Guardia di Finanza: a Catania scoperti accordi corruttivi all’interno di una gara d’appalto da 17 milioni di euro. Un primario ospedaliero ed un imprenditore finiscono ai domiciliari

Di Massimo Giardinieri

Catania. Sorpreso con la classica “bustarella” appena consegnata da un imprenditore verso il quale avrebbe invece dovuto assumere una posizione rigorosa di assoluta imparzialità, è questa la circostanza che ha portato agli arresti domiciliari un primario del Policlinico universitario di Catania, al quale l’Autorità Giudiziaria inquirente contesta ora il reato di corruzione nell’esercizio di funzioni e poteri pubblici.

I controlli della GDF a strutture sanitarie

La spinosa vicenda, che ancora una volta conferma l’esistenza d’un inquietante malaffare nella gestione della sanità pubblica, è stata scoperta a seguito di una specifica attività investigativa condotta dai finanzieri del Nucleo Polizia Economico Finanziaria di Catania, i quali hanno indagato a fondo sulla procedura d’una gara d’appalto bandita dall’Azienda Sanitaria Locale del capoluogo etneo, ciò per una fornitura da 122 lotti (importo da circa 17 milioni di euro) riguardante materiale specialistico da utilizzare in cardiochirurgia.

Già dall’avvio delle indagini gli investigatori della GDF si erano però accorti che il primario arrestato (nominato presidente della commissione tecnica incaricata di vigilare sulla importante procedura di cui sopra) aveva avuto più contatti ed incontri con alcuni imprenditori interessati alla gara medesima, tra i quali compariva anche un altro imprenditore finito ai domiciliari per la medesima vicenda.

A questo punto le investigazioni si sono fatte più serrate consentendo agli investigatori di costruire un saldo quadro indiziario relativo a possibili condotte illecite nonché di turbativa verificatesi all’interno della procedura di gara, ma anche di documentare – in tempo reale – un incontro avvenuto tra il primario ed il sopracitato imprenditore.

Proprio in tale abboccamento i finanzieri hanno notato come l’imprenditore in questione, utilizzando vari accorgimenti e cautele, avesse lasciato sul posto una busta contenente denaro contante che, di lì a poco, veniva infilata dal dirigente sanitario all’interno di un proprio zaino.

Nell’evidenza dei fatti ed in diretto coordinamento con il Pubblico Ministero titolare dell’indagine, i finanzieri hanno così proceduto alla perquisizione dell’ufficio nonché dell’abitazione del primario, durante la quale è stata rinvenuta la somma di 2.000 euro all’interno della busta appena ricevuta, mentre altre 21.400 euro sono stati scoperti all’interno dell’abitazione per un totale di 23.400 euro ritenuti il frutto di precedenti e medesimi accordi corruttivi.

Alla luce di tali evidenze i due sono stati dunque in tratti arresto, anche perché colti in flagranza di reato.

Sulla base dei fatti qui descritti, e tenuto conto delle confessioni rese proprio dagli indagati nel corso degli interrogatori (che oltre a confermare le prove raccolte anche in relazione al coinvolgimento di altri imprenditori) il GIP del Tribunale di Catania, considerata l’attuale fase del procedimento e senza che sia ancora concluso il contradditorio tra le parti, ha intanto convalidato entrambi gli arresti avvenuti in piena condotta corruttiva.

Rimane comunque opportuno sottolineare che, nel principio di non colpevolezza costituzionalmente garantito, ogni responsabilità penale da ascrivere in capo agli indagati non potrà comunque intervenire prima di una sentenza definitiva di condanna.

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