Egitto: protagonista nella diplomazia nucleare. Nuove mosse per rilanciare i negoziati tra Iran e Stati Uniti

Di Chiara Cavalieri*

Il CAIRO. L’Egitto rafforza il proprio ruolo di mediatore regionale e internazionale annunciando una nuova iniziativa per rilanciare i negoziati sul nucleare iraniano tra Teheran e Washington, con l’obiettivo di stabilizzare la regione e riaprire un canale diplomatico diretto dopo le tensioni crescenti.

Contatti diplomatici ad alto livello

Il Ministero degli Esteri egiziano ha reso noto che il ministro Badr Abdel Aty ha tenuto una serie di colloqui intensivi con il suo omologo iraniano Abbas Araqchi, con il Direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) Rafael Grossi, e con Steve Witkoff, rappresentante speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente.

Secondo la dichiarazione ufficiale, questi contatti si inseriscono nel quadro di una strategia più ampia per sostenere la sicurezza regionale, ridurre le tensioni e creare le condizioni favorevoli a una ripresa dei negoziati tra Iran e Stati Uniti.

La mossa arriva sulla scia dello Accordo de Il Cairo”, firmato il 9 settembre scorso tra Teheran e l’AIEA sotto l’egida egiziana, che prevede la ripresa della cooperazione e delle ispezioni sugli impianti nucleari iraniani.

La stretta di mano finale dopo l’accordo de Il Cairo tra Iran e AIEA, con la partecipazione di Badr Abdel Aty, Abbas Araqchi e Rafael Grossi.

Verso un nuovo dialogo nucleare

La dichiarazione egiziana sottolinea che durante i colloqui è stata ribadita la necessità di proseguire gli sforzi per costruire fiducia reciproca e creare un terreno solido per la ripresa dei colloqui diretti tra Stati Uniti e Iran.
L’obiettivo dichiarato è raggiungere un accordo globale che tenga conto degli interessi di tutte le parti coinvolte, garantendo sicurezza e stabilità nella regione mediorientale.

“I contatti hanno affrontato la necessità di creare le condizioni per la ripresa dei negoziati e di favorire una svolta concreta in una delle questioni più complesse della politica internazionale”, recita la nota del Ministero degli Esteri egiziano.

Le parti hanno concordato di continuare a lavorare congiuntamente per esplorare nuove idee diplomatiche e soluzioni praticabili.

Dalla crisi del JCPOA all’escalation del 2025

Il programma nucleare iraniano ha radici lontane, risalendo agli anni ’70 sotto lo scià Mohammad Reza Pahlavi.

Dopo la Rivoluzione islamica del 1979, Teheran ne accelerò lo sviluppo, fino a raggiungere nel 2015 la firma del Piano d’azione congiunto globale (JCPOA) con Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, Germania e Unione Europea.

Tale accordo limitava l’arricchimento dell’uranio iraniano in cambio della revoca delle sanzioni economiche.

Tuttavia, nel 2018, Washington si ritirò unilateralmente sotto l’amministrazione di Donald Trump, reintroducendo dure sanzioni e spingendo Teheran a riprendere l’arricchimento a livelli prossimi al 60%, vicino alla soglia militare.

Nel 2025 la crisi è esplosa nuovamente con una breve guerra di 12 giorni tra Iran e Israele a giugno, che ha portato alla distruzione parziale di siti nucleari iraniani, innescando un timore diffuso di corsa agli armamenti regionali.

Sabato scorso si e’ segnata una data cruciale nella lunga e complessa vicenda nucleare iraniana: la risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, approvata nel 2015 in seguito alla firma del Piano d’Azione Congiunto Globale (JCPOA), è ufficialmente scaduta, ponendo fine a tutte le restrizioni e ai meccanismi sanzionatori collegati al programma nucleare di Teheran.

I firmatari dell’JCPOA nel 2015

In una dichiarazione dettagliata, il Ministero degli Esteri iraniano ha affermato che la questione nucleare deve essere rimossa dall’agenda del Consiglio di Sicurezza sotto la voce “non proliferazione” e trattata come qualsiasi altro programma nucleare civile di uno Stato non dotato di armi atomiche.

Teheran ha duramente attaccato Germania, Francia e Regno Unito, accusandoli di aver tentato di riattivare illegalmente il meccanismo di risoluzione delle controversie sotto pressione degli Stati Uniti, definendo tali mosse “prive di validità giuridica e di efficacia”.

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi

Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha notificato ufficialmente alle Nazioni Unite la decadenza legale della risoluzione 2231, respingendo qualsiasi tentativo di ripristino delle sanzioni tramite lo “snapback”. Araghchi ha ricordato che 121 Paesi del Movimento dei Non Allineati hanno riconosciuto la scadenza della risoluzione e che il Consiglio di Sicurezza non ha approvato alcuna proroga.

L’Iran ha inoltre denunciato gli “attacchi israeliani e americani” contro il proprio territorio e le proprie strutture nucleari civili, qualificandoli come violazioni gravi del diritto internazionale. Parallelamente, Teheran ha ringraziato Russia e Cina, insieme a numerosi Stati del Sud globale, per aver respinto i tentativi occidentali di reimporre le misure coercitive.

Nonostante le tensioni, la Repubblica Islamica ha ribadito la natura pacifica del proprio programma nucleare e la volontà di proseguire sul piano diplomatico, difendendo al contempo i “legittimi diritti del popolo iraniano”.

Il Cairo al centro della scena

Il 9 settembre, l’Egitto ha ospitato la firma dell’Accordo de Il Cairo tra Iran e AIEA, con la partecipazione di Badr Abdel Aty, Abbas Araqchi e Rafael Grossi.

L’intesa rappresenta un primo passo verso la de-escalation e riafferma il ruolo dell’Egitto come attore diplomatico centrale e ponte di dialogo tra mondi contrapposti.

La nuova iniziativa mira a trasformare questo slancio in una piattaforma concreta per il rilancio del JCPOA, possibilmente aggiornato alle nuove condizioni geopolitiche.

Prospettive geopolitiche

Il tentativo egiziano si inserisce in un contesto globale delicato:

  • Washington e Teheran restano su posizioni distanti ma con segnali di apertura;
  • Israele osserva con estrema attenzione ogni sviluppo;
  • l’Unione Europea, la Russia e la Cina mantengono un interesse diretto nella stabilità del programma nucleare iraniano.

In questo scenario, l’Egitto punta a consolidare la propria posizione di potenza diplomatica regionale, offrendo un canale pragmatico e credibile di dialogo.

In sintesi:

  • L’Egitto ha intensificato i contatti per riavviare i negoziati tra Iran e USA sul nucleare.
  • I colloqui coinvolgono Iran, USA e AIEA.
  • Obiettivo: stabilità regionale e ripresa del JCPOA.
  • Il Cairo rafforza il suo ruolo di mediatore internazionale.

*Presidente dell’Associazione Italo-Egiziana Eridanus e vice presidente del Centro Studi UCOI-UCOIM.

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