Di Giuseppe Gagliano
VARSAVIA. Di fronte alle restrizioni imposte dall’export ban, l’industria dei droni ucraini si reinventa, spostando la produzione e le operazioni commerciali in Polonia.

Droni ucraini
Un passo controverso, che apre nuove opportunità sui mercati internazionali ma solleva serie preoccupazioni a Kiev per le ripercussioni sul tessuto industriale e fiscale del Paese.
In un momento in cui la guerra contro la Russia impone priorità strategiche stringenti, la questione dei droni diventa il simbolo di un dilemma più ampio: sicurezza nazionale o apertura economica?
Il blocco delle esportazioni: priorità alla difesa
Con l’invasione russa, l’Ucraina ha implementato un divieto di esportazione per molti prodotti militari, tra cui i droni, con l’obiettivo di concentrare tutte le risorse disponibili a sostegno delle forze armate.
Questa misura, pur giustificata dal contesto bellico, ha però limitato la capacità delle aziende di espandersi e generare entrate attraverso i mercati esteri. Il settore dei droni, che in Ucraina ha raggiunto livelli di eccellenza grazie a tecnologie testate direttamente sul campo di battaglia, si è trovato così bloccato in una situazione di stallo.
La fuga in Polonia: una nuova strategia
Per aggirare queste restrizioni, alcune aziende ucraine di droni hanno deciso di trasferire parte delle loro operazioni in Polonia, sfruttando la collaborazione con partner locali.
Questo spostamento consente loro di accedere ai mercati internazionali, dove la domanda di droni, soprattutto quelli testati in condizioni di guerra, è in forte crescita.
Tra i protagonisti di questa transizione c’è Ukrspecsystems (https://ukrspecsystems.com), produttore di droni come lo SHARK, il MINI SHARK e il PD-2, che ha avviato la produzione non solo in Polonia, ma anche in Slovacchia e nella Repubblica Ceca. Questi Paesi, vicini geograficamente e politicamente, offrono infrastrutture solide e un contesto normativo favorevole, facilitando l’espansione delle imprese ucraine.

Un modèllino del PD-2
Le conseguenze per l’Ucraina
Il trasferimento all’estero di una parte significativa dell’industria dei droni porta con sé implicazioni profonde per l’economia e la sicurezza nazionale ucraina.
1. Fuga di cervelli: L’industria della difesa che si sposta all’estero rischia di portare con sé i migliori talenti, riducendo le capacità innovative e tecnologiche del Paese. La perdita di competenze chiave potrebbe avere un impatto a lungo termine sul futuro della tecnologia militare ucraina.
2. Perdita di entrate fiscali: Con la delocalizzazione delle attività produttive, le tasse e i ricavi fiscali che avrebbero potuto rafforzare l’economia ucraina finiscono nelle casse dei Paesi ospitanti, come la Polonia.
3. Dubbi sull’efficacia del divieto: A Kiev cresce la consapevolezza che il blocco delle esportazioni potrebbe non essere sostenibile nel lungo termine.
Il settore dei droni, se sbloccato, potrebbe generare fino a 20 miliardi di dollari di ricavi, una cifra che rappresenterebbe una risorsa cruciale per il Paese in guerra. Questo ha spinto il governo a considerare modifiche legislative che permettano un’esportazione controllata, bilanciando le esigenze delle forze armate con le opportunità economiche.
Il ruolo della Polonia: un’opportunità strategica
Per la Polonia, questo trasferimento rappresenta un’occasione d’oro. In qualità di membro della NATO e alleato chiave dell’Ucraina, Varsavia vede nella presenza dei produttori di droni ucraini un’opportunità per rafforzare le proprie capacità militari e tecnologiche.
La Polonia, che negli ultimi anni ha aumentato significativamente gli investimenti nel settore della difesa, può trarre vantaggio dalla collaborazione con aziende ucraine per sviluppare tecnologie avanzate e accedere a competenze consolidate.
L’impatto sul mercato globale
Grazie alla possibilità di accedere ai mercati internazionali, i droni ucraini, già noti per la loro qualità e per essere stati testati in condizioni reali di combattimento, potrebbero influenzare significativamente il mercato globale, in particolare quello della difesa. La competizione con altri produttori, come Stati Uniti, Cina e Israele, potrebbe intensificarsi, con l’Ucraina che sfrutta la sua esperienza unica maturata durante la guerra per ritagliarsi una posizione di rilievo.
La vicenda dei droni ucraini in Polonia riflette le sfide più ampie che l’Ucraina deve affrontare nel tentativo di bilanciare le esigenze di sicurezza nazionale con le opportunità economiche globali.
Se da un lato la delocalizzazione rappresenta una soluzione pragmatica per aggirare i limiti imposti dal conflitto, dall’altro pone interrogativi cruciali sul futuro dell’industria tecnologica e militare ucraina. Il rischio di una fuga di risorse umane e finanziarie è reale, ma la possibilità di sfruttare i mercati internazionali potrebbe garantire all’Ucraina un vantaggio strategico nel lungo termine.
In questo contesto, la cooperazione con la Polonia rappresenta un banco di prova non solo per l’industria dei droni, ma per l’intera strategia geopolitica dell’Ucraina, che cerca di mantenere il proprio ruolo di protagonista in uno scenario internazionale sempre più complesso.
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA