MOSCA. E’ mobilitazione parziale in Russia. Lo ha detto, oggi, il Presidente Vladimir Putin nel corso di un intervento televisivo diretto ai cittadini del suo Paese.

Gli occhi di Putin sull’Ucraina
Putin ha sottolineato le minacce “all’esistenza del Paese poste dall’Occidente e la natura inevitabile dell’operazione militare speciale in Ucraina”.
Saranno richiamati 300 mila riservisti che hanno già prestato servizio nell’Esercito e che saranno sottoposti ad un altro addestramento.
“I riservisti e i volontari del Donbass – ha detto Putin – avranno diritto alle stesse garanzie” di cui godono ogi gli altri militari professionisti.

Volontari filorussi nel Donbass
La mobilitazione è iniziata oggi.
Il Governo di Mosca dovrà risolvere, immediatamente, anche tutte le questioni economiche e relative alla fornitura di materiale.
IL DISCORSO DI PUTIN
“La linea di ingaggio al combattimento – ha spiegato il Presidente russo – si estende ora per oltre 1.000 chilometri nell’operazione militare speciale in Ucraina mentre gli attacchi terroristici con armi occidentali sono già in corso contro le aree di confine russe”.
“La NATO sta conducendo ricognizioni in tutto il Sud della Russia in tempo reale – ha ancora aggiunto Putin – utilizzando sistemi avanzati, aerei e navi, satelliti e droni strategici”.
Per Putin “anche il ricatto nucleare ha iniziato a essere utilizzato. Ciò riguarda non solo i bombardamenti incoraggiati dall’Occidente della centrale nucleare di Zaporozhye che potrebbero innescare un disastro nucleare, ma anche le dichiarazioni di rappresentanti dei principali Paesi della NATO sulla possibilità e l’ammissibilità dell’uso di armi di distruzione di massa contro la Russia”.

Il Presidente ucraino Zelensky,
“Dopo che l’attuale regime di Kiev – ha proseguito – ha pubblicamente respinto la soluzione pacifica del problema del Donbass e, per di più, ha annunciato le sue rivendicazioni sulle armi nucleari, è diventato assolutamente chiaro che una nuova offensiva su larga scala sul Donbass, come è avvenuto due volte in passato, era inevitabile. Dopo di che sarebbe seguito un attacco alla Crimea russa, alla Russia”.
Per il capo del Cremlino “la risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, proseguita dal 2014, non è andata bene per l’Occidente ed è per questo che i compromessi raggiunti ai colloqui di Istanbul sono stati respinti e gli accordi sono stati interrotti. In realtà su istruzione diretta dei Paesi occidentali”.
“Le repubbliche del Donbass e le regioni ucraine liberate – ha sostenuto ancora Putin – si sono rivolte alla Russia con la richiesta di sostenere i referendum e Mosca farà del suo meglio per garantire sicurezza e protezione ai residenti di quei territori per fare la loro scelta. Sosterremo la decisione sul loro futuro che prenderà la maggioranza dei residenti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, delle regioni di Zaporozhye e Kherson”.
La Repubblica popolare di Lugansk “è già stata praticamente completamente liberata dai neonazisti. Le battaglie nella Repubblica popolare di Donetsk continuano” e là Kiev ha creato “una linea profondamente stratificata di fortificazioni a lungo termine nell’arco di otto anni”.
Anche la Russia adotterà misure urgenti per preservare la sua indipendenza.
“Coloro che stanno tentando di ricattarci con armi nucleari – ha evidenziato il Presidente russo – devono essere consapevoli che i venti dominanti possono anche girare dalla loro parte”.
Ha poi fatto appello ai cittadini russi dicendo che “devono essere fiduciosi”.
“L”integrità territoriale della nostra Patria – ha proseguito – la nostra indipendenza e libertà saranno assicurate. Consentitemi di ribadirlo: questo sarà assicurato con tutti i nostri mezzi a disposizione”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA