Lee Jong-seok: un segnale di svolta nella politica estera sudcoreana

Di Giuseppe Gagliano*
La nomina di Lee Jong-seok a direttore del National Intelligence Service (NIS) della Corea del Sud, annunciata il 4 giugno 2025, rappresenta un cambio di paradigma nella politica estera di Seul. Questa scelta, una delle prime del neoeletto presidente Lee Jae-myung, esprime una visione pragmatica volta a bilanciare la storica alleanza con Stati Uniti d’America con un’apertura calibrata verso Cina e Corea del Nord.
Un contesto politico delicato
Lee Jae-myung è stato eletto il 3 giugno 2025 con il 49,2% dei voti, ereditando un Paese politicamente scosso dopo l’impeachment dell’ex presidente Yoon Suk-yeol per tentato colpo di Stato. L’arrivo al potere di un leader progressista ha segnato un’inversione rispetto alla linea filoamericana e filo-giapponese degli anni conservatori, aprendo la strada a una diplomazia più autonoma e meno ideologica.
Un veterano della Sunshine Policy
Ex ministro dell’Unificazione e accademico di lungo corso, Lee Jong-seok è un convinto sostenitore del dialogo intercoreano. Figura chiave della Sunshine Policy, ha partecipato al summit storico del 2000 e sostenuto per anni canali di comunicazione aperti con Pyongyang. La sua nomina al NIS, spesso accusato in passato di strumentalizzazione politica, simboleggia la volontà di trasformare l’intelligence da leva di scontro a piattaforma diplomatica.
Verso un equilibrio strategico
La nuova strategia punta su tre assi: mantenere canali attivi con la Cina, rilanciare il dialogo con la Corea del Nord e rinegoziare con Washington un rapporto meno asimmetrico. Lee intende ridurre le esercitazioni militari congiunte percepite da Pyongyang come provocazioni, evitando che Seul venga esclusa da eventuali negoziati bilaterali tra USA e Corea del Nord. Allo stesso tempo, vuole preservare la centralità della partnership con Washington, anche attraverso un graduale ritorno del comando operativo (OPCON) delle forze sudcoreane.
Militari Usa e sud coreani pronti per una esercitazione
Pressioni esterne e interne
L’approccio di Lee arriva in un momento complesso: la Corea del Nord ha testato missili ipersonici, e l’amministrazione Trump 2.0 chiede agli alleati maggiori contributi finanziari per la difesa. I conservatori lo accusano di “filocinesismo” e temono un indebolimento dell’asse trilaterale USA-Giappone-Corea. Lee, tuttavia, mira a diversificare le relazioni senza rompere le alleanze storiche. La nomina di figure centriste alla Difesa e alla Premiership e il focus su tecnologia e intelligenza artificiale mostrano una strategia pragmatica e multilivello.
Seul nel nuovo ordine multipolare
La Corea del Sud cerca spazio tra le superpotenze, in un’Asia segnata dalla crescente rivalità sino-americana. Se riuscirà a bilanciare autonomia strategica e sicurezza collettiva, potrà emergere come attore mediatore in una regione sempre più frammentata. La sfida per Lee sarà trasformare la sua visione diplomatica in risultati concreti senza compromettere la deterrenza e la stabilità interna.
*Presidente Centro studi strategici (Cestudec)
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