Intelligence: il profilo psicologico ideale di un vero agente segreto? Resilienza, anticonformismo e un po’ di sana follia

Di Benedetta La Corte

ROMA (nostro servizio). Vi siete mai chiesti i processi che si celano dietro il reclutamento del personale d’Intelligence e quali sono i profili e i tratti psicologici più adatti per essere un Agente segreto?

Nel corso di una tavola rotonda composta da esperti di Intelligence e psicologi si è provato a rispondere a queste curiose domande.

Il convegno intitolato  “Profili psicologici degli Agenti segreti”, si è svolto nei giorni scorsi alla Casa dell’Aviatore di Roma. 

Durante il convegno “Profili psicologici degli Agenti Segreti”.

 

La figura dell’Agente risulta avvolta in un alone di mistero, com’è giusto che sia, d’altronde ha a che fare con il segreto per la sicurezza dello Stato, regolamentato dall’art. 39 comma 1 della nostra Costituzione.

L’Agente è colui che è chiamato “ad assolvere: la difesa dell’indipendenza, dell’integrità e della sicurezza delle istituzioni democratiche e la tutela degli interessi politici, militari, economici, scientifici e industriali dell’Italia (Legge 124/2007). In buona sostanza, gli appartenenti al Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica devono garantire la sicurezza della Patria nel rispetto della Democrazia. 

Luigi Sergio Germani, direttore della Scuola Gino Germani, introducendo il convegno ha sottolineato “l’intelligence quale strumento indispensabile per le scelte dei decisori politici”.

Luigi Sergio Germani, direttore della Scuola Gino Germani

 

Le figure che si occupano della raccolta di informazione sono variegate:  dagli operatori Humint, preposti all’acquisizione e gestione di fonti umani occulte; analisti d’intellingence; investigatori e analisti di counterintelligence; personale delle forze speciali, fino agli specialisti di crittografia, hacker, e ancora technical operations officers che presidiano le operazioni di intercettazione; e personale dirigenziale e vertici.

Una qualità comune a tutte questi funzionari, – ha detto il direttore – dovrebbe essere l’eccentricità, insieme all’anticonformismo e l’atteggiamento di sfida verso il sistema dominante”.

Come sostiene Christopher Andrew, professore emerito di storia moderna e contemporanea presso l’Università di Cambridge ed esperto d’Intelligence, il capo dei Servizi non dovrebbe essere reticente nel dire la verità ai vertici politici anche se queste verità risultano essere scomode.

In Italia purtroppo c’è una scarsa cultura dell’Intelligence, contribuiscono fenomeni di clientelismo ed influenze politiche.

Paola Betti, psicologa dirigente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ha avuto il delicato  incarico di impostare negli anni ’80, il profilo psicologico delle persone proposte al  Servizio informazioni e sicurezza militare (SISMI).  

“La selezione del personale richiede un grande lavoro a monte –  ha affermato Betti –  si deve avere una chiarissima fotografia dell’organizzazione nella quale si opera per individuare al meglio le figure professionali di rilievo”. In uno dei suoi primi incarichi ha svolto “centottanta interviste a dirigenti e quadri intermedi , di queste ne scaturirono altrettante job descrition, che avevano scopo di illustrare che cosa , con chi si fa una certa attività. 

Di questi 180 profili professionali ne stati selezionati solo quarantaquattro, tutte figure profondamente diverse tra loro. 

Lo step successivo consisteva nella scelta di strumenti psico diagnostici per l’individuazione idi precise caratteristiche ed attitudini. Il Minnesota, ad esempio è uno fra i più attendibili”, secondo Betti che ha aggiunto “ inoltre ci sono anche dei test utili a verificare la tenuta psicologica sotto pressione.

Il Secret Intelligence Service (SIS) agenzia di spionaggio per l’estero del Regno Unito, conosciuta, anche con il nome di MI6, è stata quella che ha condotto la selezione più efficace. I colleghi inglesi del MI6 utilizzavano il talent scout per individuare i possibili profili di interesse.

Una volta individuato facevano un corso iniziale di sei mesi molto duro, dopo questo periodo chi superava le prove credeva di essere entrato ma il paradosso è che si credeva di vivere una situazione reale quando alla fine si trattava di una ulteriore prova addestrativa e selettiva”, ha infine concluso la psicologa. 

Adriano Soi, docente d’ intelligence e sicurezza nazionale, sottolinea che sussiste una difficoltà oggettiva al reclutamento. La domanda che più spesso pone ai suoi alunni è: “sei disposto a sparire?” Soi ha affermato di come rinunciare alla propria identità non sia una cosa semplice da attuare. “ L’ abbandono del servizio è direttamente proporzionale all’ambiente di lavoro,  in quanto la persona reclutata si aspetta di lavorare in un’élite e se non trova il contesto accogliente la motivazione e l’amor di patria passano in secondo piano. Il rischio di demotivazione è alto per una delle più importanti cariche pubbliche del nostro Paese” ha detto il docente.

Carlo Collarino, psicologo, già capo Catturandi squadra mobile di Roma, ha risposto fiducioso alla domanda se saremo in grado di organizzarci per formare Agenti in grado di operare in posti rischiosi. “Fino ad adesso lo Stato attingeva alla Forze dell’Ordine, alla Polizia perché sapeva di avere personale già addestrato, ma oggi lo Stato deve fare un passo in più. Investire sul fattore umano. Caratteristica importante degli Agenti è la resilienza emotiva ma anche riuscire a sostenere l’isolamento.”.  

Il lavoro dell’intelligence nel corso degli anni è andato incontro a diverse trasformazioni.

Alberto Pagani, docente e advisor nel settore sicurezza ha affermato che si deve pensare all’intelligence come organismo vivente. Una macchina umana che può cambiare a partire da quello che è. Un sistema di informazioni che nasce dopo la Seconda guerra mondiale strutturatosi sulla base di una guerra che aveva perso e che trovava articolazione nelle Forze Armate, doveva sostanzialmente fare bene il lavoro di controspionaggio, dove c’erano le basi, o punti delicati della NATO. Oggi non esiste più quell’ ambiente”. Pagani ha detto questo perché anche il sistema di reclutamento a suo avviso deve essere ripensato e non può essere rimanere invariato, in quanto “Oggi siamo in un mondo dove le competenze di cui abbiamo bisogno sono fuori dagli strumenti tradizionali che si conoscono”.

Se sei interessato/a all’argomento è in partenza un corso di Alta Formazione “PSICOLOGIA DELLE SPIE E DELLO SPIONAGGIO: LA DIMENSIONE PSICOLOGICA NEL MONDO DELL’INTELLIGENCE”.

Il corso si svolgerà nelle seguenti date: 6-7-8 marzo 2025.

Qui trovi il modulo di iscrizione:https://www.istitutogermani.org/modulo-di-iscrizione-onlne-al-corso-di-alta-formazione-online-psicologia-delle-spie-e-dello-spionaggio/

 

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