Guerra Fredda: infiltrazioni Oltrecortina, una breve storia delle Operazioni segrete

Di Giuseppe Gagliano

ROMA. Durante la Guerra Fredda, le potenze occidentali svilupparono una serie di Operazioni segrete per infiltrarsi nei territori controllati dall’Unione Sovietica e dai suoi alleati.

Queste missioni avevano l’obiettivo di raccogliere informazioni strategiche, supportare movimenti di resistenza e destabilizzare i regimi comunisti dall’interno.

Tuttavia, le difficoltà logistiche, l’efficacia del controspionaggio sovietico e i tradimenti interni resero molte di queste operazioni estremamente rischiose e, in alcuni casi, fallimentari.

Contesto storico e strategico

Alla fine della Seconda Guerra mondiale, l’Europa si ritrovò divisa tra il blocco occidentale, guidato dagli Stati Uniti, e il blocco orientale, sotto l’influenza sovietica.

Questa contrapposizione diede vita alla Guerra Fredda, un conflitto ideologico e militare combattuto prevalentemente attraverso operazioni segrete, propaganda e guerra psicologica.

Tra le strategie adottate dall’Occidente, le infiltrazioni nei territori dell’Europa orientale divennero un elemento cruciale per contrastare l’espansione dell’URSS.

Le principali agenzie coinvolte furono la CIA (Central Intelligence Agency) statunitense e il MI6 britannico, che svilupparono programmi di addestramento e finanziamento per gruppi di dissidenti, esuli e combattenti anticomunisti.

Le principali agenzie coinvolte furono la CIA (Central Intelligence Agency) statunitense e il MI6 britannico

 

Le principali operazioni di infiltrazione

Le missioni occidentali prevedevano l’invio di agenti segreti, ex militari e membri di gruppi di resistenza nelle nazioni controllate dall’URSS, tra cui Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria e Stati baltici.

Questi operatori venivano spesso paracadutati o introdotti clandestinamente via terra o mare, con l’obiettivo di creare reti di spionaggio e sabotaggio.

Progetto Valuable e le infiltrazioni in Albania

Una delle operazioni più ambiziose fu il Progetto Valuable, lanciato tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 dalla CIA e dal MI6.

Questo piano prevedeva l’infiltrazione di gruppi di guerriglieri anticomunisti in Albania, con il sostegno logistico di basi situate in Grecia e Italia.

L’agente doppio britannico Kim Philby

 

Tuttavia, l’intera operazione fu compromessa dall’azione dell’agente doppio britannico Kim Philby, che rivelò i dettagli al KGB, consentendo ai servizi segreti albanesi di intercettare e neutralizzare gli infiltrati.

Le infiltrazioni nei Paesi Baltici

Anche nei Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), gli Stati Uniti e il Regno Unito cercarono di sostenere la resistenza locale contro l’occupazione sovietica.

Attraverso Operazioni segrete, gruppi di agenti vennero lanciati dietro le linee nemiche per stabilire contatti con i movimenti partigiani, noti come i Fratelli della Foresta.

Un’immagine dei Fratelli della Foresta 

 

Tuttavia, il KGB riuscì a infiltrare queste reti, provocando la cattura e l’eliminazione di numerosi combattenti.

Missioni in Polonia e Cecoslovacchia

In Polonia e Cecoslovacchia, la CIA tentò di sviluppare cellule di resistenza armata e reti di informatori.

Molte di queste Operazioni furono compromesse dalle eccellenti capacità di controspionaggio dei servizi segreti sovietici e locali, come lo StB cecoslovacco e la SB polacca.

Gli agenti occidentali vennero spesso catturati e costretti a rilasciare informazioni sotto tortura o mediante inganni psicologici.

Le ragioni dei fallimenti

Diversi fattori contribuirono al fallimento di molte infiltrazioni occidentali nei territori controllati dall’URSS:

1. Efficienza del controspionaggio sovietico:  Il KGB e i Servizi segreti dei Paesi del Patto di Varsavia riuscirono a intercettare e smantellare numerose operazioni grazie all’uso di informatori e agenti doppi

2. Difficoltà logistiche:  Le infiltrazioni via terra e via aria erano pericolose e spesso venivano rilevate prima ancora che gli agenti potessero operare efficacemente

3. Tradimenti interni:  Spie all’interno della CIA e del MI6, come Kim Philby resero noto ai sovietici gran parte dei piani occidentali, portando all’arresto e all’eliminazione di molti operatori.

4. Mancanza di supporto locale:  In alcuni casi, le popolazioni non erano disposte a collaborare con gli infiltrati per paura delle ritorsioni sovietiche, rendendo inefficaci i tentativi di organizzare resistenze interne.

 

Conclusioni

Le Operazioni di infiltrazione Oltrecortina furono un elemento chiave della strategia occidentale nella Guerra Fredda, ma si rivelarono in gran parte inefficaci a causa della superiorità del controspionaggio sovietico e delle difficoltà operative.

Nonostante alcuni successi limitati, la maggior parte di queste missioni portò a perdite significative e contribuì a rafforzare la repressione sovietica nei territori controllati.

Questi eventi evidenziano la complessità della guerra segreta tra le due superpotenze e il ruolo cruciale dell’intelligence nel definire gli equilibri geopolitici del XX secolo.

 

BIBLIOGRAFIA

Andrew, Christopher. The Sword and the Shield: The Mitrokhin Archive and the Secret History of the KGB. Basic Books, 1999.

Dorril, Stephen. MI6: Inside the Covert World of Her Majesty’s Secret Intelligence Service. Simon & Schuster, 2000.

Macintyre, Ben. A Spy Among Friends: Kim Philby and the Great Betrayal. Crown, 2014.

West, Nigel. Cold War Counterfeit Spies: Tales of Espionage. Frontline Books, 2016.

CIA Archives. Declassified Documents on Cold War Covert Operations, National Archives, Washington D.C.

 

FOTO DI COPERTINA.: IL CHECK POINT CHARLIE NEL 1961 (U.S. Army. Photo Credit: USAMHI)

 

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