Guerra Israele-Hamas: Intervista a Maria Stefania Cataleta, avvocato della Corte Penale Internazionale. “Cinque mandati di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità ma non per genocidio”

Di Cristiana Ciccolini

L’AJA. Anche in guerra esistono regole. Ma in quella tra Israele e Hamas nessuno le ha rispettate.

Sono stati commessi, da entrambe le parti, a partire dal 7 ottobre dello scorso anno, reati gravissimi.

Reati, considerati “crimini di guerra e contro l’umanità”, secondo quanto ha sostenuto Karim Khan, procuratore generale della Corte Penale internazionale de L’Aja, ha richiesto cinque mandati d’arresto..

 

Karim Khan, procuratore generale della Corte penale internazionale de L’Aja (Ministerie van Buitenlandse Zaken)

Non solo per il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, il capo delle Brigate al Qassam, Mohammed Deif, e il capo a Gaza, Yahya Sinwar, ma anche per il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ministro della difesa, Yoav Gallant.

Ismail Haniyeh, capo delle Brigate al Qassam

“Nulla può giustificare – ha detto il procuratore – la privazione a esseri umani, tra cui tante donne e bambini, dei beni necessari alla vita. Nulla può giustificare la presa di ostaggi o l’uccisione di civili”.

Report Difesa ha intervistato Maria Stefania Cataleta, docente di International Criminal law alla Università Lumsa di Roma e avvocato accreditato alla Corte Penale internazionale, per capire meglio la decisione del Tribunale del L’Aia.

Avvocato Cataleta, ci può spiegare le motivazioni che sono alla base della decisione del procuratore Khan di richiedere i mandati d’arresto e quali sono i capi di imputazione?

Le richieste dei cinque mandati sono supportate da precisi capi di imputazione.

Esattamente, le imputazioni a carico di tutti gli indagati concernono crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Più segnatamente, quelle riguardanti i tre leader di Hamas ricomprendono lo sterminio, l’omicidio, la presa di ostaggi, lo stupro e la violenza sessuale durante la detenzione, mentre tra le condotte attribuite ai vertici israeliani vi sono lo sterminio, l’uso della fame come metodo di guerra, la negazione degli aiuti umanitari, i trattamenti crudeli, gli atti disumani e la presa di mira deliberata della popolazione civile durante il conflitto.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu

La decisione del procuratore rappresenta un segnale forte, dimostra che le regole in guerra esistono e vanno rispettate da entrambe le parti. Questo provvedimento riporta giustizia tra i popoli coinvolti nelle atrocità della guerra?

Il segnale che quest’azione del procuratore intende dare è quello di essere indipendente e non politicizzato. Infatti, sono queste le accuse tradizionalmente mosse alla CPI da parte di quegli Stati che non accettano la sua giurisdizione e che, pertanto, si rifiutano di aderire al suo Statuto.

Attualmente sono 124 gli Stati aderenti, tra cui non figurano le grandi potenze, così come taluni paesi occidentali democratici.

Non ne fanno parte, ad esempio, la Cina, la Federazione Russa, ma anche gli Stati Uniti ed Israele.

L’ostilità verso la Corte è aumentata recentemente da parte della Federazione Russa, a seguito dell’emissione, il 17 marzo 2023, di due mandati di arresto contro il Presidente Vladimir Putin e la commissaria presidenziale per i diritti dei bambini, Maria Alekseevna L’vova-Belova.

Il Presidente russo, Vladimir Putin

In questo caso non fu il procuratore ad agire motu proprio, poiché la Corte fu adita su referral di 40 Stati affinché si avviasse un’inchiesta volta ad accertare le responsabilità̀ russe per i crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati nel corso del conflitto russo-ucraino.

Non facendo parte dello Statuto di Roma, lo Statuto CPI, Israele sarà perseguibile per terribili crimini di cui lo accusa l’Aia?

Israele non ha sottoscritto lo Statuto di Roma, chiamato lo Statuto della CPI, l’accordo fu raggiunto a Roma nel 1998.

Pertanto, non sarebbero perseguibili dalla Corte i cittadini israeliani.

Tuttavia, poiché i crimini risulterebbero commessi in territorio palestinese, essi possono essere giudicati in quanto la Palestina è stata, su sua richiesta, ammessa allo Statuto della CPI come “Stato della Palestina”.

Occorre ricordare che la Corte ha competenza sui crimini commessi sia da cittadini di Stati Parte al suo Statuto sia da cittadini di Stati non Parte, ancorché crimini siano stati commessi sul territorio di uno Stato Parte.

Attraverso questo meccanismo si è potuta radicare la competenza per i crimini asseritamente commessi da cittadini israeliani – non cittadini di uno Stato Parte – in territorio palestinese, come anche per i crimini commessi da cittadini russi – non cittadini di uno Stato Parte – in territorio ucraino, avendo l’Ucraina aderito allo Statuto della CPI.

L’emissione di mandati di arresto da parte della CPI implica la consegna o la presentazione volontaria degli indagati alla Corte ai fini dell’arresto, giusto?

Per la celebrazione del processo è indispensabile la presenza dell’imputato, non essendo ammesso il processo in absentia innanzi alla CPI.

In caso di rifiuto dello Stato di nazionalità di eseguire il mandato, vi potrebbe essere l’eventualità che uno dei 124 Stati aderenti alla CPI esegua, essendovi obbligato, il mandato d’arresto laddove l’indagato si recasse in quello Stato Parte.

Dai capi di imputazione non compare la voce “genocidio nonostante il ricorso presentato dal Sudafrica il 26 gennaio scorso alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG), come mai?

Dal capo di imputazione contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della difesa Yoav Gallant, così come dei tre vertici di Hamas, è stato escluso il crimine di genocidio, tanto evocato a livello internazionale a partire dal ricorso presentato dal Sudafrica, il 26 gennaio scorso, alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG).

Milizie di Hamas

La CIG è anch’essa ubicata a L’Aja, come la CPI, ma si distingue da questa poiché, mentre quest’ultima giudica i crimini commessi dagli individui, la prima si pronuncia solo sulle controversie tra Stati e non emette sentenze di condanna a pene detentive in caso di affermazione di responsabilità.

La CIG non si è ancora espressa sul ricorso presentato dal Sudafrica, cosa che richiederà̀ del tempo, limitandosi ad emettere un provvedimento d’urgenza sulla base di sufficienti indizi per approfondire l’istruttoria sul crimine di genocidio.

La CPI è stata accusata di perseguire principalmente gli imputati appartenenti a “Stati deboli”, questo provvedimento le restituisce credibilità e correttezza?

La richiesta di mandato di arresto contro un leader di un Paese democratico, supportato dagli Stati Uniti, scalfisce in parte le critiche rivolte alla CPI di applicare un “doppio standard” di giudizio, per aver per lungo tempo perseguito principalmente i cosiddetti “low cost defendants”, ovvero gli imputati appartenenti a Stati deboli.

Questo trend è stato interrotto con il mandato di arresto contro Putin e adesso prosegue con quello contro Netanyahu, qualora venisse accolto.

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