GERUSALEMME (dal nostro inviato). Se in Israele è festa grande così come a Gaza e nei Territori palestinesi per l’accordo per la fine del conflitto nella Striscia, dopo 2 anni, sul terreno le Forze Armate e la stessa Hamas restano guardinghe.

Gli uni non si fidano degli altri. E questo è un problema che, malgrado le dichiarazioni politiche nel Paese, negli Stati Uniti e in vari altri Stati del mondo (compresa chiaramente l’Italia) potrebbe rallentare la gestione stessa dell’intesa.
L’ala militare di Hamas, a poche ore dalla dichiarazione del raggiungimento dell’accordo, aveva tentato di attaccare una postazione dell’IDF nella periferia meridionale di Gaza City, cercando di rapire anche un soldato.

Il gruppo terroristico si è vantato, con un comunicato, dell’azione dicendo che i suoi miliziani erano riusciti a fare irruzione in un accampamento dell’Esercito israeliano e ad aprire il fuoco sui soldati da distanza ravvicinata, “causando la morte o il ferimento di diversi di loro”.
L’azione militare si era svolta con l’uso di razzi contro i carri armati Merkava.

“I nostri combattenti hanno tentato di catturare uno dei soldati nemici – hanno spiegato i terroristi – ma le condizioni del campo non lo hanno permesso”.
Intanto, le IDF hanno annunciato che quattro soldati sono rimasti feriti, ieri, in una collisione tra un Humvee e un obice semovente.

Sempre a Gaza i soldati stanno incendiando le basi prima di ritirarsi, così come stabilisce l’intesa.
Non cessano però le azioni contro i terroristi. In risposta a una serie di gravi attacchi compiuti contro i militari dell’IDF, nelle ultime 24 ore, un aereo ha ucciso in modo il Comandante di una Compagnia di Hamas e un altro terrorista palestinese.
E sempre da Gaza, secondo fonti di stampa, ieri sera si sono registrati scontri tra cellule di Hamas e la famiglia oppositrice Abu Warda nell’area portuale di Gaza.
Nel corso di questi scontri sarebbero stati uccisi tre membri dell’organizzazione terroristica.
Inoltre, due componenti della famiglia Abu Warda sarebbero stati uccisi e decine di sfollati sarebbero rimasti feriti.
Sul fronte politico, ieri sera, ha valutato e approvato la bozza dell’accordo di cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi
L’intesa include la restituzione di 20 ostaggi vivi e dei corpi di altri 28, tra lunedì e martedì prossimi.
A maggio, scorso Israele aveva pubblicamente messo in dubbio la vita di tre ostaggi, riferendosi, a quanto pare, all’israeliano Tamir Nimrodi, al nepalese Bipin Joshi e al thailandese Pinta Nattapong.
Il corpo di Nattapong è stato successivamente recuperato a Gaza.
La maggioranza dell’Esecutivo Netanyhau non è granitica. Anzi.

Il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, ha infatti dichiarato che il suo partito Otzma Yehudit voterà contro la prima fase dell’accordo di cessate il fuoco annunciato ieri.
Il Partito di Ben Gvir non uscirà, per ora, dalla coalizione ma ha avvertito che se Hamas non verrà smantellata, Otzma Yehudit “farà cadere il Governo”.

Anche il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, un altro leader di estrema destra, ha annunciato che il suo partito, il Sionismo Religioso, si opporrà all’accordo.
Il capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Hayya, ha detto che gli Stati Uniti hanno dato garanzie sulla fine della guerra a tempo indeterminato.
“Abbiamo agito responsabilmente in relazione al piano del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump”, ha spiegato.

E se la comunicazione è un’arma politica è da notare il fatto che. in una rara intervista con Channel 12, il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) Mahmoud Abbas ha affermato che l’ANP si sta coordinando “con gli Stati Uniti sulle riforme che sta attuando, sullo sfondo di un accordo di cessate il fuoco a Gaza che richiede all’organismo di attuare cambiamenti significativi”.
E ha aggiunto “che la spinta internazionale per il riconoscimento di uno Stato palestinese non intende danneggiare Israele.
“Abbiamo avviato una riforma che include anche la questione degli stipendi dei prigionieri, concordata con gli Stati Uniti – ha proseguito -. Oltre alle riforme in materia di istruzione, sanità ed economia: alcune sono già state attuate e altre lo saranno finché non raggiungeremo un punto in cui l’Autorità Nazionale Palestinese potrà continuare a guidare il popolo palestinese”.
Dall’Italia si guarda al futuro dell’accordo. “Se ci sarà un’operazione di peacekeeping a Gaza, l’Italia si prepara ad avere un ruolo di primo piano con le proprie Forze Armate – ha commentato il ministro della Difesa, Guido Crosetto: dai Carabinieri fino all’eventuale richiesta di contingenti in chiave ONU”.

Anche se per ora non c’è nulla di definitivo, eventuali sviluppi su numeri e futuri assetti potrebbero entrare in una bozza solo qualora arrivassero domande esplicite da Washington.
La prima occasione è il vertice di Parigi per l’attuazione del piano di pace USA, a cui per l’Italia parteciperà il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

E’ quasi certo che ad arrivare qui potrebbero essere i Carabinieri del Centro di eccellenza per le unità di Polizia di stabilità
(Coespu), così come già avviene sul fronte della Cisgiordania, con il quale l’Italia è già impegnata a Gerico, per la missione
di addestramento degli uomini delle Forze di Polizia palestinesi. Altre unità sono invece presenti al valico di
Rafah, al confine con l’Egitto, dove in passato erano stati più volte aperti i corridoi umanitari.
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