Guerra Israele-Hamas: il fattore economico potrebbe frenare la presa di Gaza. Quanto lo Stato ebraico può sostenere la mobilitazione? Un’analisi sul terreno della situazione militare

GAZA (STRISCIA DI GAZA) – nostro servizio particolare. Continua la massiccia risposta militare dell’IDF (Israel Defence Forces) su Gaza, dopo l’attacco terroristico di Hamas, sabato scorso.

Un’immagine dell’attacco su Gaza di oggi

Questa notte, stata lanciata un’ondata di attacchi con l’obiettivo di continuare a danneggiare il Commando di Hamas, noto come “Nachba”.

Sono state colpite le sedi operative utilizzate dagli agenti infiltrati negli insediamenti israeliani.

La “Nachba” è composta da terroristi selezionati da alti funzionari di Hamas la cui missione è effettuare operazioni terroristiche quali imboscate, raid, operazioni di sabotaggio, lancio di razzi e anticarro, cecchini, mimetizzazione e penetrazione di tunnel.

La bandiera dell’ISIS ritriovata nel Kibbutz Sufà dai soldati della pattuglia Nahal (Fanteria)

Questa forza è stata una di quelle che ha guidato, sabato scorso, i miliziani che sono entrati in Israele per compiere atti terroristici, omicidi, sequestri di civili e distruggere le loro proprietà.

Aerei dell’IDF hanno anche eliminato Muhammad Abu Shamla, un alto agente della formazione navale di Hamas nella Brigata Rafah. La sua casa veniva utilizzata anche per immagazzinare armi navali destinate a condurre operazioni terroristiche contro lo Stato ebraico.

A Tel Aviv, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato, questa mattina. il Segretario di Stato americano Anthony Blinken, Blinken ha dato la disponibilità di Washington per ogni eventuale intervento.

 

Il capo del Governo israeliano, Netanyahu

UNA BREVE ANALISI DELLA SITUAZIONE SUL TERRENO

A quanto si riesce a capire, in queste concitate giornate dell’offensiva israeliana, contro i terroristi di Hamas la situazione sul terreno. malgrado ci siano combattimenti pressochè ininterrotti, resta alquanto confusa.

Dal Quartier Generale dell’IDF, a quanto si può intuire, stanno ancora analizzando punto per punto gli aspetti tattici per arrivare, come è stato detto dallo stesso capo del Governo, a ad intervenire militarmente a Gaza.

Nello scorso articolo )https://www.reportdifesa.it/guerra-israele-hamas-lidf-uccide-due-alti-esponenti-dellorganizzazione-terroristica-tra-cui-il-l-responsabile-delleconomia/) abbiamo descritto la situazione al momento.

Oggi, è evidente che Hamas ha condotto un attacco complesso, coordinato e potente contro lo Stato di Israele, con l’appoggio ed il sostegno di attori esterni, quali come si pensa a Iran e al Qatar. E da Teheran arriva ancora all’appello ad unire il mondo islamico contro Israele.

Il ministro degli Esteri Hossein Amir Abdollahian era atteso a Damasco per dei colloqui. Ma aerei israeliani hanno bombardato sia l’aeroporto della capitale siriana sia quello di Aleppo e quindi, a quanto si è appreso, il ministro è stato costretto a tornare indietro.

L’ATTACCO DI SABATO SCORSO

L’attacco terroristico non è stato limitato alla giornata di sabato.

Moltissimi miliziani di Hamas continuano a combattere in Israele lungo tutta la Striscia di Gaza impiegando tecniche tipiche della guerriglia con imboscate a civili e unità militari e di Polizia quando sono isolati e vulnerabili.

Ci domandiamo: si tratta di soli combattenti palestinesi infiltratisi sabato scorso o anche di cellule dormienti di palestinesi arabo isdraeliani?

Nel primo caso si può ipotizzare che Thasal (Tzva HaHagana LeYisra’el, IDF in inglese) possa riuscire a eliminarle tutte entro la fine della settimana.

