Guerra e Pace: il libro del Generale di Divisione (ris) Giuseppe Santomartino analizza i conflitti dalla Bibbia al Jihadismo

Roma. Sul conflitto in corso tra la Russia e l’Ucraina si è ormai consolidata una vasta produzione di autorevoli analisi, saggi ed articoli che sono per lo più  concentrati sulla cronaca conflittuale, sulle “Current Operations” e tutt’al più estese alle presumibili cause vicine degli scontri militari.

Il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov

Sta in altri termini prevalendo, comprensibilmente, l’ attenzione sul profilo “evenemenziale” del conflitto.

Ma dopo più di un mese emerge forse anche l’ esigenza di staccare per un momento l’ attenzione dall’evenemenziale per andare verso una prospettiva  epistemologica di più ampio respiro che possa in qualche modo contribuire anche, se non a capire, almeno a “leggere” la complessità della geopolitica di questo XXI secolo di cui in Ucraina rappresenta infatti la più drammatica, recente e, purtroppo, geograficamente vicina  manifestazione.

Complessità geopolitica che, non dimentichiamo, ha dovuto recepire la pandemia Covid  insieme ad  aver visto anche il drammatico esito della vicenda afghana, il fenomeno del Jihadismo ed i numerosi  “Endless Conflicts” contemporanei.

Per avere le idee più chiare va letto il libro di Giuseppe Santomartino, Generale Divisione (Ris) – dottore in Scienze Politiche ad indirizzo islamico presso l’IUO di Napoli e già addetto per la Difesa in Giordania ed Iraq.

La copertina del libro di Giuseppe Santomartino

Il volume dal titolo  “Storia del pensiero sulla guerra e la pace dalla Bibbia al Jihadismo. La complessità geopolitica del XXI secolo” , (Panda Edizioni) offre numerosi spunti di riflessione sugli scenari conflittuologici e, indirettamente, irenologici ( relativi alla “Pace”) che vanno consolidandosi in questo secolo.

GUERRA E PACE

La guerra e la pace costituiscono temi centrali in tutta la Bibbia sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, seppure, come vedremo, con prospettive talvolta diverse.

Basti rileggersi Sun Tzu ( V sec. a.C) .

Sun Tzu

Un pensiero di estrema attualità specie in riferimento alle strategie cinesi.

Egli affermava, infatti, che la guerra deve essere sempre l’ultima risorsa, e che il nemico può essere sconfitto anche senza arrivare al conflitto armato.

Tutta la guerra è basata sull’inganno”: anche qui troviamo un principio ancora attualissimo se pensiamo alle moderne forme di lotta di Information Warfare, Hydrid Warfare, 5th Generation Warfare.

Tutte basate, seppure con diverse modalità e intensità, anche su tecniche di inganno allo stesso uso delle fake news, oggi tanto diffuse anche nel conflitto in Ucraina.

Thomas Hobbes (XVII sec.) nel Leviatano, fra l’altro, introduce  il famoso concetto del “Bellum omnium contra omnes”.

homas Hobbes (XVII sec.) autore del “Leviatano”

Immanuel Kant (XVIII sec.) nell’opera “ Per una pace perpetua” tratta in particolare un tema centrale  in tutta la storia politica: la discordanza e l’accordo tra la morale e la politica nella prospettiva della pace perpetua.

Immanuel Kant autore dell’opera “ Per una pace perpetua”

Scrive Kant: “La pace perpetua che segue a quelli che sinora sono stati falsamente chiamati trattati di pace (tregue, propriamente), non è un’idea vuota, ma un compito che, assolto a poco a poco, si avvicina costantemente… alla sua meta”.

Per Karl von Clausewitz il primo elemento di rilievo è la definizione di guerra.

La copertina del libro di Karl von Clausewitz

Con tale definizione viene sancito in maniera chiara che essa non è attività indipendente e separata dalla politica ma uno “strumento politico” e che quindi la guerra rientra nella più generale categoria della politica.

Viene così confermata l’estrema attualità dell’epistemologia clausewitziana,.

In genere la parte meno trattata e conosciuta dell’opera che per molti aspetti  presenta la maggiore attualità  pur in scenari dottrinali e conflittuali caratterizzati da paradigmi diversi dal passato e in continua evoluzione.

Molti dei principali problemi della conflittuologia e della Grand Strategy  contemporanea derivano proprio dalla errata o distorta valutazione, sul piano epistemologico (e non tecnico-militare), del reale tenore dei cambiamenti di tali paradigmi nella loro valenza politica.

Papa Giovanni XXIII con la sua Enciclica “ Pacem in terris” definisce l’uso della forza militare  quale “alienum est a ratione” (contrario a ogni ragione).

Papa Giovanni XXIII in una foto storica durante il servizio militare

Con tale passaggio appare dunque definitivamente abbandonata la teoria della “guerra giusta”  (che aveva di fatto dominato le relazioni internazionali da secoli) e ogni valutazione utile a supportare con la morale religiosa i conflitti armati (la cosiddetta teologia del male minore).

S. Bernini nel suo testo “Filosofia della guerra, un approccio epistemologico” afferma:  “Se l’ufficializzazione della filosofia della guerra è ancora di là da venire, con l’epistemologia della guerra siamo alla latitanza più assoluta;  al di là del Libro Secondo di Della guerra di Clausewitz – peraltro  il meno conosciuto di tutto il trattato – chiunque voglia occuparsi di epistemologia  della guerra deve lavorare in proprio” Dal momento che non esiste un corpus definito di opere sulla filosofia della guerra. Per quanto riguarda l’epistemologia della guerra, questa è tutta da costruire. Clausewitz ha lanciato il sasso nello stagno, ma la sua voce, almeno in questo settore, è rimasta inascoltata.”

