Guerra in Ucraina: 6000 missili britannici alle forze di Kiev. Sul tavolo anche la possibile fornitura di un sistema S 300 da parte della Slovacchia

Di Fabrizio Scarinci

Londra. Nel corso della giornata di ieri il governo britannico ha reso nota la sua intenzione di fornire a Kiev un nuovo pacchetto di aiuti consistente in circa 6.000 sistemi missilistici difensivi “ad alto esplosivo” e 25 milioni di sterline finalizzati al pagamento dei suoi soldati, a cui verranno aggiunti anche altri 4.1 milioni destinati a supportare il lavoro sul campo del BBC World Service, che risulterebbe particolarmente attivo (anche attraverso servizi in lingua russa e ucraina) nel controbilanciare l’opera di propaganda che il Cremlino starebbe portando avanti con riferimento alle sue azioni militari.

Secondo quanto si è avuto modo di apprendere, il premier Boris Johnson dovrebbe annunciare tale decisione ai suoi omologhi della NATO e del G7 durante i vertici in programma a Bruxelles nella giornata di oggi.

Il premier britannico Boris Johnson

Una volta portato a termine il piano in questione, la sola Gran Bretagna avrà fornito all’Ucraina circa 10.000 missili, che andranno ad aggiungersi alle altre migliaia di sistemi che Kiev ha ricevuto (e continua a ricevere) da diversi altri Paesi, tra cui Stati Uniti, Francia, Germania e Italia.

Durante questo primo mese di guerra, il fatto che l’Esercito ucraino abbia avuto a disposizione gli insidiosissimi missili Stinger in funzione antiaerea e grandi quantitativi di missili Javelin e lanciarazzi Panzerfaust 3 in funzione anti-carro ha certamente costituito un problema di non poco conto per la forza d’invasione russa, che proprio a causa di queste armi avrebbe perso un gran numero di uomini e mezzi.

Militari dell’esercito statunitense utilizzano un missile anti-carro Javelin durante un’esercitazione

Oltre ai sistemi appena elencati, i vertici ucraini avrebbero anche chiesto alla NATO di poter ottenere armamenti superficie-aria di tipo più complesso, che andrebbero a rinforzare le difese antiaeree di Kiev e rappresenterebbero un parziale rimedio alla mancata creazione di una no-fly zone nei cieli del Paese.

Al fine di rispondere a tale richiesta, nei giorni scorsi si sarebbe iniziato ad esplorare la possibilità di dotare l’apparato militare ucraino di alcuni sistemi terrestri mobili S 300 simili a quelli utilizzati dalle sue forze aeree, che, in seno all’Alleanza Atlantica (sebbene in versioni molto differenti rispetto a quelle operate da Kiev) risulterebbero in dotazione a Slovacchia, Grecia e Bulgaria.

Tra questi, proprio la vicina Slovacchia si sarebbe subito resa disponibile ad inviare oltre confine l’unica batteria di questi missili in suo possesso, e il fatto che tedeschi e olandesi si starebbero accingendo rischierare sul suo territorio 3 batterie di Patriot (anche con l’eventuale scopo di sostituirla) potrebbe effettivamente indicare la reale intenzione di fornire a Kiev il sistema in questione.

Lanciatori S 300 PMU in dotazione all’aeronautica slovacca

Del resto, anche al netto delle sue numerose criticità (e dei non trascurabili pericoli che rischierebbe di comportare), tale operazione potrebbe in effetti risultare molto più fattibile e, per molti versi, anche più efficace (pur parlandosi, in fondo, di una sola batteria) rispetto alla strampalata ipotesi avanzata qualche settimana fa di cedere all’aeronautica di Kiev i 23 MiG 29 attualmente in uso nelle forze aeree polacche, che, oltre ad essere molto più complessi da gestire sul piano logistico, avrebbero anche dovuto dipendere da aeroporti relativamente facili da distruggere o anche solo da danneggiare.

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