Roma. La questione immigrazione è ormai esplosa in tutta la sua gravità, visto l’incapacità della politica nazionale ed internazionale di trovare soluzioni.
Report Difesa ha intervistato, Roberto Virzo, professore associato di Diritto internazionale all’Università del Sannio e docente di Organizzazioni Internazionali alla LUISS.
Professore, si parla di applicare un blocco navale o un’area di interdizione per non far passare più navi non italiane che trasportino migranti, recuperati in mare e dell’applicazione della Convenzione di Montego Bay. Quali sono le regole che devono essere applicate?
In virtù dell’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Convenzione di Montego Bay) il nostro Stato potrebbe negare il diritto di passaggio a navi battenti bandiera straniera, trasportanti migranti e dirette verso un porto italiano. Tuttavia tale misura sarebbe legittima solo se a bordo della nave straniera vi fossero “esclusivamente” migranti economici ed il porto italiano di approdo, in quanto sicuro, non risultasse il più vicino (in base alle regole della Convenzione SAR, Search and Rescue).
Al contrario, ed è peraltro l’ipotesi più frequente, se la nave trasportasse persone richiedenti protezione internazionale, in particolare rifugiati e minorenni, l’autorizzazione non andrebbe negata, stante l’obbligo di non respingimento previsto da norme internazionali consuetudinarie e convenzionali vincolanti l’Italia.
Quale è il ruolo delle Organizzazioni non governative (ONG) n questo processo?
Nel Mediterraneo ed in particolare in acque internazionali, talune Organizzazioni non governative stanno prestando una nuova tipologia di soccorso che potremmo definire “volontario”. Sarebbe auspicabile che questa attività venisse meglio regolamentata, come nel caso delle operazioni di soccorso condotte da Organizzazioni non governative in Stati stranieri in cui siano in corso conflitti armati o colpiti da catastrofi umanitarie. Occorrerebbe che, quantomeno a livello regionale Mediterraneo, fosse disciplinata l’attività delle ONG coinvolte, stabilendo norme più puntuali sul coordinamento nelle attività di salvataggio, sull’individuazione dei porti dei vari Stati costieri dove far sbarcare le persone soccorse in mare e in materia di responsabilità degli Stati di bandiera.
Sul tema delle migrazioni quali sono i rapporti tra Italia ed Unione europea?
A me sembra che i rapporti inconcludenti più che con l’Unione europea, siano con alcuni Stati membri di quest’ultima. La politica migratoria non rientra tra le competenze esclusive dell’Unione ma in quella delle competenze concorrenti con gli Stati membri. Molti Stati europei hanno pertanto interesse a non trasferire il potere decisionale su questa materia all’Unione, di fatto lasciando soli Stati come l’Italia che si trovano maggiormente impegnati a fronteggiare i flussi migratori dall’Africa.
Le poche decisioni che l’Unione europea ha potuto assumere in questa materia sono comunque vincolanti e gli Stati membri devono rispettarle. Tanto è vero che la Commissione Juncker ha avviato di recente una procedura di infrazione contro Ungheria, Polonia e Repubblica ceca, per il rifiuto opposto dai tre Stati dell’Europa orientale ad accogliere persone aventi lo status di rifugiato attualmente in Italia e Grecia. Credo dunque che, contrariamente a quanto spesso si sostiene, ci sia bisogno di più Europa.
PER APPROFONDIRE: