Crisi russo-ucraina: le numerose diversificate opzioni di Putin

Di Giuseppe Paccione*

Mosca. Comprendere il modus cogitandi del Presidente russo, Vladimir Putin sulla questione ucraina è come fare dei salti mortali.

Gli occhi di Putin sull’Ucraina

Il mondo è in suspence, in particolare i Paesi occidentali e la NATO, su come agirà la Russia se ordinare un attacco immediato all’Ucraina.

Con la politica di sicurezza interna russa, Putin non decide tutto, ma può adottare qualsiasi cosa e il problema della guerra e della pace è talmente fondamentale che il Presidente russo prima raccoglie le osservazioni dei suoi più stretti collaborati, poi sarà l’unico che dovrà decidere i prossimi passi sulla crisi ucraina.

Il Cremlino potrebbe avviare un massiccio attacco bellico contro la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dello Stato ucraino, concretizzando successivamente la cosiddetta occupazione bellica per cancellare il Paese come entità statale indipendente.

È chiaro che, ora che la Russia ha dispiegato le proprie truppe sul territorio russo, bielorusso, crimeano e nel Mar Nero con navi da guerra, lo scopo di Mosca è quello di annettere quasi l’intero territorio ucraino.

Nella mente di Putin potrebbe esserci, in primo luogo, la caduta dell’attuale governo ucraino filo-occidentale e sostituirlo con un governo fantoccio, ossia di un esecutivo sotto la guida di politici filorussi che riporterebbe la Russia come i principali partner economico e di sicurezza dell’Ucraina, confermando nel contempo l’annessione della Crimea, avvenuta nel 2014.

Per raggiungere l’obiettivo di mutamento dell’attuale governo ucraino, il Cremlino deve supportare una fazione che ha simpatie per Mosca a salire al potere, annunciando la legittimità del neo-governo ucraino per, poi, chiedere alla Russia di inviare truppe militari in sua difesa.

Mosca, inoltre, spera che, nel caso di un’invasione sul suolo ucraino, le prime vittorie possano portare al disfacimento dell’Esercito ucraino, come è già accaduto nel 2008 e nel 2014.

PUTIN E LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO

Vladimir Putin non ha mai accettato che la caduta del muro di Berlino doveva essere la causa dello smembramento dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e che non poteva essere accettato che le etnie bielorusse, russe e ucraine dovessero separarsi dalla nazione slava comune.

Un pezzo del Muro di Berlino

Il Presidente russo desidererebbe che egli possa lasciare la propria eredità di restauratore dei lembi territoriali russi perduti.

Putin, inoltre, considera l’indipendenza ucraina non solo come un insulto, ma anche una minaccia alla Russia stessa.

L’annessione di più territori e del popolo ucraino potrebbe incrementare il potere demografico e le risorse economiche russe, oltre a fornire avanzate basi per ulteriori conquiste.

Questa crisi sta comportando per la Russia costi elevati sul piano economico e umano a breve termine di un’invasione e che potrebbe decrementare con la resa dell’Ucraina, che sarà costretto ad accettare di essere parte della Grande Russia.

Un obiettivo circoscritto da parte del Cremlino potrebbe essere l’avvio di una guerra preventiva contro Kiev per creare una debolezza del Paese e portarlo sotto il controllo di Mosca, attraverso lo sfruttamento schiacciante della superiorità russa per infliggere un colpo devastante contro l’apparato militare ucraino, sottraendo l’Ucraina della capacità di autotutela indipendente nei prossimi anni e lasciandola vulnerabile alle ulteriori operazioni militari di Mosca.

Con la Russia, che ha recentemente rafforzato la sua posizione di sicurezza in Asia centrale e nella regione del Caucaso meridionale, ripristinare la sua influenza predominante sul territorio ucraino rafforzerebbe ulteriormente la propria sfera di influenza nelle ex Repubbliche sovietiche.

Una mappa illustra come era l’URSS

Anche se l’esecutivo di Kiev resti formalmente indipendente, una pesante sconfitta evidenzierebbe la fragilità interna dell’Ucraina, provocherebbe dicotomie con i partner di Paesi terzi, sino alla difficile possibilità dell’Ucraina di entrare nel Patto atlantico.

Una delle ragioni, per la quale il Cremlino possa attaccare nell’immediato il territorio ucraino, consiste nel far in modo che l’Ucraina possa diventare sempre più forte con il passare del tempo.

La lezione del 2014, con la sconfitta, ha rafforzato in questi ultimi anni l’Ucraina con le sue istituzioni nazionali, l’economia sempre più forte e i rapporti abbastanza saldi con l’Occidente, la NATO e l’Unione Europea.

Le autorità militari ucraine stanno acquisendo droni e armi all’avanguardia per contrastare le condotte belliche russe e, probabilmente, sino a colpire il territorio della Russia.

Un’Ucraina prospera e potente, che si trovi sul binario dei valori e delle istituzioni occidentali, potrebbe costituire un’alternativa allettante per i russi che vivono in un’autocrazia autoritaria alienata dai Paesi occidentali e sottomessa a Pechino.

Gli strumenti della Russia per il controllo in maniera non diretta dell’Ucraina con pressioni politiche, imprese e media filo-russi non reggono più, sebbene essa stia valutando di rivedere alcune disposizioni che Mosca le ha imposto con gli Accordi di Minsk del 2014 e 2015.

