Di Marco Pugliese
Washington. L’analista ed economista Edward Luttwak, già consulente strategico della Casa Bianca, intervistato, in esclusiva, per Report Difesa è chiaro: “L’ Italia si metta in testa di combattere. In Libia dovete andarci armi pesantemente, presidiare le città, evitare partenze di barche, evitare infiltrazione di terroristi che utilizzano la Libia come hub, Manchester lo ha dimostrato”. Un’affermazione forte quella dell’analista che se la prende con l’inerzia italiana.

Edward Luttwak, dice che l’Italia deve combattere in Libia
Roma in Libia si gioca il proprio futuro geoeconomico e non fa nulla per tornare protagonista. Troppo traballanti per Luttwak i Governi locali, incapaci d’accordarsi e soprattutto di gestire il territorio.
Per l’Italia quali rischi? In primis che l’Egitto (con il supporto di Mosca) riesca prima o poi a creare uno stato cuscinetto, una sorta di governo fantoccio che faccia gli interessi del Cairo. Nello stesso momento Londra e Parigi tenterebbero di andare a controllare il settore idrocarburi,, in questo momento ancora in mano italiana. In mezzo a tutto ciò i flussi migratori che Luttwak definisce “organizzati a tavolino”.

Milizie libiche
Qual è l’obiettivo? Immobilizzare l’ Italia. Nessuno deve più partire dalle coste libiche per l’analista americano, vanno creati dei centri in loco e solo dopo accordi chiari con l’Unione europea vanno portati in salvo coloro i quali avranno i requisiti.
L’Italia ha perso terreno e deve recuperarlo. Ma con quali mezzi e uomini, soprattutto il Belpaese sembra non essere sufficientemente preparato. Luttwak glissa su quest’aspetto e parla di circa 80 mila uomini di fanteria, aviazione e navi. Nello stesso momento le Ong vanno bloccate e presidiate nei porti italiani dalla Marina Militare, indica poi una no fly zone sulla Libia onde evitare ponti aerei “terzi”. Ankara ed appunto Egitto sono attivi in questo senso.
L’Italia quindi dovrebbe occupare anche i cieli libici, dopo aver occupato militarmente le grandi città ed i porti. Sinergie con eserciti libici? Dove possibile. Secondo Luttwak la Libia va “presa” militarmente, mettendo in conto un dispendio notevole di mezzi e uomini. L’opinione pubblica come la prenderebbe? Gli italiani sarebbero appunto “pronti a combattere”? Frase che nel 2016 “scappò” perfino all’allora ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni in risposta alle minacce dello Stato Islamico.
Tornando ai numeri però la situazione dell’Esercito italiano è questa: 96 mila uomini tra truppa ed ufficiali, esclusa l’Arma dei Carabinieri.
Bisognerebbe creare (secondo Luttwak) una sorta di Task Force con il meglio delle nostre brigate corazzate, utilizzare praticamente tutti gli elicotteri da combattimento (il Mangusta necessita di un processo d’ uso complesso in territorio desertico, filtri da pulire in primis, che richiedono tempo e rotazione notevole di mezzi). L’aviazione non può ancora contare sugli F-35 (ancora nella fase di prova) e dovrebbe affidarsi a droni (gli americani concederebbero i propri), Eurofighters ed appunto elicotteri.
All’Italia mancano aerei d’attacco al suolo, gli A-10 per intenderci che in una missione del genere tornerebbero utili. A questo s’aggiungono i comandi italiani, non propensi nell’intervenire, Afghanistan (dove operano i migliori dei nostri reparti speciali) e Libano (Brigata Ariete e Marina Militare) sono missioni troppo impegnative per dislocare quelle forze in Libia. Rimane un dubbio, il ruolo NATO ed Usa.
Cosa gli Alleati metterebbero sul piatto? L’ex Presidente Usa Barack Obama con l’ex premier Matteo Renzi fu chiaro: vi diamo mezzi, copertura della Marina e circa 15 mila uomini ma la missione la gestite voi. Renzi però non aveva una maggioranza politica per tali azioni e in seno al nostro Governo (all’inizio 2015 propenso ad intervenire ) ci si convinse d’aspettare.
Il 2017 è anno complesso, la bomba immigrazione è esplosa (Renzi ha pagato quest’immobilismo al referendum) ed il Governo italiano è precario. Il ministro degli Interni, Marco Minniti, da gennaio, sta tentando più strade, tra il politico e l’aiuto sul terreno (presenza fantasma italiana in Libia).
Il problema idrocarburi pesa moltissimo sugli interessi italiani, in termini economici circa 17 miliardi all’anno, a cui vanno aggiungi i 6 per gestire l’accoglienza. A queste cifre vanno aggiunte le spese della Marina. L’Italia quindi in Libia ci lascia circa 25 miliardi annuali. La domanda che moltissimi italiani iniziano a porsi : possiamo permettercelo?