Di Gerardo Severino*
TORINO (nostro servizio particolare). Come molti lettori ricorderanno, in occasione degli 80 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale e della stessa Guerra di Liberazione, Report Difesa ha dedicato vari saggi ai partigiani, i quali, pur non essendo nati in Italia, hanno comunque combattuto, spesso eroicamente, talvolta lasciandoci anche la pelle, per la libertà del nostro Paese.
Riprendiamo, oggi, questo interessantissimo tema, ricordando la figura di un dimenticato combattente, un giovanissimo venezuelano, ma di origini siciliane, il quale, pur non avendo alcun obbligo giuridico, dopo essere stato costretto a lasciare la sua amata Caracas, unitamente a molti altri emigranti italiani in Venezuela, una volta trapiantato a Torino si diede ad un nobile ideale: partecipare alla guerra partigiana di quella Patria avita, che forse, prima d’allora, nemmeno aveva conosciuto.
Quella che vi raccontiamo è, quindi, la storia di Virgilio Melilli, il partigiano “Biribissi”, che abbiamo potuto ricostruire anche grazie alla collaborazione fornita dal figlio, Walter Melilli, che ringraziamo di vero cuore per averci fornito il prezioso materiale iconografico a corredo del saggio.

Il partigiano “Biribissi” (1926 – 1998)
Virgilio Melilli nacque a Caracas il 23 ottobre del 1926, figlio di Angelo Melilli, originario di Licata e di Germana Lesage, originaria della Francia, molto probabilmente una donna di spettacolo (forse attrice teatrale [1]), della quale purtroppo non possediamo di ulteriori informazioni.
Angelo Melilli, nonno di Virgilio, era a sua volta figlio di Giuseppe Melilli, nato a Licata nel 1865 e di Rosaria Russo, anche lei di Licata (sposati il 2 giugno del 1887).
Di professione era pittore e durante la “Grande Guerra” era stato anche un valoroso combattente, come ricorda il nipote Walter.
I Melilli avevano raggiunto il Venezuela sul finire dell’Ottocento, seguendo le orme dello zio di Angelo, il Maestro di Musica Angelo Melilli, già direttore di Bande Musicali Militari in Italia e, in seguito, di celebri Orchestre e Bande Militari di Caracas e, infine, di Malta. Don Angelo Melilli si spense a Tunisi il 30 agosto del 1913. Angelo Melilli, suo nipote, era rimasto a vivere in Venezuela.
Qui avrebbe coadiuvato il cugino, Salvatore, nel frattempo divenuto abile commerciante di Caracas.
Ebbene, era il giugno del 1944 quando Virgilio, allora non ancora diciottenne, decise di entrare in azione, proprio in quella parte d’Italia che dopo l’8 settembre 1943, a differenza della Sicilia, si trovava completamente nelle mani dei nazi-fascisti.
I Melilli erano giunti in Italia direttamente dal Venezuela qualche tempo prima, e ciò a causa del cambiamento dell’atteggiamento Governativo nei nostri riguardi [2], stabilendosi dapprima a Licata e, infine a Torino.
Virgilio, figlio di emigrati europei avversi ad ogni forma di dittatura, entrò così a far parte della Resistenza Piemontese, per la precisione di una squadra S.A.P. (“Squadra d’Azione Patriottica” [3]) facente parte delle formazioni “Giustizia e Libertà”, ove avrebbe operato sino al dicembre dello stesso anno.
Riguardo al nome di battaglia che assunse, “Biribissi”, l’unico riferimento utile non può che indirizzarci all’aspetto fisico di Virgilio, il quale era alto e magro così come lo era Biribissi, uno dei due protagonisti del libro umoristico per bambini “Sussi e Biribissi. Storia di un viaggio verso il centro della Terra”, scritto da Paolo Lorenzini, nipote del celebre Carlo Lorenzini detto “Collodi”, pubblicato nel 1902.

