Di Fabrizio Scarinci
Parigi. La scorsa settimana, durante un’intervista su BFM Business, il ministro della Difesa francese, Florence Parly, ha confermato le voci circa il probabile acquisto, da parte dell’Indonesia, di 36 caccia multiruolo Dassault Rafale, affermando anche che le trattative volte ad arrivare alla firma del contratto sarebbero ormai ad uno stadio molto avanzato.

Il Ministro della difesa francese Florence Parly
Inutile dire quanto questa, per Dassault Aviation, così come per le molte altre aziende coinvolte nella produzione del velivolo, rappresenti un’ottima notizia.
I ricavi di tale operazione sono infatti stimati in diversi miliardi di euro e la consistente mole di lavoro derivante dalla realizzazione di questi aerei contribuirebbe a salvaguardare l’impiego di una notevole quantità di personale altamente qualificato.
Tale commessa, inoltre, costituirebbe l’ennesima conferma di come il Rafale abbia definitivamente superato le grandi difficoltà riscontrate per lungo tempo sul piano dell’export.

Un Rafale
Fino a pochi anni fa, infatti, gli unici operatori di questo caccia di quarta generazione sviluppato tra gli anni ’80 e ’90 erano l’Armée de l’Air e l’Aéronavale e, malgrado l’enorme impegno profuso dai vertici politico-militari di Parigi, ogni tentativo di venderlo ad altri Paesi sembrava finire in un nulla di fatto.
A partire dal 2012, però, l’introduzione del nuovo radar AESA RBE2 (prodotto da Thales) ha decisamente cambiato le cose, facendo compiere all’aereo un significativo salto di qualità sia nel campo del combattimento aria-aria (dove le migliori capacità di tracciamento di questo radar, in combinazione con il nuovo missile BVRAAM “Meteor”, hanno reso il Rafale un avversario piuttosto insidioso anche per i caccia stealth di quinta generazione) che in quello dell’attacco aria-superficie (dove la sua capacità di generare in tempo reale mappe tridimensionali del terreno sottostante ha sensibilmente migliorato le capacità di navigazione e di individuazione degli obiettivi tattici da parte del velivolo).
Da quel momento diversi Paesi si sono quindi interessati all’aereo e Dassault è finalmente riuscita a vendere alcune decine di Rafale anche al di fuori dei confini nazionali.
Tra le varie forze aeree che lo hanno selezionato figurano, in particolare, l’EAF egiziana, che (anche in virtù di quello che accade con la sua flotta di F 16, privata dei missili AMRAAM per volontà di Washington) ne ha acquistati 24 allo scopo di ottenere mezzi avanzati privi di limitazioni in fatto di capacità di combattimento, l’Indian Air Force, che ne ha acquistati 36 soprattutto al fine di avere a disposizione delle piattaforme che i cinesi non conoscessero troppo bene (a differenza di quanto accade con i suoi Su 30 MKI, che non sono troppo diversi dai vari tipi di Flankers in dotazione alle Forze Aeree di Pechino), la Qatar Emiri Air Force, che ha ordinato 24 esemplari (più che altro nel quadro di una politica “di favori” volta a mantenere buone relazioni con i maggiori Paesi occidentali), e la Polemikì Aeroporìa greca, che ne ha acquistati 18 (alcuni dei quali di seconda mano) allo scopo di rinforzarsi, in funzione anti-turca, schierando anch’essa mezzi poco conosciuti dalle Forze Aeree dei propri avversari.

Un Dassault Rafale in volo
Per quanto riguarda, invece, l’eventuale acquisto indonesiano, appare chiaro come i 36 aerei in questione servano all’aeronautica di Jakarta principalmente al fine di iniziare a rafforzare una prima linea da combattimento che, disponendo di soli 33 F 16 Fighting Falcon, 5 Su 27 SKM, 11 Su30 MK2 e pochi altri aerei d’attacco leggeri, appare decisamente troppo esile per far fronte alle crescenti tensioni che caratterizzano, soprattutto a causa delle velleità egemoniche cinesi, l’attuale contesto geopolitico della regione.
In tale ottica, questa vendita, oltre a rappresentare un successo di per sé stessa, potrebbe anche essere in grado di conferire a Dassault una posizione di enorme vantaggio rispetto a molti suoi concorrenti nel caso in cui il governo di Jakarta dovesse esprimere ulteriori requisiti finalizzati al potenziamento delle proprie Forze Aeree.
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