranger dell’Esercito, Marine Force Recon e persino agenti della CIA, che lavoravano in tandem.

Questa unità d’élite e classificata sarebbe stata conosciuta come MACV-SOG.

Operatore MACV-SOG con la mitragliatrice leggera sovietica RPD

La missione del MACV-SOG era quella di “eseguire un programma intensificato di disturbo, pressione politica, cattura di prigionieri, distruzione fisica, acquisizione di informazioni, generazione di propaganda e diversione di risorse contro la Repubblica Democratica del Vietnam”.

Gli operatori del MACV-SOG sarebbero andati dove le truppe convenzionali non avrebbero dovuto essere, anche se i vertici dell’esercito avevano dichiarato pubblicamente che nessun americano avrebbe combattuto al di fuori del Vietnam del Sud.

Il principale campo di battaglia del MACV-SOG era il famigerato sentiero di Ho Chi Minh che dal Vietnam del Nord si snodava attraverso il Laos e la Cambogia fino al Vietnam del Sud, rifornendo l’insurrezione.

Soldati americani e sud vietnamiti

Con il progressivo aumento del coinvolgimento degli Stati Uniti in Vietnam con truppe convenzionali, aumentò anche la guerra segreta. Di conseguenza il MACV-SOG crebbe in dimensioni e portata nel corso degli anni. Le sue missioni si sono evolute nel tempo e includevano la ricognizione strategica, l’azione diretta, il sabotaggio, il recupero del personale, le operazioni psicologiche, il controspionaggio e la valutazione dei danni dei bombardamenti.

Con il tempo e lo sviluppo l’unità è cresciuta e si è divisa in tre comandi geografici subordinati: Comando e Controllo Nord, Centrale e Sud. Ognuno di questi siti operava in modo indipendente ed era organizzato in base alla propria situazione tattica. Avevano le dimensioni di un moderno battaglione delle Forze Speciali e disponevano di forze di ricognizione, di reazione e di sicurezza ben equipaggiato, composte da americani e da personale reclutato localmente o da altre nazioni.

Armi silenziate utilizzate dai team Macv-Sog

È importante notare che il MACV-SOG ha essenzialmente tracciato la strada per le attuali task force congiunte per le operazioni speciali. Otto anni dopo la sua disattivazione il Pentagono dovette creare un’organizzazione simile, la Delta Force.

Il Colonnello Charles Beckwith, fondatore della stessa, aveva precedentemente prestato servizio nel MACV-SOG e  questo suo curriculum gli permise di costituire un comando militare sullo stesso modello.

Proprio come il MACV-SOG, la Delta Force riunì i migliori operatori di tutto l’Esercito americano in un’unità d’élite, ma questa volta si trattava di combattere il terrorismo e non un nemico come i Viet Cong.

L’eredità del MACV-SOG vive ad oggi in molte unità di operazioni speciali che sono state influenzate dalle sue tattiche e dai suoi metodi.

Le missioni audaci e pericolose dell’unità hanno contribuito a plasmare il modo in cui le forze per le operazioni speciali vengono utilizzate nella guerra moderna.

*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore