Guerra sul mare: nuovi modelli di azione per sconfiggere gli avversari. I conflitti ibridi e gli attori sul campo di battaglia

TOLONE. Combattere in mare negli anni 2000.

Tutti noi siamo abituati a vedere o leggere di grandi battaglie navali che hanno fatto la storia delle Marine militari di tutto il mondo.

La celebre battaglia di Trafalgar

 

Fatti, racconti, episodi che sono stati tramandati nella memorialistica, nei libri storici, nei film, nei convegni. Ma oggi sul campo di battaglia “mare” è cambiato.

Secondo Jean-Michel Martinez, ricercatore associato della Fondazione Mediterranea di Studi strategici (FMES – http://- https://fmes-france.org/en/home/) il mare concentra caratteristiche “fisiche favorevoli alla guerra ibrida e di alta intensità”.

Queste caratteristiche permettono, secondo l’esperto di, “evitare attacchi cinetici contro navi o installazioni civili senza rischio di un’ escalation, mentre avrebbero un impatto completamente diverso sul territorio nazionale avversario”.

La trasparenza del campo di battaglia marino  sia in superficie che sotto l’acqua  è la conseguenza di due fattori.

Un sommergibile emerge in superficie

Uno, spiega Martinet, è l’utilizzo dei sistemi ISR che favoriscono nuovi attori del settore privato come gli operatori dei satelliti di aziende sempre private e di cavi di imprese addette all’esplorazione sottomarina.

“Questi attori privati – aggiunge – ​​sono coinvolti nell’elaborazione e diffusione nonché nella manipolazione delle informazioni”.

Lo spazio eso-atmosferico è indispensabile alle operazioni aeromarittime e oggi, nota l’esperto, “il Teatro dei confronti diretti rendono i satelliti, strumenti per la superiorità delle informazioni, vulnerabili dalla Terra allo Spazio. Missili ad alta gittata, armi laser, oggetti dispiegati intenzionalmente per provocare collisioni in mare sono esempi di azioni ostili che, tecnicamente, si possono realizzare”.

Per  un’analisi più specifica Martinez traccia uno schema.

Partiamo dagli attacchi sporadici sul mare. Come ad esempio quello accaduti nello Stretto di Hormuz o nel Mar Rosso, dove gli Houthi e l’Iran con le loro azioni hanno creato “insicurezza – spiega ò’esperto della FMES -, mantenere una dissuasione e indebolire l’avversario”.

Lo Stretto di Hormuz

Il tutto avviene con l’obiettivo di colpire navi commerciali , utilizzando mezzi nautici e droni.

Ci sono poi le molestie in mare operate da Forze Armate locali, quali ad esempio in Cina con lo scopo di perturbare le attività vicili e militare dell’avversario. Gli obiettivi sono state le Marine apponessi, vietnamite e filippine con attività cinetiche, utilizzando imbarcazioni da pesca.

Ed ancora l’esercito dei trolls ha visto in campo, sempre secondo Martinet la Russia e la Wagner i quali hanno influenzato la scelta in loro favore in occasione delle elezioni, deleggittimando l’avversario, con interventi sull’opinione pubblica internazionale usando i media e i social.

Un altro elemento di guerra ibrida analizzato dall’esperto della FMES è la distruzione di cavi sottomarini. Un’operazione che viene compiuta dagli Stati per indebolire l’economia dell’avversario e creare problemi alle sue comunicazioni. Gli obiettivi sono le infrastrutture sottomarine xche vengono raggiunti con l’utilizzo di navi oceanografiche o commerciali.

Infine, c’è l’indebolimento del morale dei militari per influenzare l’opinione pubblica con discorsi, utilizzando i media e i social.

La dottrina militare cinese, conclude Martinet, e quella russa sulla guerra ibrida ha rimesso in campo l’utilizzo delle capacità militari di influenzare i conflitti.

D’ora in poi le Forze Armate utilizzeranno le capacità militari, soprattutto in termini di informazione e di intelligence per raggiungere obiettivi civili.

Una Fregata cinese

 

Sarà il nuovo paradigma del 21° Secolo.

 

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