Bruxelles. L’Irlanda del ‘900 è passata alla storia come un Paese diviso, dove una guerra civile ed i continui scontri tra unionisti e repubblicani hanno lasciato una lunga scia di morti e di feriti.

Un’immagine della guerra civile nordirlandese
I 27 Paesi dell’Unione europea (senza la Gran Bretagna) hanno deciso di dividere un pezzo del Regno Unito, quello dell’Irlanda del Nord per passarlo sotto le bandiere di quella del Sud, ovvero l’Eire. Nel vertice di Bruxelles di oggi questo è il canovaccio politico-diplomatico che viene posto sul tavolo.
Ricordiamo che tra 40 giorni si vota in Gran Bretagna e ricordiano che Londra ha deciso per la Brexit, una scelta che non è stata di certo digerita, malgrado le facce di circostanza, dai vertici europei.

La premier britannica Theresa May deve affrontare numerosi problemi in politica interna ed estera
Per i 27 si tratta di una sorta di manovra anti Brexit. Ci sono tante cose che dovranno essere decise dal vertice. Primo la questione del soldi, poi quella dei diritti di cittadinanza (gli europei residenti nel Regno Unito ed i britannici che invece vivono nei Paesi dell’Ue). E dulcis in fundo, le frontiere dell’Irlanda del Nord.
Ma il problema principale, per Bruxelles, è Londra. L’economia di sua Maestà è in crisi. Venerdi scorso sono stati diffusi i dati del Pil. Mediocri.
E non è detto che le elezioni dell’8 giugno possano favorire la May contro i laburisti e nello stesso tempo calmare gli animi all’interno del Partito dei conservatori, dove si registra una fronda contro l’attuale premier.
Fino a qualche settimana fa il problema era il futuro di Gibilterra ed i rapporti con la Spagna. Oggi è l’Irlanda del Nord.
E la politica nord irlandese cerca di cavalcare l’onda della situazione tra Londra e Bruxelles. Tanto che il primo ministro di Belfast, Enda Kenny chiederà al vertice nella capitale belga che l’Unione europea riconosca un’Irlanda unificata dentro l’Unione. Un po’ come lo schema che portò, dopo il crollo del Muro di Berlino, le due Germanie ad unirsi sotto un’unica bandiera.
C’è poi la questione scozzese. Con Edimburgo che agita ancora il fantasma di un referendum secessionista.
Tornando alla questione nord irlandese, l’accordo del Venerdì Santo – firmato a Belfast il 10 aprile 1998 dai Governi britannico e irlandese e approvato dalla maggior parte dei partiti politici nord irlandesi (il 23 maggio 1998 è stato approvato dai votanti nordirlandesi attraverso un referendum – che riportò la pace nell’Ulster ha stabilito che, in caso ci dovesse essere un’unione pacifica e democratica tra le due Irlande, essa deve essere sottoposta a referendum e dovrà essere riconosciuta dalle autorità britanniche.

La campagna elettorale per il referendum sull’accordo del Venerdì Santo
L’Unione europea, invece, punta a far sì che l’Ulster entri dentro il club europeo, senza troppi formalismi.