In questo modo garantirebbe sicurezza alle retrovie per l’offensiva di terra nei territori di Gaza che potrebbe prendere il via proprio a 7 giorni dall’attacco di sabato.

A Nord della Striscia di Gaza colpite le Torri del Mukhabarat (Intelligence di Hamas)

Nel secondo caso , invece, ci si deve aspettare che il grosso delle azioni terroristiche avvenga. L’obiettivo potrebbe essere il dispositivo logistico israeliano impegnato a supportare l’operazione di terra.

Quindi le Forze di sicurezza delle IDF saranno costrette ad impegnare un notevole numero di truppe per garantirsi le proprie retrovie sul proprio territorio.

E’ una novità assoluta in 70 anni di guerre arabo-israeliane!

Come preannunciato sempre nell’articolo di lunedì scorso e confermato dalle operazioni in corso Hamas nei Territori ha organizzato una difesa robusta .

Nonostante i massicci attacchi aerei e di artiglieria del nemico sionista è ancora in grado di attaccare le città israeliane.

Questa incapacità israeliana di mettere a tacere le fonti di fuoco di Hamas dipende da molteplici fattori, ma rende ineludibile l’operazione di terra dello Stato ebraico se esso non vuole continuare a vivere sotto la minaccia costante ed il ricatto di Hamas.

I TRE FATTORI CHE CREANO DIFFICOLTA’ DI ISRAELE AD ANNULLARE LA MINACCIA DEI RAZZI

Su questo tema, visto il loro uso massiccio, cerchiamo di dare una spiegazione tecnico-tattica.

Sono dislocati in rampe nascoste nei rifugi sotterranei. Vengono tirati fuori soli pochi minuti prima di essere lanciati creando seri problemi al potente strumento di targeting israeliano .

Probabilmente le rampe sono comandate a distanza via cavo limitando  così le perdite di Hamas alla reazione del fuoco delle artiglierie e degli aerei nemici che distruggono solo quelle ormai vuote.

A questo di aggiunge l’impossibilità di usare la guerra elettronica in modo efficace perché il sistema di Comando e Controllo di Hamas si avvale di una fitta rete di comunicazioni via cavo che collega i vari Posti Comandi e le unità di fuoco.

Oppure, è ipotizzabile, che l’organizzazione terroristica usi per i collegamenti le staffette.

Un altro elemento di disturbo alle operazioni di contro fuoco israeliane è la presenza della popolazione civile palestinese.

E’ stato dimostrato che Hamas schiera le sue postazioni in mezzo alla propria popolazione sapendo che la controparte ha problemi morali ma soprattutto legali a distruggere in modo premeditato obiettivi civili.

In ogni caso per Hamas ogni danno collaterale attribuibile al nemico è una vittoria per rompere il fronte dell’opinione pubblica mondiale sull’appoggio allo Stato ebraico.

Hamas ha messo su una campagna Infops che mira a far passare per i cattivi gli Ebrei o comunque a far passare il messaggio di non essere più crudeli dei nemici sionisti, anche se questo vuol dire sacrificare migliaia di palestinesi innocenti.

Ma ai capi del terrorismo di Hamas, al di là del potere forse non è mai interessato molto del destino dei loro stessi conterranei.

Terzo elemento di ostacolo alla azione delle IDF è la presenza di ostaggi.

Nella logica israeliana ogni vita di un Ebreo ha valore, quindi i soldati hanno difficoltà a condurre operazioni con un alto rischio di morte per i propri connazionali , anche se sono consapevoli che i loro concittadini se continuano le ostilità sono spacciati.

COME PUO’ INTERVENIRE ISRAELE?

La preparazione del terreno con il supporto del fuoco aereo e dell’artiglieria a premessa delle operazioni terrestri è una manovra molto complessa e richiede modalità d’azione che abbrevino la catena del targeting e là disponibilità di munizionamento che distrugga le entrate dei bunker, intrappolando all’interno i terroristi di Hamas.

