Bagdad. Il crollo del califfato dell’ISIS e la successiva fuga da gran parte del suo territorio che le milizie jihadiste avevano conquistato è stato un trionfo per la coalizione anti DAESH sia in Iraq che in Siria.
Nel dossier del Middle East Institute (http://www.mei.edu) viene spiegato come, per l’ISIS, l’espulsione dalle ex roccaforti urbane sia da considerarsi come la fine di un capitolo e l’inizio di un altro. Infatti, è stata sviluppata una nuova strategia per assicurare un futuro risorgimento.
Il rapporto esamina le azioni, le pubblicazioni e le comunicazioni di ISIS per determinare le sue strategie di insurrezione e le prospettive organizzative a lungo termine. Ne sottolinea fonti che sono state largamente ignorate dalle forze che combattono il gruppo.
IL DOSSIER
Analizzando le strategie usate dall’ISIS ed in uso, il documento sostiene che gruppi come questo continueranno “ad operare all’interno dello spazio non governato lungo il confine tra Siria e Iraq e che, se non controllati, saranno probabilmente in grado di emergere di nuovo”.
Infatti, si legge nel dossier, il terreno contiguo che collega Iraq e Siria offre uno spazio ideale ai jihadisti per resistere, trincerarsi e riemergere.
La strategia post-califfato dell’ISIS è quella di indirizzare i sunniti che collaborano con le Forze governative o con gli altri gruppi di insorti, usando tattiche ed omicidi mirati, utilizzando le aree del deserto.
L’insurrezione rurale non è un ripensamento per l’ISIS né per gli altri jihadisti che sono attualmente sulla difensiva. Piuttosto, è una strategia a lungo da loro pensata e pianificata. Segni di ripresa del jihadismo, si legge nel report, sembrano già emergere in aree da cui il gruppo è stato espulso tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015.
E l’ISIS continuerà a modellare la sua strategia post-califfato su ciò che è convinto abbia funzionato.
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