Inoltre, la dipendenza europea dalle importazioni di gas dalla Russia sarà un freno in meno al sostegno dell’Alleanza atlantica, sebbene i Paesi dell’Europa occidentale può reperire fonti di energia alternative.

La Russia potrebbe decidere che, dopo aver mostrato i suoi muscoli di forza bellica con lo scopo di indebolire l’Ucraina nella controversia del 2014, l’uso dell’azione coercitiva militare per sfruttare i propri fugaci vantaggi, anziché rischiare di perdere la capacità di conquistare manu militari del tutto l’intera Ucraina.

Il Presidente ucraino Zelensky

Conseguentemente, Mosca potrebbe tentare di impadronirsi di aree industriali importanti per l’Ucraina, stimolare le masse di flussi di profughi per cagionare pressioni umanitarie e supportare un dispiegamento a lungo termine delle truppe militari russe in Bielorussia e nell’Ucraina orientale.

Mosca potrebbe adoperarsi per ampliare il territorio e ottenere il riconoscimento formale del governo ucraino delle regioni come il Donetsk e il Luhansk (riconosciute dal governo di Mosca) che sono sotto il controllo russo.

Il Cremlino potrebbe tentare di tagliare l’ingresso dell’Ucraina ai propri porti del mar Nero occupando la sua costa meridionale.

Dare il potere alle due regioni citate, come pure alle altre, causerebbe un indebolimento del governo centrale e darebbe alla Russia l’occasione per sfruttare le spaccature interne all’Ucraina.

Mosca potrebbe anche attaccare lo Stato ucraino per catalizzare un mutamento nell’ambito del sistema di sicurezza europea e rendere abbastanza forte la posizione della Russia, cercando di indebolire il blocco occidentale.

Lo scopo consisterebbe nel far rispettare la dottrina Putin senza la presenza di Stati membri nuovi dell’Alleanza atlantica o attività militari di alleanze nelle già Repubbliche dell’URSS.

Altro fine che Mosca vuole perseguire è quello di minare la credibilità dell’Alleanza atlantica, ponendo in risalto il suo non essere in grado di proteggere i suoi partner (tra cui la stessa Ucraina), in modo da rafforzare la posizione del Cremlino nel vecchio continente europeo.

La Russia ha mostrato una certa preoccupazione dinanzi alle attività militari della NATO lungo la frontiera occidentale russa.

Mosca, inoltre, non ha mai creduto alle buone intenzioni dell’Alleanza atlantica di non espandersi verso Est coinvolgendo gli Stati dell’ex blocco sovietico, asserendo che essa ha ingannato la Russia, dopo il crollo dello Stato sovietico negli anni novanta del secolo scorso, ora sta cercando di cogliere l’occasione dell’Ucraina che aspira presto a divenire membro dell’organizzazione nord atlantica per indebolire il potere di Mosca in Europa.

Paracadutisti ucraini

Alla fine dell’anno ormai trascorso, le autorità governative russe avevano abbozzato dei trattati relativi alla sicurezza e presentati sia agli Stati membri del Consiglio atlantico sia gli Stati Uniti, dove a mala pena si menzionava l’Ucraina.

Le disposizioni delle bozze degli accordi chiedevano all’Alleanza atlantica di escludere qualsiasi ulteriore espansione o allargamento mediante l’adesione, porre fine ai rapporti militari con le ex repubbliche sovietiche, ad eccezione degli Stati baltici, già membri della NATO, rimuovere l’architettura straniera dai territori dei membri dell’Alleanza atlantica che hanno aderito alla Carta atlantica a seguito dell’atto costitutivo Russia-NATO del maggio 1997.

I vertici del Cremlino potrebbero aspettarsi che un’operazione militare russa di successo in ucraina indebolirebbe la credibilità dell’architettura delle garanzie di sicurezza dell’Alleanza atlantica, già atrofizzata dal mancato adempimento degli impegni nei confronti dell’Ucraina nel Memorandum di Budapest del 1994 e dal ritiro militare dall’Afghanistan qualche anno fa.

La tattica russa potrebbe inoltre consistere nell’incrementare un conflitto per costringere l’Ucraina e gli Stati membri del Consiglio atlantico a fare concessioni alla Russia.

Mosca ha chiesto alle autorità centrali di Kiev di porre in atto le norme degli Accordi di Minsk del 2014 e 2015, compreso il riconoscimento dello status speciale delle due provincie citate.

Altre richieste a Kiev comprenderebbero il ritiro delle forze militari dell’Ucraina dalla linea di contatto creando una zona cuscinetto  smilitarizzata, il riconoscimento dell’annessione della Crimea da parte di Mosca.

La diplomazia russa preme sulla NATO affinché accetti misure di controllo degli armamenti, così sull’UE affinché alleggerisca le sanzioni e consenta al gasdotto N-Stream 2 di entrare in funzione e che le stesse cancellerie dei Paesi occidentali circoscrivano le relazioni afferenti alla sicurezza con lo Stato ucraino.

Il gasdotto N-Stream 2

Lo scenario molto pericoloso sarebbe una grande invasione, dopo che la Russia ha riconosciuto l’indipendenza delle due province citate che, certamente fa tramontare, l’Accordo di Minsk sul resto del territorio ucraino.

Anche se non riuscisse a conquistare tutta l’Ucraina, l’attacco, che potrebbe essere la più grande operazione bellica in Europa dalla fine del Secondo conflitto mondiale, cagionerebbe costi di vittime, economici e via discorrendo.

*Esperto in Diritto internazionale

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