Intelligence: Presentata a Roma la relazione annuale 2023. Sempre massima attenzione alle minacce esterne e interne. Gli antagonisti pronti ad azioni contro il Ponte sullo Stretto

ROMA. Oggi, a Roma, a Palazzo Dante, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata presentata la “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza” (RELAZIONE_ANNUALE_2023_INTERATTIVA) curata dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, relativa all’anno 2023.

La sede della nostra Intelligence

Sono intervenuti il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica Alfredo Mantovano, il presidente del COPASIR Lorenzo Guerini, il Direttore Generale del DIS Elisabetta Belloni, il Direttore di AISE (Sicurezza esterna) Giovanni Caravelli e quello di AISI (Sicurezza interna) Mario Parente.

Nel dossier è stato fatto il punto sulle principali minacce interne ed esterne, riscontrate dalle analisi della nostra Intelligence.

E come si legge nell’introduzione sono stati esaminati i contorni e prefigurate “le evoluzioni delle maggiori tematiche transnazionali (horizontal issues)” traducendosi “nell’individuazione di indicatori,
tendenze e segnali d’allerta utili a instradare la ricerca informativa, ora nel potenziamento della capacità di anticipare il concreto dispiegarsi di specifiche minacce alla sicurezza nazionale”.

Stiamo parlando dei fenomeni quali la nuova globalizzazione economica.

“Con la progressiva emersione di un nuovo protagonismo del cosiddetto Global South – si legge ancora nell’introduzione – e dei Paesi BRICS nel loro nuovo formato”.

L’ATTACCO DI HAMAS E DEL JIHAD ISLAMICA PALESTINESE DEL 7  OTTOBRE 2023

L’attacco del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas e del Jihad Islamica palestinese contro il territorio israeliano ha rappresentato, si legge nel Report, “uno spartiacque nelle dinamiche politiche internazionali e del Quadrante medio orientale”.

Uno degli attacchi su Gaza City

Seppure localizzato nella Striscia di Gaza, il conflitto è caratterizzato “da elementi dalla portata regionale che, anche sull’onda della pronunciata valenza simbolica insita nella questione palestinese” hanno riattivato “linee di faglia ad ampio raggio, spingendo diversi attori d’area a forme di reazione, con il rischio di innescare un conflitto di più ampia portata”.

Le ostilità ancora in corso hanno inciso in modo significativo anche “sui processi di riallineamento geopolitico in corso, congelandone nei fatti lo sviluppo e provocando nell’intero mondo arabo-islamico sommovimenti e tensioni”.

La minaccia jihadista è un altro tema analizzato dalla nostra Intelligence.

“Daesh, AQ e le formazioni regionali a esse affiliate o ispirate – scrivono gli estensori del dossier – sebbene abbiano subito negli ultimi anni un ridimensionamento della capacità di proiezione esterna, continuano a rivestire una minaccia concreta per l’Europa”.

Nel 2023, le evidenze informative e le diverse azioni di contrasto al terrorismo hanno confermato l’esposizione al rischio dei Paesi europei, specie in relazione all’attivismo operativo della branca afgana di Daesh (ISKP) e a quello di singoli o piccoli gruppi a vario titolo collegati con l’organizzazione terroristica, in prevalenza europei ma con un significativo coinvolgimento di cittadini centro-asiatici (soprattutto tagiki) e nord-caucasici.

GUERRA RUSSO-UCRAINA

Il sostegno dei Paesi Occidentali all’Ucraina, focale per la prosecuzione dello sforzo militare di Kiev, è continuato durante tutto il 2023, pur registrando un importante calo rispetto all’anno precedente.

Forze ucraine in combattimento

A fine anno l’aiuto militare , è scritto nel dossier, complessivamente stanziato dai Paesi europei superava, per la prima volta, quello offerto dagli Stati Uniti.

E’ però in aumento il sostegno che attori terzi offrono alla base industriale militare russa. Pechino, oltre ad accrescere le importazioni di prodotti energetici dalla Russia, ha probabilmente fornito a Mosca alcune tecnologie duali.

Altri Stati, sostengono ancora gli analisti dell’Intel, hanno offerto un supporto militare diretto.

L’Iran ha messo a disposizione della Russia ingenti quantità di droni pronti all’uso e ha contribuito a creare la capacità di costruirne ulteriori.