La situazione sul terreno per gli israeliani potrebbe risultare complicata dalla possibile apertura su larga scala del Fronte Nord dove gli Hetzbollah filo iraniani hanno già cominciato attacchi di disturbo con il lancio di razzi, a cui Israele risponde con colpi di artiglieria, attacchi aerei e di elicotteri.

Intanto, l’IDF sta lanciando in continuazione volantini ai residenti di Gaza nei quali si chiede agli abitanti di evacuare. E si legge che chiunque si trovi vicino ai terroristi di Hamas mette a rischio la propria vita. Ma i solòdati israeliani non desiderano fare del male.

I VARI FRONTI

Il Fronte Nord dello Stato ebraico (ovvero Sud per il Libano) per le sue caratteristiche morfologiche si presta alla difesa da parte delle IDF .

Possiamo escludere penetrazioni massicce nel territorio ebraico. Però l’azione militare di Hezbollah terrà comunque impegnate un’aliquota di soldati che non saranno disponibili per l’offensiva a Gazza.

Le azioni di disturbo di Hezbollah se coordinate con l’azione a Gaza dimostrano in modo inequivocabile il coinvolgimento dell’Iran nel predisposizione dell’attacco strategico ad Israele.

Il Fronte Nord è anche complicato dalla presenza del contingente UNIFIL dell’ONU che costituisce comunque un ostacolo per un più libero impiego delle artiglierie e dell’aviazione per Israele che non può permettersi di colpire contingenti di Paesi amici o quello di potenze come la Cina, pena la perdita del consesso internazionale.

Pattugliamento appiedato sulla Blue Line

Il Fronte Mare è l’unico Fronte che non dovrebbe costituire un grosso problema per le IDF .

La loro Marina è , infatti, in grado di interdire l’accesso al mare alla Striscia di Gaza, fornire supporto di fuoco alle Forze terrestri far sbarcare gruppi di incursori per attaccare alle spalle le postazioni di Hamas.

Invece la Marina non dispone di capacità anfibie per condurre operazioni su larga scala. Per questo sarebbe necessario condurle per disarticolare meglio il dispositivo difensivo di Hamas da una direttrice d’attacco sicuramente non prevista.

Ultima incognita è la West Bank.

Qui, al momento, non si sono registrati attacchi da quella direzione. Ma è fondamentale per Israele potenziare le capacità dell’Autorita nazionale palestinese (ANP) per garantire il mantenimento dell’ordine nei Territori palestinesi mentre si svolge l’azione terrestre a Gaza.

Questa, sul piano strategico è in opzione che potrebbe risultare vincente arrivando alla distruzione di Hamas ed alla costituzione di un vero Stato palestinese moderato in cambio della pace permanente tra i due popoli.

Ma dal punto di vista operativo gli israeliani dovranno comunque lasciare a presidio dei confini orientali una consistente aliquota di soldati per non essere sorpresi da attacchi alle spalle, mentre conducono l’operazione terrestre a Gaza.

Quindi  la risoluzione del problema operativo israeliano richiede forze numerose e potenti .

Da qui nasce l’esigenza di una mobilitazione massiccia che vede il richiamo di 350 mila riservisti.

ANALISI FINALE

Secondo quanto è possibile analizzare, in base alle informazioni che abbiamo, ad oggi l’IDF dovrebbe pianificare una campagna che preveda:

– una possente forza d’attacco aereo terreste e navale nella Striscia di Gaza

– una forza di copertura con capacità offensive a breve raggio a protezione del Fronte Nord

– una forza di copertura del confine Est verso la Cisgiordania

– una forza di riserva strategica che manovrando per linee interne possa alimentare lo sforzo su Gaza o intervenire sulla minaccia a Nord (prevedibile) e a Est (possibile).

Per attuare il piano ipotizzato servono  forze militari e tempo. Ma la domanda è: per quanto tempo lo Stato ebraico potrà sostenere una mobilitazione generale che ne paralizza l’economia?

Solo avendo la risposta a questo quesito  che costituisce un vincolo di pianificazione importante si potrà ipotizzare l’esecuzione del piano tattico per l’operazione su Gaza.

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