Di Paola Ducci*
WASHINGTON (nostro servizio particolare). L’Office of Strategic Services (OSS) è stata un’Agenzia di intelligence fondata durante la Seconda Guerra mondiale e precursore della CIA, gli odierni Servizi segreti americani.
Operò prevalentemente all’estero e svolse un lavoro utile ed encomiabile durante lo sforzo bellico.
Venne gestita dal Colonnello dell’Esercito William Joseph Donovan, noto con il soprannome di “Wild Bill”.
Veterano decorato della Prima guerra mondiale, l’unica persona che abbia ricevuto tutti e quattro i più importanti riconoscimenti negli Stati Uniti: la Medal of Honor (Medaglia d’onore), la Distinguished Service Cross (Croce per servizi distinti), la Distinguished Service Medal (medaglia per servizi distinti) e la National Security Medal (medaglia per la sicurezza nazionale).
Ha anche ricevuto la Silver Star (Stella d’argento) e il Purple Heart (Cuore di porpora).
L’Agenzia creò alcune delle tattiche operative e tecniche di intervento della moderna intelligence usate ancora oggi, compresa una serie di armi, alcune molto efficienti, altre forse un po’ eccentriche.
Ma, naturalmente, possiamo immaginare che il lavoro della spia non sia propriamente un’attività convenzionale.
L’OSS svolgeva prevalentemente missioni in territorio nemico, inviando i propri agenti oltre le linee per portate a termine operazioni estremamente delicate, di altissimo livello di segretezza, che avrebbero fornito un prezioso ausilio allo sforzo bellico.
Questo è il motivo per cui le spie americane si avvalevano spesso di armi assai particolari, spesso sotto forma di oggetti banali e apparentemente innocui, sviluppate appositamente da specialisti dell’ufficio per i servizi strategici al fine di supportare gli operatori nel successo della loro missione.
LE VARIE ARMI IN DOTAZIONE
Molte di queste armi erano tanto efficaci quanto, talvolta, “strane”.
Una di queste, forse la più nota, è il Sedgley OSS 38, all’apparenza un guanto in pelle, ma in realtà un guanto “armato” al cui interno era inserita una pistola caricata con un singolo colpo calibro 8 che si attivava quando la mano che lo indossava colpiva un obiettivo.
Un apparato simile a una pistola, quindi, che consentiva a chi lo indossava di sferrare al bersaglio un pugno mortale.
Il Sedgley, caricato con un singolo colpo, si basava su un meccanismo a pressione che avrebbe armato e sparato non appena lo stantuffo avesse colpito, insieme alle nocche, il corpo dell’obiettivo.
In realtà non era una creazione originale OSS, ma un’arma fornita inizialmente ai Marines e ad alcuni membri dell’US Navy di stanza nel Pacifico e impiegata dall’OSS per eliminare personalità di alto livello simulando uno scontro casuale.
Ma è dalla US Navy che di fatto è stata più utilizzata e dove ha ottenuto la sua meritatissima fama: è l’arma che ha avuto il maggior successo fra tutte quelle in dotazione agli operativi OSS.
Il Sedgley è utilizzato in una scena del film di Quentin Tarantino, “Bastardi senza Gloria”, precisamente nel finale incandescente che si svolge nel piccolo cinema francese, dove l “Orso ebreo” la indossa sotto lo smoking.
Un’altra arma assai utile nelle missioni segrete era la Stinger Pen Gun (pistola a penna Stinger): forse l’arma più famosa sviluppata e migliorata dagli “M” dell’OSS inquadrati nei laboratori del Research & Development Branch.
Una penna letale che passava del tutto inosservata, perfetta per una spia.
Fu ideata per essere usa e getta, caricata con un singolo colpo calibro 22short.
Una volta sparato il colpo, la Pen Gun poteva essere gettata via.
Disegnata e costruita a forma di penna, molto piccola ed elementare nel suo funzionamento, discreta e “indossabile” in qualsiasi situazione, permetteva all’operatore di nasconderla comodamente all’interno di un taschino, di approcciare il proprio bersaglio, di colpire con un unico shot e gettarla via: “leave the gun, take the cannoli “ (citazione. dal film Il Padrino).
Se ne evince quanto fosse di vitale importanza utilizzare l’unico colpo a disposizione per centrare l’obiettivo.
Diversamente dalla maggior parte delle armi OSS, la Stinger fu prodotta e distribuita in ben oltre 50 mila pezzi. Era piuttosto comune all’epoca e anche relativamente economica.
