Italia-Serbia. Luca Gori (Ambasciatore d’Italia a Belgrado): “Rafforzato tra i due Paesi non solo il dialogo politico ma anche quello economico”. L’interscambio nel 2022 ha superato i 4,5 miliardi di euro

BELGRADO (dal nostro inviato). Luca Gori, fiorentino, è l’Ambasciatore d’Italia a Belgrado.

L’Ambasciatore d’Italia a Belgrado, Luca Gori

Dopo un periodo alla Direzione Generale Affari Politici della Farnesina, nel 1999 svolge il suo primo incarico all’estero presso l’Ambasciata d’Italia a Mosca.

Nel 2003 è alla rappresentanza permanente italiana presso l’Unione Europea, a Bruxelles, dove segue i rapporti tra UE e Balcani Occidentali.

Nel 2010 prende servizio come Primo consigliere presso l’Ambasciata d’Italia a Washington.

Nel 2014, rientrato a Roma, viene assegnato presso il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, Ufficio Affari Diplomatici.

Nel 2018 assume l’incarico di Vice Direttore Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza – Direttore centrale per i Paesi del Mediterraneo e Medio Oriente.

Dal 2022 guida la nostra rappresentanza diplomatica nella capitale serba.

La sede dell’Ambasciata d’Italia a Belgrado

Report Difesa lo ha intervistato.

Ambasciatore, Italia e Serbia hanno sottoscritto un partnenariato strategico. Quale, oggi, lo stato dell’arte?

Il partenariato strategico tra Italia e Serbia esiste da tempo per sostenere l’integrazione della Serbia nell’UE e rafforzare il rapporto bilaterale tra Roma e Belgrado in ogni ambito.

Il Governo, sin dal suo insediamento, ha investito fortemente su un rilancio della presenza e dell’impegno italiano in Serbia e nei Balcani Occidentali che sono tornati ad essere una priorità strategica per il nostro Paese.

Il Vice Presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani lo ha dimostrato da subito realizzando già a novembre 2022 una visita a Belgrado, insieme al ministro della Difesa Crosetto, e poi organizzando la Conferenza Nazionale sui Balcani Occidentali di Trieste nel gennaio scorso.

L’Ambasciatore d’Italia Luca Gori con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani

Nei mesi passati quindi sono seguiti numerosi contatti politici al più alto livello, con le visite in Serbia del ministro dell’Università e della Ricerca, Bernini, del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Lollobrigida, e del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso.

Da ultimo vi è stata la missione a Belgrado del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo scorso 3 dicembre. Una visita che rappresenta in maniera emblematica il rinnovato impulso dato dall’Italia al dialogo bilaterale con Belgrado e che avrà ulteriori seguiti nei mesi a venire.

Il capo del Governo, Giorgia Meloni nel suo ultimo viaggio istituzionale in Serbia

Accanto al dialogo politico, inoltre, in questo anno si è andato rafforzando anche quello economico.

Nel 2023 l’Italia ha realizzato ben 4 grandi eventi economici bilaterali.

A marzo abbiamo organizzato un grande Business & Science Forum, poi a maggio siamo stati il Paese Partner della Fiera Internazionale dell’Agricoltura di Novi Sad, a novembre abbiamo partecipato alla fiera “Wine Vision by Open Balkan” con un padiglione di oltre 1.000 metri quadri realizzato in collaborazione con VinItaly e inaugurato alla presenza del presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia.

Al “Wine Vision by Open Balkan” inaugurato un padiglione di oltre 1.000 metri quadri alla presenza del presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia

Da ultimo, il 5 e 6 dicembre si è svolto il Forum dell’Innovazione Italia Serbia, aperto dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.

Il 5 e 6 dicembre scorsi si è svolto il Forum dell’Innovazione Italia Serbia, aperto dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana

Dal punto di vista economico si registrano importanti movimenti. La Serbia ha firmato un accordo con la Cina dove viene stabilito che chi produce qui e vende nel Paese asiatico non pagherà dazi doganali. Un principio che potrebbe valere anche per aziende italiane che avessero qui la loro base produttiva.  A questo proposito, come operano le nostre aziende in Serbia?

L’Italia vuole rinnovare la propria presenza imprenditoriale in Serbia. La nostra presenza in questo Paese risale in larga parte ai primi anni Duemila, quando le aziende italiane hanno iniziato ad investire massicciamente nei Balcani e soprattutto in Serbia.

Da allora, l’Italia si è affermata in numerosi settori tradizionali, come il bancario, l’assicurativo, l’automotive, il tessile, le calzature, in alcuni casi con posizioni di vero primato sul mercato serbo.

Oggi qui sono registrate oltre 1.200 aziende italiane, abbiamo un interscambio economico che nel 2022 ha superato i 4,5 miliardi di euro ed è destinato a crescere ancora. In questi 20 anni però la Serbia è cambiata profondamente e la nostra sfida è intercettare questo cambiamento.

Per questo vogliamo sviluppare la cooperazione economica in nuovi settori a più alto contenuto tecnologico, puntando sulla transizione verde ed energetica, sull’agritech, sull’intelligenza artificiale e le start-up.

Come dicevo, il 21-22 marzo scorsi abbiamo organizzato un Business and Science Forum Italia – Serbia a Belgrado, aperto dal Vice Presidente Tajani e dal Presidente della Repubblica Aleksandar Vucic. Da allora, i nostri sforzi si sono concentrati lungo due direttrici: da un lato, rafforzare la presenza istituzionale del “Sistema Italia” in Serbia; dall’altro, sviluppare il partenariato su settori innovativi.

In merito al primo punto, SIMEST e SACE hanno già aperto le proprie sedi a Belgrado a giugno e a settembre. Anche Cassa Depositi e Prestiti (CDP) aprirà un suo ufficio ad inizio 2024. Belgrado sarà così la prima sede ad ospitare tutti gli attori del “Sistema Italia”: Ambasciata, ICE, Istituto di Cultura, Camera di Commercio italo-serba, Confindustria Serbia ma anche appunto le tre maggiori istituzioni finanziarie a livello nazionale, vale a dire SIMEST, SACE e CDP.

Una presenza italiana a 360 gradi accompagnata dagli strumenti economico-finanziari a sostegno dell’internazionalizzazione delle nostre PMI e del processo di transizione verde che queste istituzioni hanno a disposizione.

Per quanto riguarda invece l’altro filone, quello dell’innovazione, il 5 e 6 dicembre si è tenuto un Innovation Forum Italia – Serbia a Belgrado. Partner dell’iniziativa è stata la Regione Lombardia, che vanta uno degli ecosistemi dell’innovazione più avanzati d’Europa.

Insieme all’ICE, abbiamo portato qui oltre 30 players tra start-up, incubatori, acceleratori, venture capital, imprese innovative, che hanno incontrato circa 80 controparti serbe, per un totale di circa 100 incontri di match-making. Abbiamo anche firmato 3 importanti MoU di collaborazione. Siamo fiduciosi che da questo evento nasceranno importanti partenariati e sinergie commerciali, scientifiche ed accademiche.

Belgrado, tornerà ad essere così la capitale dei Balcani, dopo tanti anni, anche grazie ad EXPO2027

Belgrado è una capitale europea. Ha un respiro, un passo, un ritmo che richiama proprio le grandi città del continente. Sono convinto che EXPO 2027, che si svolgerà a Belgrado e sarà dedicata alla musica e allo sport, contribuirà in maniera significativa all’ulteriore crescita di questa città. Si tratta di una straordinaria occasione per Belgrado e per l’intero Paese.

Un’immagine di Belgrado

Il piano di sviluppo messo a punto dal Governo per questo appuntamento, tra i quali un nuovo stadio e una Fiera più moderna, potrà offrire nuove opportunità di business anche alle aziende italiane.

Ma c’è ancora il problema del Kosovo che resta sempre aperto. Una possibile soluzione?

Il Kosovo rimane una questione estremante delicata che nell’ultimo anno ha visto il susseguirsi di una serie di incidenti che hanno messo a rischio la stabilità nei Balcani in generale.

Al fine di riportare il focus dal “crisis management” al negoziato sulla normalizzazione delle relazioni fra Belgrado e Pristina, l’Italia, assieme a Francia, Germania, Stati Uniti ed Unione Europea, ha favorito negli scorsi mesi la definizione di due documenti: l’accordo di Bruxelles di febbraio e il relativo piano di attuazione (approvato ad Ocrida il 19 marzo 2023).

