Islam, l’autodistruzione della propria vita da parte di molti giovani. Intervista al filosofo Philip Larrey

Di Antonio Salfa

Roma. Philip Larrey è dal 2003 docente alla Pontificia Università Lateranense di Roma nell’area della filosofia della conoscenza. La sua carriera accademica conta numerosi impegni di insegnamento e di studio al Seminario Teologico “Saint John Vianney” di Denver e presso l’European Study Center dell’Università di California e soggiorni in Atenei americani e in Asia. È sacerdote per la Diocesi di Roma. Il suo ultimo libro “Connected world” è stato presentato nell’Università americana di Harvard.

Reportdifesa.it lo ha intervistato.

Professore, quali sono le differenze , anche dal punto di vista teologico, tra lo shahid islamico e il martire cristiano?

Certamente, è ammirevole vedere il livello di convinzione e di determinazione di chi sacrifica la propria vita per un ideale. Ci sono persone che offrono la loro vita per il bene di una credenza, di una fede. La differenza fra lo shahid islamico ed il martire cristiano sta nel concetto di violenza: tutti e due muoiono per motivi religiosi, ma uno si autodistrugge, l’altro viene ucciso dal malfattore. Inoltre, il cristiano ha il dovere di proteggere la vita, che è sacra, e di evitare il martirio quando possibile. Nessun cristiano deve desiderare il martirio, ma tutti cristiani devono essere disposti a sacrificare la proprio vita per la scelta di fede in Cristo.

Un giovane islamico studia il Corano

Come sono cambiate, a 100 giorni dall’elezione del Presidente statunitense, Donald Trump, le relazioni internazionali con la Russia, anche in vista di un rapporto sempre più teso con Putin, per via dell’attacco americano in Siria dopo l’uso (presunto) di armi chimiche? .

Questo è un tema molto complesso. Penso che gli equilibri mondiali stiano cambiando, anche quelli tra il Presidente degli Stati Uniti e quello russo. Qui viene a giocare un ruolo fondamentale il concetto di “fake news”, appunto delle notizie false, dove un lettore normale non riesce a distinguere facilmente ciò che è vero da ciò che non lo è. Quanto sappiamo veramente dei rapporti fra Trump e Putin? Non lo so. Quanto sappiamo da vero sull’uso di armamenti chimici in Siria? Praticamente che sono stati usati, ma poi poco di più. La mia opinione personale è che Trump cercherà di lasciare la gestione del conflitto in Siria/Iraq a Putin. Vedremo.

In che modo la Chiesa è riuscita ad abbracciare il concetto di secolarizzazione mentre l’Islam, in alcune delle sue correnti, si manifesta ancora legato alla radicalità della tradizione?

Un altro tema immensamente complesso. La risposta breve è: basta guardare il modo d’interpretare il libro sacro. La Bibbia ha subito vari metodi di analisi critica e testuale che rischiavano di togliere ogni significato al testo. Il Corano ancora non è stato toccato da questa rivoluzione. L’Islam deve ancora passare per il processo di “modernizzazione” che non è necessariamente qualcosa di positivo, ma praticamente necessario. Il rapporto fra la cultura e la religione è molto delicato nei Paesi islamici e si vede che ancora la perfetta armonia non si è trovata ancora.

L’informatica e la telematica possono influire sul rapporto tra sicurezza internazionale e privacy? Crede nel  condizionamento volontario dei media sull’opinione pubblica (anche in riferimento alle elezioni americane e francesi)?

L’influsso dei media nella costruzione dell’opinione pubblica è ormai palese. Anche l’influsso negativo, come per esempio con l’utilizzo di “fake news” , che probabilmente ha alterato il corso delle elezioni sia in America che in Francia. Un sondaggio recente negli States affermava che 67% dei adulti americani trovano le loro notizie su Facebook. E’ allarmante. Sia Facebook che Google stanno cercando di migliorare questa tendenza, con “fact checking” e segnalazioni. Molte persone sono disposte a sacrificare un po’ di privacy per aumentare la sicurezza, forse meno in Europa rispetto agli americani. Bisogna ritrovare un nuovo equilibrio in questo rapporto. Allo stesso tempo, i Governi devono essere prudenti nel invocare la “sicurezza nazionale” come motivo per infrangere nei diritti dei cittadini (come si è visto, per esempio, in Turchia, ma non solo).

A questo proposito, qual è oggi il concetto di libertà? Ed in virtù di questo, cosa può spingere alcuni giovani occidentali a passare dal vivere in quella che è considerata la migliore società possibile alla radicale scelta di sacrificio per un Dio di morte? In che modo è cambiata la concezione di Dio?

Sul tema dei giovani che bruciano il loro passaporti per andare in Siria a combattere per il Califfato, credo che i motivi sono vari: molti di loro hanno perso un senso di trascendenza e lo cercano nell’Islam radicale; alcuni sono saturi di superficialità (occidentale) e vogliono vivere un’esperienza forte. Altri cercano una ragione per cui dare la propria vita (una causa) e l’Islam radicale sembra essere la risposta. Credo che molti di questi o muoiono in quei Paesi, o cercano di ritornare in Occidente dopo essere stati delusi dall’esperienza molto romanticizzata nel Califfato. Ci sono molte Nazioni che non permettono a chi abbandona il Paese, rinunciando al passaporto, di ritornare in Patria.

PER APPROFONDIRE:

https://www.swissinfo.ch/eng/politics/dual-national-question_suspected-terrorist-could-lose-swiss-passport/42146890

http://www.express.co.uk/news/world/547633/Islamic-State-Samra-Kesinovic-Sabina-Selimovic-dead-missing

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