TEL AVIV (dal nostro inviato). Yahel Ophir Anker, co-founder & strategic advisor, HealthIL Health Providers Development Lead, EIT Health, dirige un’organizzazione no-profit la cui missione è supportare la trasformazione e l’innovazione nei sistemi sanitari, soprattutto in Israele, anche in collaborazione e concentrandosi sull’Europa.

Negli ultimi 8 anni circa questa organizzazione ha collaborato con ospedali, cliniche e operatori sanitari per offrire servizi migliori ai pazienti, supportando così gli operatori sanitari.
“Lo abbiamo fatto a livello nazionale – spiega a Report Difesa -. Abbiamo iniziato con solo 10 centri, ora ne abbiamo 67 in tutto Israele e collaboriamo con ogni ospedale, ogni organizzazione, anche con l’Esercito, e siamo supportati dal Governo, il che ci offre una prospettiva più ampia di ciò che sta realmente accadendo. Ci concentriamo maggiormente sull’innovazione”.
Il bilancio nazionale per la sanità in Israele a causa delle scelte del Governo.
“Ma noi israeliani – aggiunge – ce la caviamo sempre. Israele è davvero al top nel guadagnare di più e spendere di meno: La spesa dello Stato è relativamente inferiore alla maggior parte degli altri Paesi. Il risultato è molto alto in termini di assistenza fornita a tutti. E’ un sistema pubblico: Ma per la maggior parte dei cittadini eventuali operazioni vengono fatte privatamente”.
Lo Stato assicura la sanità pubblica ma poi, come accade in tante altre parti del mondo (anche in Italia) ci sono alcune assicurazioni private.
“L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS ) – aggiunge Ophir – fa riferimento a Israele in termini di innovazione. Questa innovazione, il più delle volte, si traduce in servizi. Sostanzialmente puoi trovare qualsiasi medico tu voglia nel giro di un mese, alcuni di loro puoi persino trovarli in pochi giorni, e se ne hai bisogno hai sempre il tuo pronto soccorso di comunità, che non è propriamente un pronto soccorso per traumi”.

In Israele non c’è il concetto del medico di famiglia.
In verità i problemi non mancano. Spesso si registra una carenza del personale medico. Ma, come detto, in Israele ci si rimbocca le maniche e si va avanti.
“Mi arrabbio peer questo sistema – prosegue Ophir – ma questo avviene ovunque”.
Con Yahel Ophir facciamo poi un passaggio sul 7 ottobre 2023.
“Il primo elemento – spiega – è stato quello critico del sistema sanitario pubblico, Abbiamo dovuto gestire la massa critica dei civili. Ricordo quanto poi è successo all’ospedale di Soroka nel corso della guerra dei 12 giorni contro l’Iran che è stata gestita all’inizio della guerra. I medici hanno operato in situazioni estremamente difficili. Arrivavano tantissimi feriti. Abbiamo sentito il responsabile medico del Tel Aviv Medical Center che lavora da circa 30 anni nei casi di traumatologia. Di solito quando si verifica qualcosa di grave, come ad esempio l’esplosione di un autobus e si hanno vittime ingenti, di solito si portano in ospedale prima i feriti più gravi. Gli altri di solito vengono curati in loco e vengono dimessi. ma con l’esplosione dei missili iraniani non so cosa contenessero. Hanno provocato molti danni”.
Domandiamo: in Israele penso che tutta la ricerca in campo medico e ingegneristico abbia un’anima difensiva e che il sistema di difesa sia molto importante per la ricerca.
“Difesa, esercito, ricerca militare – risponde Yahel Ophir – sia importante, ma penso che in termini di assistenza sanitaria, abbiamo visto alcuni esempi durante il Covid, dove in realtà l’Esercito non era così necessario. Ci sono alcune cose che sono state sviluppate e altre che hanno sicuramente un uso duale”.
Allo Sheba Medical Center opera una clinica per le persone tenute in ostaggio da Hamas e poi rilasciate e le loro famiglie .
Qui i sanitari intendono riportare le persone alla vita reale, tenendo presente che si tratta per lo più di “ferite mentali”. Son stati traumatizzati anche i bambini.
“Questi pazienti – aggiunge Ophir – vengono trasferiti in luoghi di cura tipo resort. C’è anche qualcuno a Cipro”.
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