Indonesia: un mercato della Difesa che interessa anche l’Italia. Il Paese si arma per difendersi dalle mire cinesi

ROMA. La Geopolitica e la Geostrategia accompagnano, possano dire da sempre, le scelte industriali, Investire in un Paese piuttosto che in un altro fa parte del bagaglio operativo di ogni azienda o Gruppo industriale.

E ieri, il Managing Director di MBDA Italia e Group Director Sales and Business Development MBDA, Giovanni Soccodato, nel corso di una conferenza stampa dove sono stato illustrati i dati del 2024 e le prospettive del 2025 ha detto l’Indonesia è un mercato importante perchè l’Italia ha fornito navi alla locale marina Militare, così come la Francia ha venduto dei caccia Rafale. Ed entrambi i sistemi d’arma hanno bisogno di munizionamento che MBDA Italia può produrre,

Giovanni Soccodato Managing Director di MBDA Italia e Group Director Sales and Business Development MBDA

Ma perchè il mercato indonesiano è considerato importante?

La stima, in dollari USA, è di 9,52 miliardi di USD nel 2025 e si prevede che raggiungeranno i 10,97 miliardi entro il 2030,

Il Governo di Giacarta ha annunciato piani per investire 125 miliardi di dollari nei prossimi tre anni per aggiornare e modernizzare il suo sistema di Difesa con circa due terzi (79,1 miliardi) stanziati per nuove attrezzature militari e 32,5 miliardi destinati a imprevisti e manutenzione.

Questo investimento sostanziale riflette l’impegno dell’Indonesia nello sviluppo di una solida infrastruttura di Difesa militare in grado di affrontare le sfide in evoluzione della sicurezza regionale, in particolare in risposta alle controversie territoriali nel Mar Cinese Meridionale.

L’area del Mar cinese meridionale

 

Gli sforzi di modernizzazione militare del Paese sono allineati con la sua iniziativa Minimum Essential Force (MEF), che adotta un approccio di difesa basato sulle capacità.

Questo quadro strategico ha catalizzato diversi programmi di approvvigionamento di alto profilo, tra cui i piani per acquisire 36 jet da combattimento Dassault Rafale e caccia multiruolo Boeing F-15EX Advanced Eagle.

Rafale in volo

 

Il programma di modernizzazione dell’Aeronautica comprende anche l’approvvigionamento di velivoli Airbus A330 Multi-Role Tanker Transport e di trasporti Lockheed Martin C-130J Super Hercules, dimostrando l’impegno dell’Indonesia nel migliorare le sue capacità aeree.

Oggi, infatti, la protezione di uno Stato da attacchi aerei è sempre più fondamentale.

L’area del Sud Est asiatico, dunque, visto anche l’occhio lungo della Cina è di vitale importanza per quanto riguarda la difesa dei propri territori dei Paesi interessati,

LA DISPUTA SUL MAR CINESE MERIDIONALE

La disputa sul Mar Cinese Meridionale, come detto, è stata citata da alcuni analisti come motivo di questa rincorsa agli armamenti. Altri, invece, ,hanno sottolineato una spesa militare costante pro capite e relativamente piccola in termini di inventario militare, rispetto ai vecchi sistemi sostituiti.

Le rivendicazioni marittime totali (di Cina, Taiwan) e parziali (di Vietnam, Filippine, Malaysia e Brunei) si intrecciano e si sovrappongono, dando luogo a dispute che si trascinano da decenni e che sono talvolta sfociate in confronti armati.

Nel 1974 un breve scontro noto come battaglia delle isole Paracelso vide contrapporsi una squadra navale cinese e una vietnamita.

La vittoria della Cina garantì de facto il controllo cinese delle isole Paracelso. Un nuovo scontro fra cinesi e vietnamiti avvenne il 14 marzo 1988, presso le isole Spratly: delle navi vietnamite furono affondate, segnando l’estendersi della sovranità cinese su alcuni atolli dell’arcipelago.

Le isole Paracelso

 

Quando le rivendicazioni non hanno portato direttamente a conflitti armati, si è cercato di risolvere le dispute con delle trattative.

Solitamente, la Cina ha preferito instaurare dei trattati bilaterali, mentre gli altri Paesi del Sud-Est asiatico continuano a preferire gli accordi multilaterali: essi ritengono infatti di essere svantaggiati in degli accordi bilaterali con il gigante cinese, mentre gli accordi fra più Paesi potrebbero risultare più proficui, specie considerando che lo stesso braccio di mare può essere reclamato da più parti.

Nell’ultimo decennio l’espansionismo cinese si è fatto più pressante: dal 2016 al 2019 le navi cinesi si sono introdotte nelle acque della Malaysia per 89 volte, spesso rimanendo nell’area anche dopo essere state allontanate dalla Marina malese. 

La Cina ne rivendica Spratly, Paracelso, Pratas, Macclesfield Bank e Scarborough Shoal; queste sono incluse entro la nine-dash line, una linea tracciata in età repubblicana (ripristinata nel 1992 con la “Law of the PRC on the Territorial Sea and Contiguous Zone”) che va oltre 2 mila chilometri dal Continente e raggiunge le acque territoriali vicine all’Indonesia e alla Malaysia.

L’area fa gola a Pechino per la presenza di petrolio, gas,  pesca, oltre che ) per la sua posizione strategica ed economica, Basti pensare che in queste acque transitano, ogni anno, circa 5 mila miliardi di dollari di merci.

Dallo stretto di Malacca a quello di Taiwan vi passano oltre 40 mila navi l’anno. Si tratta 40% del commercio globale via mare.

Inoltre, circa 11 miliardi di barili di petrolio e 190 trilioni di metri cubi di gas sono un elemento economico importante per la zona.

La Cina stima che tra i 23 e 30 miliardi di tonnellate di petrolio e i 16 trilioni di metri cubi di gas rientrano all’interno della tradizionale linea marittima di Pechino

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