Cina: svelato il Jiutian SS-UAV. E’ un drone gigante che ridefinisce la guerra moderna

Di Giuseppe Gagliano*

PECHINO. La Cina, con un colpo di scena che scuote gli equilibri globali, ha presentato al mondo il Jiutian SS-UAV, un drone gigante destinato a inaugurare una nuova era nella robotizzazione del campo di battaglia.

Mostrato in anteprima al Salone aeronautico di Zhuhai nel novembre 2024, questo colosso da 16 tonnellate, con un’apertura alare di 25 metri, è molto più di un semplice velivolo senza pilota: è una vera “nave madre” capace di trasportare e rilasciare oltre cento droni più piccoli, inclusi quelli kamikaze, in grado di operare in sciami autonomi guidati da intelligenza artificiale.

Un’immagine del nuovo drone cinese, il Jiutian SS-UAV,

 

 

Progettato dall’Aviation Industry Corporation of China, in collaborazione con i colossi dell’industria della difesa, il Jiutian è un concentrato di potenza e versatilità.

Con otto punti di aggancio per missili o bombe (fino a una tonnellata di carico), un raggio d’azione di 7 mila chilometri, una velocità di crociera di 700 chilometri orari e un’altitudine operativa massima di 15 mila metri, questo drone è pensato per missioni a lungo raggio, capace di sfuggire alle difese antiaeree di corto raggio, anche se non ai sistemi più avanzati come l’Aster 30.

La vera rivoluzione, tuttavia, risiede nella sua capacità di dispiegare sciami di micro-droni coordinati, progettati per missioni di intelligence, guerra elettronica, saturazione delle difese nemiche o attacchi suicidi. Questi droni, economici e “sacrificabili”, rappresentano un’arma ideale per sopraffare anche le difese più sofisticate, grazie alla loro azione di massa.

Eppure, il Jiutian non è privo di critiche.

Alcuni analisti occidentali, come Louis Duclos, sottolineano la vulnerabilità del sistema alla guerra elettronica e la sua mancanza di stealth, che lo renderebbe un bersaglio relativamente facile per radar moderni.

Altri evidenziano che gli sciami di droni, per quanto innovativi, potrebbero essere neutralizzati da sistemi di contromisure avanzati, come quelli già testati in scenari di guerra reali, dall’Ucraina a Taiwan.

Tuttavia, tali obiezioni non sminuiscono il potenziale dirompente di questa tecnologia, che sembra destinata a ridefinire le tattiche militari.

Dal punto di vista strategico, l’introduzione del Jiutian SS-UAV non è un gesto isolato, ma si inserisce in un contesto geopolitico incandescente.

La Cina, con le crescenti tensioni intorno a Taiwan, potrebbe sfruttare questo sistema per attacchi di saturazione, neutralizzando difese nemiche o preparando il terreno per operazioni anfibie.

La dottrina che emerge è chiara: velocità, superiorità numerica e un’attrition algoritmica che sfrutta l’intelligenza artificiale per coordinare attacchi complessi. In questo senso, il Jiutian rappresenta un’evoluzione verso una guerra asimmetrica, dove la quantità e la coordinazione prevalgono sulla singola potenza di fuoco.

Sul piano militare, il vantaggio della Cina potrebbe risiedere nella rapidità di integrazione di questa tecnologia nelle sue Forze Armate, con un possibile dispiegamento su larga scala già entro la fine del 2025. Gli Stati Uniti, l’Europa e Israele, pur lavorando su progetti simili, sembrano un passo indietro nella corsa agli sciami di droni.

Washington, in particolare, sta investendo in programmi come il DARPA Gremlins, ma la scala e l’ambizione del Jiutian suggeriscono che Pechino potrebbe dettare il ritmo di questa nuova competizione tecnologica.

Dal punto di vista geopolitico, il messaggio di Pechino è inequivocabile: la Cina non solo vuole competere, ma intende plasmare il futuro della guerra.

L’Occidente, per ora, osserva con attenzione, ma il tempo per rispondere si sta rapidamente esaurendo.

L’era degli eserciti di droni è iniziata, e il Jiutian SS-UAV ne è l’avanguardia.

La domanda non è più se questa tecnologia cambierà la guerra, ma come e quanto velocemente il resto del mondo saprà adattarsi.

*Presidente Cestudec  (Centro Studi Strategici)

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