LIONE. È in corso nella sede INTERPOL di Lione (dal 18 al 19 novembre 2025) il workshop dei Focal Point e degli investigatori delle forze di polizia dei Paesi europei del Progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘ndrangheta).
Il meeting, sotto l’egida di Interpol, con il coordinamento della Direzione centrale della polizia criminale, vede la partecipazione anche dell’agenzia Europol, di personale del Servizio centrale operativo della polizia di Stato, del ROS dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza e mira ad implementare la cooperazione di polizia nel contrasto al riciclaggio dei beni riconducibili alla ‘ndrangheta.
In particolare, muovendo dal noto assioma “follow the money”, grazie all’iniziativa congiunta del Segretariato generale Interpol e del Dipartimento della Pubblica sicurezza italiano, nella due giorni di Lione, gli investigatori vogliono definire e perfezionare le procedure di scambio delle informazioni e di condivisione di best practices per l’individuazione (tracking) e il sequestro degli asset economico/finanziari della ‘ndrangheta nel mondo, grazie anche all’utilizzo del nuovo strumento della cosiddetta Silver notice interpol, iniziativa promossa dal Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia della Direzione centrale della polizia criminale.

In quest’ottica, “il Progetto I – CAN, con un approccio di tipo olistico, focalizza l’attenzione sulla minaccia di tipo ibrido costituita ‘ndrangheta e sul suo dinamismo poli-criminale che la collega, con un ruolo di leader, alle organizzazioni mafiose transnazionali, attive in tutto il mondo. La ‘ndrangheta, broker mondiale del narco-traffico, ormai dai tempo, è una vera e propria holding criminale: una mafia silente e pervasiva che si infiltra nei tessuti economici legali e nelle Istituzioni, con il potere della corruzione e con il riciclaggio e che non attacca più frontalmente lo Stato. Per tali motivi é fondamentale, implementare la resilienza delle forze di polizia e l’adattabilità ai nuovi scenari criminali che mutano rapidamente per ottimizzare e nascondere i profitti, sfruttando anche le nuove tecnologie, dalle criptovalute fino all’Intelligenza Artificiale”, le parole congiunte del direttore del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, Lorenzo Bucossi, e del Project leader, Simone Pioletti, entrambi dirigenti della Polizia di Stato.
L’attività operativa svolta da giugno 2020 supportata e coordinata dal Progetto I-CAN, attraverso le specifiche Unità operative, ha consentito di localizzare e trarre in arresto 168 soggetti collegati alla ‘ndrangheta in oltre 30 Paesi del mondo, di cui 63 latitanti, oltre agli ingenti sequestri di somme di denaro, droga ed armi.

Nel 2025, si è registrato il record degli arresti: ben 66 soggetti collegati alla ‘ndrangheta in 14 diversi Paesi, di cui 12 latitanti, confermando la forte accelerazione operativa della progettualità, sostenuta dal vice capo della Polizia, direttore Centrale della polizia criminale, prefetto Raffaele Grassi, e che ha permesso, nell’anno in corso, l’adesione di altri quattro Paesi, di importanza strategica per le rotte del narcotraffico e per il contrasto al riciclaggio: Cile, Panama, Costa Rica e Lussemburgo, per un totale di ben 24 Stati, dislocati in quattro continenti che, si muovono “All togheter against ‘ndrangheta”.
Inoltre, nel 2025, sono state effettuate 14 estradizioni/consegne di ‘ndranghetisti verso l’Italia, coordinate ed eseguite dal Servizio per la cooperazione internazionale di polizia.
Infine, per quanto riguarda l’attività di analisi ed intelligence, dal 2022 è operativo il Crime analysis file (CAF), database Interpol dedicato al Progetto I-CAN, implementato dai 24 Paesi aderenti, che ha raggiunto le 110.000 (centodiecimila) entità censite, con un incremento da novembre 2024 a novembre 2025 del 75%, divenendo ad oggi il 2° database Interpol per dati contenuti.
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