Di Giuseppe Gagliano
WASHINGTON. Il panorama geopolitico del 2025 è in pieno fermento, dominato da mosse strategiche che ridisegnano i confini della politica internazionale.
Tra la ripresa di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti, la crisi ucraina sempre più incancrenita e un Medio Oriente frammentato, emerge un quadro in cui i vecchi equilibri sembrano definitivamente tramontati, sostituiti da nuove dinamiche di conflitto e instabilità.

Cartina del Medio Oriente
Trump e il caos controllato: 90 giorni di incertezza
L’investitura di Trump segna l’inizio di una fase altamente turbolenta per la politica internazionale.
Con 42 ordini esecutivi firmati nelle prime ore del suo mandato, Trump ha ridefinito drasticamente le priorità degli Stati Uniti, tra cui la sospensione per 90 giorni di ogni assistenza militare all’estero.
Questa decisione ha colpito duramente Ucraina e Israele, ma è anche un chiaro segnale al resto del mondo: gli Stati Uniti non sono più disposti a finanziare guerre altrui senza ritorni immediati.
In Ucraina, questa mossa ha lasciato Kiev in una posizione estremamente vulnerabile.
Sul campo, l’Esercito ucraino continua a subire perdite devastanti, con circa 250 mila soldati uccisi o feriti dal 2024.

Cittadini di Mariupol vivono alla luce di un lume
La Russia, nonostante le difficoltà economiche interne, ha sfruttato questa sospensione come un’opportunità per accelerare la sua offensiva, con progressi significativi in aree come Kupiansk e Pokrovsk.
Le dichiarazioni di Trump, che concedono 100 giorni per negoziare la pace con la Russia, sono state accolte con scetticismo dagli analisti. I russi, forti di una posizione consolidata, vedono questa come una conferma del loro vantaggio strategico.
Israele e Palestina: un equilibrio impossibile
Israele, da sempre alleato chiave degli Stati Uniti, si trova in una situazione di profonda crisi.
Le dimissioni del capo di Stato Maggiore Aviv Kohavi e del capo dell’intelligence militare, in seguito agli errori strategici durante il conflitto con Hamas, hanno minato la fiducia nelle istituzioni militari israeliane. La sospensione degli aiuti americani per 90 giorni limita la capacità di Israele di condurre operazioni ad alta intensità, come quelle recentemente viste a Gaza.

L’ex capo di Stato Maggiore Aviv Kohavi
Nel frattempo, in Cisgiordania, il conflitto si riaccende con violenza. Le operazioni israeliane, definite “antiterroristiche,” hanno provocato nuovi scontri con i palestinesi, aggravando ulteriormente la situazione.
Il Governo di Netanyahu, già indebolito politicamente, sembra intenzionato a spostare il conflitto in Cisgiordania per giustificare un’escalation militare, ma la mossa potrebbe rivelarsi controproducente, alimentando nuove tensioni a livello regionale.

Attacco israeliano nella Striscia di Gaza
Parallelamente, a Gaza, il ritiro graduale delle forze israeliane dalla zona tamponata ha permesso ai palestinesi di iniziare a tornare alle loro abitazioni, spesso distrutte dai bombardamenti. Tuttavia, la situazione rimane precaria, con la minaccia costante di nuovi scontri e una crisi umanitaria senza precedenti.
La Russia e il lungo gioco del logoramento
Mentre gli Stati Uniti si concentrano sulle loro priorità interne, la Russia continua a giocare la sua partita con pazienza e determinazione.
Le forze russe, pur operando in un contesto economico difficile, hanno consolidato la loro presenza nei territori ucraini orientali. L’approccio russo, caratterizzato da una strategia di logoramento e da un uso limitato ma efficace delle risorse militari, ha messo in crisi le forze ucraine, incapaci di rispondere con una controffensiva significativa.
Mosca ha inoltre rafforzato le sue alleanze globali, puntando su organizzazioni come i BRICS e sviluppando nuove partnership economiche con paesi come l’Indonesia. Questo processo, iniziato con la dichiarazione congiunta tra Xi Jinping e Vladimir Putin nel 2022, sta gradualmente rimodellando gli equilibri globali, erodendo l’egemonia occidentale.
Un ordine in frantumi
Le mosse di Trump, la strategia di logoramento della Russia e le tensioni in Medio Oriente sono sintomi di un ordine mondiale in disgregazione. L’Europa, sempre più subordinata agli Stati Uniti, sembra incapace di rispondere alle sfide attuali con una strategia autonoma. Il risultato è un sistema globale frammentato, in cui le vecchie regole non valgono più e i nuovi attori ridefiniscono il potere in modi spesso imprevedibili.
La vera domanda, per il 2025 e oltre, è se il mondo sarà in grado di trovare un nuovo equilibrio o se continuerà a scivolare in un disordine sempre più incontrollabile.
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