Guerra Israele-Hamas: l’organizzazione terroristica pronta a trattare per la liberazione degli ostaggi con mediazione di Egitto e Qatar. Al vertice de Il Cairo il capo del Governo Meloni disponibile alla soluzione di “due popoli due Stati”

GAZA CITY (STRISCIA DI GAZA). Si registrano contatti in corso tra Hamas e mediatori arabi, rappresentati da Egitto e Qatar, per la liberazione di altri ostaggi civili  catturati nel raid dello scorso 7 ottobre.

Lo ha detto all’Agenzia di stampa ANSA, Osama Hamdan, rappresentante dell’organizzazione a Beirut a margine di una conferenza stampa.” Vogliamo chiudere il dossier degli ostaggi civili appena possibile – ha detto -. Lavoriamo con tutti i mediatori per chiudere il dossier dei civili appena le condizioni di sicurezza saranno opportune”.

Osama Hamdan, rappresentante di Hamas in Libano

Per quanto riguarda, invece, gli ostaggi militari per Hamas la situazione è diversa: saranno rilasciati solo quando smetteranno i bombardamenti sulla Striscia di Gaza.

Intanto, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha esortato “tutte le parti a mantenere aperto il valico di Rafah (in Egitto Ndr) per consentire il continuo movimento di aiuti che sono indispensabili per il benessere della popolazione di Gaza”.

Il Segretario di Stato USA Antony Blinken

Blinken ha ringraziato Egitto, Israele e le Nazioni Unite per aver facilitato il passaggio del primo convoglio di aiuti umanitari a Gaza.

“Un convoglio ha attraversato questa mattina il confine di Rafah verso Gaza – ha aggiunto in un tweet  nell’ambito di una crisi umanitaria che cresce di giorno in giorno. Ringraziamo i nostri partner in Egitto e Israele e le Nazioni Unite per aver facilitato il passaggio sicuro di questi aiuti salvavita”.

Il valico di Rafah

E sempre sul fronte politico al vertice sulla pace convocato dal Presidente egiziano Abdel Fattah Al -Sisi hanno partecipato il capo del Governo italiano, Giorgia Meloni quello spagnolo Pedro Sanchez, il greco Kyriakos Mitsotakis e di Cipro Nikos Christodoulides.

Per la Germania, Francia e Regno Unito sono intervenuti i rispettivi ministri degli Esteri.

Presenti il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), Abu Mazen, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e l’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell.

Abu Mazen con Al Sisi

Una giornata di lavoro che non ha prodotto nulla, neppure una dichiarazione finale che doveva essere condivisa da tutti.

La Presidenza egiziana ha solo redatto un comunicato. Secondo fonti di stampa si sono registrate divergenze tra le diplomazie del gruppo dei Paesi arabi con quelle occidentali.

IL DISCORSO DI ABDEL FATTAH AL-SISI

Nel suo intervento il Presidente egiziano, Abdel Fattah Al-Sisi  ha evidenziato che il suo Paese “condanna, nei termini più chiari, il targeting, l’uccisione e l’intimidazione di civili pacifici”.

Allo stesso tempo, l’Egitto sta esprimendo il suo profondo dolore per la crisi umanitaria scoppiata dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre.

“Due milioni e mezzo di palestinesi nella Striscia di Gaza – ha detto – vivono sotto assedio e di fronte alla fame e alla feroce pressione degli sfollamenti. Questo ci costringe a ribadire il nostro appello a fornire protezione internazionale per il popolo palestinese e i civili innocenti”.

“L’Egitto – ha ribadito Al-Sisi – non ha chiuso il valico di Rafah in nessun momento. Tuttavia, il ripetuto bombardamento israeliano sui palestinesi ha ostacolato il suo funzionamento. In mezzo alla gravità delle circostanze sul terreno, ho concordato con il Presidente americano (Joe Biden ndr) di operare il passaggio su base sostenibile, sotto la supervisione e il coordinamento con le Nazioni Unite, l’UNRWA e la Mezzaluna Rossa palestinese. L’aiuto e il soccorso saranno distribuiti sotto la supervisione delle Nazioni Unite alla popolazione della Striscia di Gaza”.

L’Egitto ha affermato ancora il Presidente sta ribadendo “il suo veemente rifiuto dello sfollamento forzato dei palestinesi e il loro trasferimento nelle terre egiziane nel Sinai, poiché ciò segnerà l’ultimo sussulto nella liquidazione della causa palestinese.Voglio dichiararlo in modo chiaro e inequivocabile al mondo, e articolare in termini sinceri la volontà di tutto il popolo egiziano, di ogni singolo egiziano: la liquidazione della causa palestinese senza una giusta soluzione in tutti i casi non accadrà mai a spese dell’Egitto, assolutamente no”.

Per Al- Sisi “l’unica soluzione è la giustizia, con i palestinesi che ottengono i loro legittimi diritti per l’autodeterminazione, e conduce una vita orgogliosa e sicura in uno Stato indipendente nella loro terra come il resto dei popoli”.

ll capo del Governo italiano, Giorgia Meloni con il Presidente egiziano Al-Sisi (FOTO PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)

 

IL DISCORSO DEL CAPO DEL GOVERNO ITALIANO, GIORGIA MELONI

“Per l’Italia era doveroso partecipare a questa Conferenza, per il ruolo che storicamente il nostro Paese svolge come ponte di dialogo tra Europa, Mediterraneo, Medio Oriente”.

Così il capo del Governo italiano, Giorgia Meloni, ha voluto evidenziare la posizione del nostro Paese nell’area.

E dopo avere condannato con fermezza gli efferati atti terroristici compiuti  da Hamas, il presidente del Consiglio dei ministri ha sostenuto che per la comunità internazonale quanto accadendo a Gaza non deve diventiare “un conflitto molto più ampio, non si trasformi in una guerra di religione, in uno scontro tra civiltà, rendendo vani gli sforzi che pure coraggiosamente in questi anni sono stati fatti in senso contrario per normalizzare i rapporti.”

“Perché l’impressione che ho io , e lo dirò con la franchezza che mi è propria – ha aggiunto Meloni – è che, per le modalità con le quali si è svolto, fosse questo il vero obiettivo dell’attacco di Hamas: non difendere il diritto del popolo palestinese, ma costringere ad una reazione contro Gaza che minasse alla base fase ogni tentativo di dialogo e creasse un solco incolmabile tra i Paesi arabi, Israele, l’Occidente, compromettendo definitivamente pace e benessere per tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di voler difendere e rappresentare. Significa che il bersaglio siamo tutti noi. E io non credo che noi possiamo cadere in questa trappola: sarebbe una cosa molto, molto stupida”.

Per il capo del Governo italiano è importante, dunque, continuare a dialogare e ragionare.

Il capo del Governo, Giorgia Meloni al vertice de il Cairo (FOTO PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)

E questo proposito ha fissato alcuni punti fermi. Eccoli:

Il primo. Il terrorismo ha colpito il mondo musulmano più di quanto abbia colpito l’Occidente.

Le azioni terroristiche che si sono succedute nel tempo hanno, di fatto, indebolito le legittime istanze dei popoli, soprattutto nel mondo musulmano.

In questa dinamica si inserisce la scelta di Hamas che usa il terrorismo per impedire qualsiasi dialogo e qualsiasi prospettiva di arrivare, anche per il popolo palestinese, a una soluzione concreta.

Ma nessuna causa giustifica il terrorismo. Nessuna causa giustifica azioni scientemente studiate per colpire civili inermi. Nessuna causa giustifica donne massacrate e neonati decapitati volutamente ripresi con una telecamera.

Di fronte ad azioni di questo tipo, uno Stato è pienamente legittimato a rivendicare il suo diritto all’esistenza, alla difesa, alla sicurezza dei propri cittadini e dei propri confini.

Punto secondo: la reazione di uno Stato non può e non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta. Per questo gli Stati sono quello che sono, sono il nostro punto di riferimento. Uno Stato fonda la sua reazione sulla base di precise ragioni di sicurezza, commisurando la sua forza, tutelando la popolazione civile.

Questo è il confine nel quale la reazione di uno Stato di fronte al terrorismo deve rimanere e io sono fiduciosa che sia anche la volontà dello Stato di Israele.

Punto terzo. La nostra priorità immediata resta l’accesso umanitario che è indispensabile per evitare ulteriori sofferenze della popolazione civile, ma anche esodi di massa che contribuirebbero a destabilizzare questa Regione. È qualcosa di cui non abbiamo bisogno.

Considero molto importante il lavoro di mediazione che è stato fatto da diversi degli attori presenti a questa Conferenza in questo senso. Considero molto importante la decisione della Commissione europea di triplicare gli aiuti umanitari a Gaza, portandoli a oltre 75 milioni di euro. Anche l’Italia lavora per aumentare gli aiuti bilaterali, ma chiaramente l’aumento di risorse deve essere accompagnato da un rigidissimo controllo su chi utilizza quelle risorse”.

L’Italia è molto preoccupata per la sorte degli ostaggi nelle mani di Hamas, tra questi ci sono anche nostri connazionali. Il capo del Governo ha chiesto l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi, a partire chiaramente da donne, bambini, anziani.

Non solo, si deve fare “l’impossibile per evitare un’ escalation di questa crisi, per evitare di perdere il controllo di quello che può accadere, perché le conseguenze sarebbero inimmaginabili.

E il modo più serio per ottenere questo obiettivo è la ripresa di un’iniziativa politica per una soluzione strutturale della crisi sulla base della prospettiva “dei due popoli e due Stati”. Una soluzione che deve essere concreta e deve, a mio avviso, avere una tempistica definita.

Il popolo palestinese deve avere il diritto a essere una Nazione che si governa da sé, in libertà, accanto a uno Stato di Israele al quale deve essere pienamente riconosciuto il diritto all’esistenza e il diritto alla sicurezza”.

Su questo l’Italia, ha concluso il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni “è pronta a fare assolutamente tutto ciò che è necessario”.

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