Dal febbraio all’aprile del 1945, Vigilio Melilli fece, quindi, parte della Brigata Valle Gesso “Ildebrando Vivanti” (partigiano cuneese decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare “Alla Memoria”), della 1^ Divisione “Giustizia e Libertà”.
La Brigata, la quale era articolata nelle Bande “Entracque”, “Roaschia” e “Roccavione”, operava nel Cuneese e in quel contesto si trovava ancora agli ordini del Capitano degli Alpini Aldo Quaranta, originario della stessa Cuneo, il mitico “Aldone”, che successivamente avrebbe assunto il Comando della 1^ Divisione Alpina “Giustizia e Libertà”.
Divenuto amico del conterraneo Calogero Scozzaro, un ex soldato di Artiglieria nato a Campofranco (Caltanissetta) il 7 gennaio del 1919, entrato nella Resistenza nel marzo del ’44 con il nome di battaglia di “Lillo”, Virgilio Melilli, “Biribissi”, prese parte a numerose operazioni contro le formazioni nazi-fasciste, distinguendosi in vari scontri sostenuti nelle Valli di Boves, Vermenagna, Gesso, Stura e Grana.
Ciò sino alle ultime fasi della Guerra di Liberazione, prendendo anche parte alla liberazione di Cuneo, il 28 di aprile del ‘45 [4].
Passato, infine, alle dipendenze del “Reparto Comando” delle Formazioni Matteotti [5], il patriota italo-venezuelano verrà, quindi, smobilitato il 7 giugno dello stesso 1945, per poi ottenere mesi dopo la sola qualifica di “Patriota”, da parte della Commissione Regionale piemontese per il riconoscimento delle qualifiche partigiane.
A differenza del Biribissi del prima citato racconto per bambini, sul petto di Virgilio, nonostante il valore dimostrato in battaglia, non sarebbe mai brillata alcuna medaglia, né tantomeno il giovane avrebbe ottenuto qualche beneficio.
Dopo la Liberazione, Virgilio Melilli rimase a vivere a Torino, prendendo alloggio in Via Cernischia, n. 50.
Il 15 ottobre del 1948 fu persino chiamato a sostenere la tradizionale visita di leva presso il locale Distretto Militare, leva alla quale avrebbe dovuto concorrere con la classe 1928.
Per fortuna il giovane, allora ventiduenne, fu inviato in congedo illimitato provvisorio, avendo l’Autorità Militare riconosciuta la sua annuale “esperienza partigiana” (giugno 1944 – giugno 1945) di per sé equiparabile al servizio militare obbligatorio.

Nel capoluogo piemontese, Virgilio Melilli avrebbe esercitato il mestiere di meccanico, mettendo su famiglia. In seguito, attorno 1l 1978, si trasferì ad Oglianico, nella frazione di San Francesco Benne, n. 5, ove si spense, il 25 marzo del 1998, all’età di 72 anni, senza aver mai voluto raccontare ai familiari la storia del partigiano “Biribissi”, che oggi abbiamo voluto onorare, additandolo ai contemporanei di Licata e della lontanissima Caracas, che a nostro avviso ne dovrebbero andar fieri.
NOTE
[1] Cfr. Antonio Sotillo y Sinibaldo Gutierrez, Un negocio de oro. Comedia di Marcel Gerbiron, Madrid, Sociedad des Artistes Españoles, 1913.
[2] Nel 1941, sotto la Presidenza di Isaías Medina Angarita, il Venezuela dichiarò guerra alle potenze dell’Asse, quindi anche all’talia fascista, decretando in qualche modo anche l’espulsione di gran parte degli emigrati italiani.
[3] Le “S.A.P.” era state formate nell’estate 1944, su iniziativa delle Brigate Garibaldi, come formazioni di circa 15-20 uomini ciascuna, al fine di espandere la partecipazione popolare alla lotta antitedesca e antifascista.
[4] Vgs. Aldo Quaranta (Aldone), Brigata Valle Gesso Ildo Vivanti: relazione sommaria sulla vita e sulla attività della Brigata Valle Gesso «Ildo Vivanti» della 1^ Divisione Alpina G.L. durante la guerra di liberazione, Cuneo, Edizioni Ica, 1947.
[5] Le “Brigate Matteotti” furono delle formazioni partigiane legate al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), ma soprattutto uno dei cinque principali gruppi politici partigiani che parteciparono alla lotta di liberazione nazionale.
*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militale. Membro del Comitato di Redazione di Report Difesa
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