Invece la Welrod MK2 non era arma sviluppata dall’OSS, ma dai Servizi segreti di sua Maestà britannica, sebbene le spie americane l’abbiano molto apprezzata e ne abbiano fatto largo uso.
Anche questa è a colpo singolo, con otturatore scorrevole girevole, piuttosto curiosa per la sua progettazione.
La sua peculiarità era l’essere estremamente silenziosa: perfetta dunque per colpire un obiettivo di alto livello o le sentinelle di un sito da sabotare.
Dall’aspetto di un lungo silenziatore moderno, veniva armata attraverso l’otturatore posteriore.
Poteva essere ricaricata, quindi impiegata più di una volta durante la missione. Ma, ovviamente, era auspicabile non fallire mai il colpo.
Una pistola automatica in genere fa parecchio rumore incluso quello del meccanismo di scorrimento, mentre la Welrod lo aveva completamente eliminato.
Poteva inoltre essere calibrata con un .32ACP o con un 9 mm.
Com’è evidente, un’arma da un colpo solo, seppur ricaricabile, non poteva certo essere usata con successo in un conflitto a fuoco, ma era invece un dispositivo davvero interessante per una missione che prevedeva l’eliminazione di un solo soggetto – naturalmente se ci si avvicinava molto al bersaglio – oppure per sopprimere in maniera silenziosa sentinelle o cani da guardia.
La Welrod riduceva il suono del colpo di circa 73 decibel, paragonabile a meno della metà del suono prodotto da una 9 mm standard.
Ecco una vera diavoleria, invece: la SAC 46, conosciuta come Dragon Fly.
Silenziosissima, era un’arma caricata con un dardo che percorreva una canna di circa 81 centimetri.
Una pistola basata sul calcio di un revolver e dotata di una lunghissima e sottilissima canna che, attraverso la pressione di una cartuccia di CO2, proiettava un dardo avvelenato a una distanza di 30 metri con un elevato grado di precisione.
Il dardo avvelenato colpiva il bersaglio senza alcun rumore, iniettava una dose di veleno letale e permetteva all’operatore di scomparire nelle tenebre.
Così descritta, sembrerebbe un oggetto da set cinematografico più che un’arma effettiva.
Il design era davvero eccentrico, ma la Dragon Fly risultava piuttosto efficiente.
Sparava il dardo grosso modo a circa 30 metri con un buon grado di accuratezza. Fra l’altro era stata ideata per poter essere assemblata rapidamente e facilmente, cosa che le spie ovviamente non potevano che apprezzare.
Gli operatori dovevano caricare la cartuccia e il dardo dentro l’arma, quindi unire le due sezioni da 40,64 centimetri della canna ma, se necessario, era possibile montarne una singola per ottenere una precisione maggiore.
L’assemblaggio appariva quindi agevole, ma il ricaricamento necessitava di uno sforzo notevole in quanto doveva essere completamente smontata per essere rimessa in condizioni di nuovo uso.
Per questo motivo non ebbe un utilizzo concreto durante il conflitto, ma lo ha avuto un’altra arma, che sparava dardi avvelenati a elevata distanza, con elevata precisione e senza emettere un sibilo: la balestra soprannominata “Guglielmo Tell”.
La “Guglielmo Tell”, nome dato in onore dell’arciere che colpì con la sua freccia una mela sulla testa del proprio figlio, tecnicamente era un arco, in realtà era una moderna e silenziosissima balestra, o molto vicina ad esserlo.
Somigliava a una sorta di fionda con un’imbracatura di gomma invece del tradizionale paio di bracci verticali e la striscia di gomma.
Questa strana combinazione di fionda e balestra ne faceva un’arma estremamente compatta e silenziosa.
La Guglielmo Tell era definita l’arma più silenziosa di tutta l’armeria OSS.
Non solo il suo suono era appena percettibile, ma qui mancava totalmente il flash associato al colpo sparato.
Dal design compatto, era destinata a un approccio ravvicinato e silenzioso con il nemico.
Tuttavia alcuni test ne avevano rilevato difetti significativi: uno fra tutti, l’arma poteva con il suo meccanismo colpire sì il bersaglio in modo del tutto silenzioso, ma non eliminarlo definitivamente, lasciandogli quindi la possibilità di reagire.
Inoltre quest’arma certo non poteva impedire che il nemico, colpito, urlasse o comunque richiamasse l’attenzione.
Necessitava quindi di un’estrema precisione e di un’abilità spiccata dell’operatore.
*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa
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