Pristina. L’esercitazione “Silver Sabre” della Kosovo Force, tenutasi la scorsa settimana a Pristina, ha evidenziato l’alto livello di addestramento raggiunto dai contingenti che fanno parte sia del Multinational Battle Group East a guida americana (colonnello Lusk Cory) sia del Multinational Battle Group Ovest a guida italiana, con il colonnello Stefano Imperia, comandante del 32° Carri di stanza a Tauriano (Pordenone).
In particolare, i momenti esercitativi hanno evidenziato, dice a Reportdifesa il colonnello Imperia “un forte collante ed una forte cooperazione. Tutti i reparti che hanno partecipato hanno dimostrato una grande professionalità, capacità ed amalgama”.
Al nostro Paese è toccata di organizzare e gestire non solo la parte cinetica ma anche quella logistica e delle trasmissioni, con un grande impiego del Gruppo di supporto di aderenza (GSA).
Il momento esercitativo, al quale hanno partecipato i reparti italiani, era focalizzato sull’estrazione da un field office di personale KFOR, mentre intorno si svolgeva una violenta “manifestazione di protesta”, tenuta sotto controllo da altri reparti della Kosovo Force impiegati in azione anti-riot. Il controllo della folla era operato da due plotoni sloveni in assetto antisommossa.
“Sono soddisfatto – aggiunge il colonnello Imperia – per la capacità del personale di svolgere i task assegnati. Abbiamo ricevuto tanti attestati di stima dal comandante di KFOR generale di divisione Giovanni Fungo, dal vice comandante generale di brigata Christian Riener e dal generale di brigata, Patricia Anslow, capo di Stato Maggiore della KFOR “.
Tutti questi momenti addestrativi sono una sorta di “bagaglio formativo” per tutti i militari impiegati sia in Italia che all’estero.
La KFOR entrò in Kosovo il 12 giugno 1999 su mandato delle Nazioni Unite, due giorni dopo l’adozione, da parte del Consiglio di Sicurezza, della Risoluzione 1244 (http://www.nato.int/kosovo/docu/u990610a.htm.)
All’epoca il Kosovo stava affrontando una grave crisi umanitaria, con scontri quotidiani tra le forze militari della Repubblica Federale di Jugoslavia e le forze paramilitari dell’Ushtria Çlirimtare e Kosovës (UCK- Esercito di liberazione del Kosovo). La tensione tra i gruppi etnici era molto alta, così come era alto il numero delle vittime degli scontri, con quasi un milione di profughi che avevano lasciato la regione. La missione aveva il compito di proteggere la popolazione civile.
Il compito principale della missione è ancora quello di attuare gli accordi di pace secondo la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, garantendo un ambiente sicuro ed assicurando la libertà di movimento per tutti gli abitanti del Kosovo e delle organizzazioni internazionali presenti sul territorio.
Inoltre la Kosovo Force coopera, costantemente con le istituzioni kosovare, nell’ambito di attivitá definite di capacity building, volte ad agevolare l’evoluzione dell’amministrazione locale.
Ad oggi sono 29 le Nazioni che contribuiscono alla missione.