ROMA. Il 12 dicembre 1995 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite decise di sostenere lo status di neutralità permanente dichiarato dal Turkmenistan per via legislativa, con l’appoggio dei Paesi non allineati.

La mappa del Turkmenistan
La stessa Assemblea proclamò poi la “Giornata internazionale della neutralità” con la Risoluzione 71/275, adottata il 2 febbraio 2017.
La scelta del 12 dicembre non è infatti stata casuale per l’organizzazione di un convegno dell’Istituto Diplomatico Internazionale (IDI), presieduto dall’avvocato Paolo Giordani, dal titolo “Il declino della neutralità nel mondo multipolare. L’estraneità al conflitto durante il conflitto”.
Alla giornata di studio, tenutasi a Roma presso la Società Geografica italiana, hanno partecipato il Natalino Ronzitti, professore emerito di Diritto imtenazionale all’Università LUISS “Guido Carli” di Roma, Giuseppe De Vergottini, professore emerito di Diritto costituzionale – Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna, Jean Paul Pierini, dottore in Giurisprudenza.

Un momento del convegno
Molti gli spunti emersi dal dibattito alla presenza di numerosi esperti.
Nel diritto internazionale la neutralità permanente è considerata ancora un concetto “vitale”, di cui non mancano esempi.
L’analisi, partendo da qui, si è sviluppata sull’attualità del conflitto russo-ucraino. Una guerra che ha indotto alcuni Stati come la Svezia e la Finlandia a superare la loro tradizionale “politica di neutralità”.
Mentre altri come la Svizzera e l’Austria hanno rimodellato con un po’ di “maquillage” politico la propria condizione di neutralità “perfetta”.
Ma soprattutto hanno rilanciato il concetto di “neutralità qualificata”.
Questa la domanda che ci si è posti? Si può restare neutrali, pur aiutando uno dei Paesi belligeranti, e tale aiuto è internazionalmente legittimo solo se a vantaggio dell’aggredito?.
“Con il conflitto in Ucraina – ha sottolineato il professor Ronzitti – è tornato a farsi strada il concetto di non belligeranza o neutralità qualificata o neutralità benevola che supera quello di neutralità perfetta. Non è una novità: basti pensare all’Italia del 1939 o agli Stati Uniti prima dell’entrata nella II Guerra mondiale o ancora gli Stati Uniti durante la Guerra delle Falkland”.

La portaerei HMS Hermes la fregata HMS Broadsword riprese durante la guerra delle Falkland
“Si può restare neutrali e allo stesso tempo prestare aiuto, entro certi limiti, ad uno dei belligeranti – ha spiegato il docente -. Il principio di eguaglianza dei non belligeranti ne risulta indebolito. Ma si deve tener conto della diversa condizione dell’aggressore e dell’aggredito”.
Il supporto offerto a quest’ultimo da Paesi non belligeranti è legittimo, per il professor Ronzitti, “in nome del principio di legittima difesa”.
Il professor De Vergottini ha ricordato che il “ripudio” della guerra nella prima parte dell’articolo 11 della nostra Costituzione è “perfettamente bilanciato” dalla seconda parte con il riferimento alle “limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” e l’intento di promuovere e favorire “le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Una copia della Costituzione italiana
La norma costituzionale vieta “l’esercizio dell’attività bellica non finalizzata alla difesa” e quindi le forniture di armi all’Ucraina “non rappresentano una violazione”.
Jean Paul Pierini ha invece illustrato le origini storiche del concetto di neutralità e, in particolare, le applicazioni al diritto marittimo.
“La posizione praticamente unanime –ha concluso il professor Curti Gialdino – è che la fornitura di armi all’Ucraina non incida sulla neutralità e che essa non comporti una situazione di cobelligeranza. Tuttavia c’è chi si è chiesto se la situazione non sia più complessa di quanto sembri”.

Un BMP 3 russo distrutto nel corso dei combattimenti con gli ucraini
“Si può ad esempio ritenere che nel nostro tempo delle guerre o delle minacce ibride o non lineari – ha proseguito – la combinazione fra cessione di informazioni satellitari sulla posizione delle truppe russe nel teatro di guerra, operazioni cibernetiche, risultati di attività di intelligence, campagne di propaganda (comprese le notizie false), unitamente alla messa in atto di sanzioni economico-finanziarie sempre più sofisticate e alla fornitura di sistemi d’arma avanzati, assume una rilevanza estremamente significativa per uno Stato estraneo al conflitto, almeno quanto il coinvolgimento diretto attraverso l’invio di propri corpi di truppa”.
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