Essi rappresentano i punti di riferimento di una road map che dovrebbe portare al raggiungimento di una soluzione sostenibile, offrendo ad entrambe le parti importanti ritorni. Adesso si tratta sia per Belgrado che per Pristina di attuare gli accordi raggiunti, evitando provocazioni e atti unilaterali.

Un punto chiave è la costituzione dell’Associazione delle Municipalità a maggioranza serba nel Nord del Kosovo (ASM), obbligo per le parti già previsto dagli accordi di Bruxelles del 2013 ma sinora rimasto inattuato.

La soluzione pacifica della questione del Kosovo è un passaggio chiave anche per non mettere a repentaglio il proficuo cammino di crescita economica che negli ultimi anni ha permesso alla Serbia di cambiare volto e di migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini.

Compito della comunità internazionale e’ di accompagnare e sostenere il negoziato tra Vucic e Kurti.

Il primo ministro kosovaro Albin Kurti

Roma, Parigi, Berlino e Washington sostengono gli sforzi negoziali portati avanti dall’UE tramite il Dialogo Facilitato, con l’obiettivo finale di avere Serbia e Kosovo nell’Unione Europea.

L’Italia può dare un importante contributo in virtù del ruolo di “honest broker” da sempre svolto nella regione.

La Serbia ha chiesto da tempo di entrare nell’Unione Europea. Quali sono le ultime notizie?

A livello europeo l’Italia è da sempre in prima linea nel sostenere l’Allargamento dell’Unione Europea alla Serbia e ai Balcani occidentali. Una partita decisiva per il futuro della regione. Dopo un periodo in cui il processo di allargamento sembrava aver perso terreno oggi questo tema è tornato a rappresentare una priorità, anche alla luce dei cambiamenti nello scenario geopolitico europeo provocati dalla guerra in Ucraina.

Per Belgrado il percorso di adesione all’UE resta la strada maestra perché al di là delle tante sirene internazionali la Serbia e la regione dei Balcani sono Europa.

L’UE dal canto suo deve dare maggiore concretezza al processo. La Serbia, infatti, negozia l’adesione da 10 anni ma ha chiuso solo due capitoli negoziali su 35.

E’ giunto il momento per una decisa accelerazione nel processo di integrazione della Serbia e dei Balcani Occidentali nell’Unione Europea.

In quest’ottica le decisioni del Consiglio Europeo di dicembre saranno fondamentali e l’Italia è in prima linea nel sostenere il piano per la crescita e l’accesso progressivo al mercato unico proposti dalla Commissione.

Crediamo che queste idee possano dare nuovo slancio al processo di Allargamento e, al contempo, sostenere gli sforzi riformatori dei Paesi della Regione.

I ministri Crosetto (Difesa) e Tajani (Esteri) in una visita istituzionale a Belgrado con l’Ambasciatore Gori

A proposito di accordi ce ne sono anche nel settore della Difesa. Di cosa si tratta?

La cooperazione nel settore militare fra Italia e Serbia è basata sull’accordo quadro firmato nel 2013 che punta a consolidare le rispettive capacità difensive e a migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza.

L’accordo prevede la collaborazione e lo svolgimento di attività congiunte in una serie di aree, come quella della formazione e dell’addestramento in campo militare, attraverso appositi corsi in Italia, finanziati dal Ministero della Difesa, ai quali partecipano ufficiali serbi.

Si tratta di attività molto apprezzate da parte serba, in quanto utili a fornire ai propri militari un livello di preparazione adeguato in vista della partecipazione a missioni internazionali come UNIFIL.

L’interlocuzione fra i nostri due Paesi in questo settore è  proseguita nel corso degli anni ed ha consentito di firmare, nel febbraio 2023, un’intesa tecnica riguardante la cooperazione nel campo degli armamenti e dell’industria della Difesa tra i rispettivi Dicasteri.

L’obiettivo perseguito è quello di approfondire la collaborazione bilaterale per valutare la possibilità per l’Italia di fornire sistemi di difesa alla Serbia e di sviluppare eventuali programmi di interesse comune.

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