Di Pierpaolo Piras
Teheran. Il conflitto, per ora solo sociale e diplomatico, tra Iran e Arabia Saudita si è insinuato in quasi tutte le questioni regionali medio orientali, alterando o rompendo consolidate alleanze internazionali, sostenendo guerre in tutta la regione e sollevando nel contempo timori di un conflitto militare diretto tra questi due importanti Paesi.
Il tutto in una regione immiserita da sanguinosi conflitti tuttora in corso e dalla disputa mai sopita e latente tra Israele e Palestina.
Negli ultimi dieci anni, la lotta tra Iran e Arabia Saudita per raggiungere ed esercitare un ruolo dominante in Medio Oriente, si è insinuata in quasi tutte le questioni geostrategiche di questa area.
Di recente, da indiscrezioni, sembra che entrambe le parti siano alla ricerca di una via diplomatica verso un confronto diretto, nel contesto di un desiderato compromesso inteso ad un più ampio abbassamento delle tensioni in tutta la regione del Medio Oriente.

Mappa dello Yemen
Gli interessi geostrategici e geoeconomici
L’Arabia Saudita ha intensificato il suo avventurismo regionale dopo che Mohammed bin Salman, il potente figlio di re Salman, è stato nominato principe ereditario nel 2017.
Dalla guerra civile siriana alla guerra a guida saudita nello Yemen, ciò ha significato conflitti per procura con regimi sostenuti dall’Iran e gruppi armati non statali che in diverse occasioni hanno virato pericolosamente vicino alle ostilità dirette tra due rivali.
Cronologia degli ultimi importanti eventi
Un attacco missilistico e di un drone di precisione sugli impianti petroliferi sauditi nel 2019 è stato ampiamente attribuito all’Iran.
L’approccio conflittuale dell’amministrazione Trump a Teheran ha portato gli Stati Uniti e l’Iran sull’orlo della guerra nel gennaio 2020, con implicazioni dirette per Riyadh.
Il presidente Joe Biden si è ora rimpegnato diplomaticamente con l’Iran nel tentativo di rilanciare l’accordo nucleare multilaterale del 2015 da cui l’amministrazione Trump si era ritirata.
Ciò coincide con movimenti più ampi di tutti i protagonisti in tutto il Medio Oriente per ragioni conflittuali e di competizione ai fini del controllo della regione.

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden
Aspetti critici di geopolitica in Medio Oriente
Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti, succeduto a Donald Trump, ha promesso di fare del rispetto dei diritti umani un pilastro centrale della sua politica estera, anche nell’area strategica rivierasca del golfo Persico.
Le potenziali implicazioni per gli alleati statunitensi in Medio Oriente, in particolare l’Arabia Saudita, sono significative, anche se ad oggi Biden non ha cambiato gran che della politica americana in questa regione.
Nonostante i recenti sforzi per allentare le tensioni, il conflitto civile in corso nello Yemen continua ad determinare una indescrivibile crisi umanitarie del mondo con intere popolazioni ridotte alla fame.
La decennale guerra civile siriana è ora entrata in un finale esteso che, sebbene meno sanguinosa, rimane altrettanto incerta sull’identità dei partecipanti e intenzioni a dir poco volatili delle parti (non sempre distinte) in conflitto.
La guerra civile in Libia è caratterizzata da una tregua da quando è stato concordato un cessate il fuoco nell’ottobre 2020 e un governo di transizione è stato nominato alcuni mesi fa.
Anche qui, l’assenza di combattimenti non garantisce in alcun modo l’instaurazione di una pace futura, tanto meno duratura.
Israele e Hamas
La recente fase di aspri combattimenti tra Israele e Hamas è servita a ricordare, che il conflitto tra Israele e Palestina non può essere risolto per il semplice desiderio delle superpotenze con interessi geopolitici nell’area.
Come ogni altro aspetto politico e strategico nella regione, questo conflitto è rimasto impigliato nella più ampia lotta di potere tra Arabia Saudita e Iran, con i leader alleati dei sauditi disposti a rimanere in silenzio sulla questione palestinese in cambio del sostegno israeliano nel contenere l’Iran.
Gli ultimi accordi di normalizzazione diplomatica mediati dagli Stati Uniti, che Israele ha recentemente firmato con gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, hanno piuttosto formalizzato un riallineamento strategico che fino ad ora era stato tenuto segreto – ma risaputo da tutti – in questa regione.

Mappa della Palestina
La posizione dell’Arabia Saudita
La domanda cruciale ora è se l’Arabia Saudita seguirà l’analoga procedura con gli stessi risultati di successo diplomatico degli Emirati.
Questa soluzione potrebbe essere facilitata dal fatto che la normalizzazione delle relazioni estere con Israele senza una soluzione finale del conflitto israelo-palestinese non sembra più essere una condizione sostenibile, come era ritenuto sino a pochi mesi fa.
Sul tappeto della diplomazia internazionale rimangono alcune domande chiave su ciò che accadrà dopo.
In che modo l’amministrazione Biden riorienterà la politica degli Stati Uniti in Medio Oriente e quali conseguenze avrà per la regione? A parte il consueto sostegno ad Israele, non ci sono ancora novità da parte del Dipartimento di Stato americano.
Il passo verso l’impegno diplomatico riuscirà a reprimere i vari conflitti del Medio Oriente? O almeno alcuni?
Il più recente conflitto Israele-Hamas sposterà il conflitto israelo-palestinese in alto nella lista delle priorità a Washington e nelle capitali regionali?
Ancora molto resta da sapere e da conseguire per tutti i protagonisti in Medio Oriente.
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