Bouthoul afferma che “la creazione di una scienza delle guerre (riferendosi alla polemologia) è oggi il problema numero uno”.

Dall’epoca di tale scritto, nel 1951, non sembra siano stati fatti molti progressi diversamente da quanto accaduto per discipline correlate quali geopolitica, strategia, tattica e, in generale, l’arte militare.

Bouthoul perviene a tale valutazione partendo dalla considerazione che la guerra costituisce “il fenomeno capitale” che più di ogni altro determina il passaggio fra le varie fasi storiche.

Per lui la guerra costituisce il “capitolo più importante della sociologia dinamica”.

Sembra, inoltre, da condividere la sua valutazione secondo la quale “Ssnza la creazione di una polemologia tutte le altre scienze corrono il rischio di diventare assolutamente inutili

SCENARI DEL XXI SECOLO

The Utility of Force: The Art of War in the Modern World” pubblicato nel 2005 dal Generale inglese Sir Rupert Smith, esamina  i profondi mutamenti dei paradigmi fondamentali del fenomeno ‘guerra’ sopravvenuti negli ultimi decenni.”

Altre caratteristiche che vanno consolidandosi in questo secolo dal punto di vista conflittuologico:

    • negli ultimi 13 anni si è registrato un progressivo peggioramento del Global Peace Index (GPI) e dei relativi indicatori analitici ,con aumento dell’88% nel numero globale dei conflitti censiti fra il 2010 e il 2021
    • i Paesi che fino al 2009 presentavano i maggiori Positive Peace Deficit (PPD) tra il 2009 e il 2019  hanno poi evidenziato deterioramenti nel proprio GPI (ciò evidenzia l’importanza dell’analisi dell’indicatore PPD in chiave predittiva)
    • avvio di conflitti senza seguire alcuna norma o prassi dello ‘ius ad bellum’ (ad esempio l’assenza di dichiarazione di guerra; attacchi dichiarati di guerra preventiva; assenza di veri trattati di pace)
    • durata indefinita dei conflitti (da almeno 30 anni la quasi totalità una volta iniziata non si conclude se non per qualche forma di tregua o di stasi operativa più o meno precaria. Il fenomeno è generalmente definito come Endless conflicts’.
    • In alcuni casi si registrano conflitti che durano ormai da decenni
    • perdita di reale significato sotto vari profili (giuridico-internazionale,  politico, militare) del concetto di vincere una guerra’”,

SCENARI GEOPOLITICI

Una delle principali caratteristiche degli scenari geopolitici, e in particolare conflittuali, di questo inizio secolo è la decisa crescita della presenza e delle attività dei Non-State Actors e conseguente erosione del monopolio dell’uso della forza da parte degli Stati-Nazione.

M. Marconi valuta che quello dei Non-Stati sia il “fenomeno che sempre più si afferma come la vera novità politica del XXI secolo”.

Lo UK Global Strategic Trends  fornisce le seguenti principali prospettive al 2050:

  • progressivo spostamento del “global economic centre of gravity” dall’Occidente verso il sub continente Indopacifico,  con  enorme crescita del peso economico della Cina con un GDP pari a circa il 20% del GDP mondiale e probabile superamento del GDP USA
  • i Paesi E-7 (ovvero le 7 maggiori economie emergenti fra cui Cina, India, Russia e Brasile) potrebbero avere una crescita della loro quota nell’economia mondiale  dall’attuale 35% al 50%, mentre la UE (senza Gran Bretagna) diminuirebbe il proprio  share  al 10%, cioè inferiore a quello dell’India.

G.B. Biancucci nella sua recentissima opera “Trattato di irenologia. La filosofia della pace tra teoria e prassi” fornisce un quadro preliminare alquanto pessimistico dell’irenologia ( cienza della pace, cosa diversa dal pacifismo): “Quel ramo della filosofia – ancora inesistente – una scienza che non c’è la cui fondazione avrebbe dovuto essere stata presa in considerazione sin dagli albori dell’umanità”.

L’irenologia in termini diversi potrebbe anche essere chiamata quale “Scienza della pace”.

Il docente californiano Alfonso Montuori propone di abbandonare le certezze ereditate dall’illuminismo per andare verso una consapevolezza di “ignorance-based worldview”.

Ci ricorda, inoltre, che le scienze della complessità enfatizzano la “inescapable uncertainty and  unpredictability of our world.” .

È quindi evidente come le categorie di “uncertainty” e “unpredictability” siano perfettamente riferibili alla complessità geopolitica di questo inizio del XXI secolo così come confermato proprio dal conflitto in Ucraina e dal Covid-19.

Si conferma, inoltre, nel quadro delineato, un fenomeno non certo nuovo nella storia: le realtà delle crisi e dei conflitti anticipano le evoluzioni strategiche e dottrinali costringendo i pensatoi e i teorici politico -strategici e militari a rincorrere, spesso con affanno,  i nuovi paradigmi di crisi e conflittualità.

Ma a tale constatazione va poi aggiunta oggi la consapevolezza di un preoccupante sbilanciamento fra  complessità degli scenari geopolitici e capacità del quadro epistemologico-dottrinale ( militare e geopolitico) di confrontarsi con tale complessità.

L’assenza nel patrimonio della Comunità internazionale di una vera epistemologia delle crisi/guerra/conflitti e della pace, epistemologia che, come viene più volte ribadito nel libro di Santomartino più che definirsi  inadeguata, semplicemente al momento non esiste!

Tali criticità interagiscono significativamente e per certi aspetti si autoalimentano e hanno raggiunto un livello di drammaticità di cui forse la Comunità internazionale ancora non ha piena consapevolezza.

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