La Corea del Nord ha intensificato la cooperazione militare con Mosca, inviando supporto in munizionamento

Sulla soluzione del conflitto con la Russia per la nostra Intelligence scrivono: “Durante il 2023, lo scenario di una soluzione del conflitto e di un conseguente avvio della ricostruzione dell’Ucraina è rimasto remoto. L’andamento della controffensiva ucraina che non ha conseguito il principale obiettivo, ossia l’interruzione del corridoio terrestre che connette la Russia alla Crimea, la dinamica delle battaglie, connotata dalla mancata affermazione militare di nessuno dei contendenti (pur considerando che l’Ucraina ha riconquistato il 50% del terreno occupato dalla Russia dopo l’invasione del febbraio 2022.

Mosca continua a controllare circa il 18% dell’intero territorio ucraino”.

“A due anni dall’invasione russa dell’Ucraina – si legge nel documento – il tema della consistenza degli effettivi dei due Eserciti assume assoluto rilievo. In Russia, le perdite nel conflitto, sia di morti che di feriti, così come i cittadini fuggiti a causa della guerra, hanno ulteriormente peggiorato la crisi demografica. Si stima che negli ultimi 4 anni la popolazione russa abbia perso circa 2 milioni di persone a causa di guerra, esodo e pandemia. Nel lungo termine, il declino demografico inciderà negativamente sullo status della Russia quale grande potenza e sulla sua capacità di innovare. Mosca può comunque contare su un bacino di potenziali reclutandi quattro volte più ampio di quello del suo avversario. In Ucraina, conclusasi la mobilitazione dei volontari, il Paese dibatte su come ottenere un numero maggiore di truppe per consolidare le difese o tentare nuove azioni di controffensiva. Un nuovo disegno di legge governativo che mira, tra le altre misure, ad abbassare la soglia per i coscritti da 27 a 25 anni, è stato inviato a dicembre in Parlamento”.

LE MINACCE DIGITALI

La nostra Intelligence continua nella sua raccolta informativa che evidenzia un complessivo aumento delle offensive digitali in danno di obiettivi strategici nazionali – con particolare attenzione alle filiere delle infrastrutture digitali/servizi IT, dell’energia e dei trasporti, oltre che al settore pubblico-istituzionale.

Sempre massima attenzione agli attacchi cyber

Viene evidenziato un sempre crescente ricorso ad azioni ostili caratterizzate da elevata intensità ma impatti limitati, volti principalmente a saturare le risorse dei target e causare un’interruzione dei servizi, nonchè a renderne inaccessibili i dati sottostanti, attraverso l’impiego di ransomware.

Le azioni ostili più incisive che investono il nostro Paese “sono condotte prevalentemente da gruppi altamente specializzati contigui ad apparati governativi dai quali ricevono linee di indirizzo strategico e supporto finanziario – spiegano gli analisti – e, per questo, ritenute le piu insidiose per il Sistema Paese in termini di informazioni esfiltrate (di natura sia geo-politica che economico-industriale), di perdita di operatività e competitività nonchè di dispendio delle risorse economiche necessarie per la loro mitigazione”.

Di contro, si conferma il trend di graduale riduzione delle attività dei gruppi hacktivisti italiani rispetto al periodo della pandemia, caratterizzato da attacchi indirizzati prevalentemente contro il settore sanitario.

In particolare, visto i conflitti in Ucraina e nella Striscia di Gaza, è stata registrata da parte di questi gruppi “una tendenza ad azioni dimostrative (defacement e attacchi DDoS), rivolte prevalentemente verso obiettivi esteri, a sostegno dell’Ucraina e dello Stato Palestinese”.

Per gli analisti si conferma, anche per il 2023, “la sostanziale prevalenza, sul totale delle offensive digitali ostili, di campagne cibernetiche condotte da formazioni di stampo criminale, orientate al conseguimento di un vantaggio economico, perseguito attraverso l’esfiltrazione – e conseguente messa in vendita su forum e black market a cio’ dedicati – di credenziali di accesso a risorse ICT strategiche esposte su Internet”.

“Il fenomeno – si legge ancora nel dossier – trova ulteriore conferma nel massiccio ricorso, da parte dei Paesi che non condividono i valori democratici alla base di un uso responsabile dello spazio cibernetico, alle capacita’ di gruppi criminali – ovvero di collettivi di stampo hacktivista – presenti nei rispettivi territori. Si registra, in particolare, il compimento di azioni malevole materialmente eseguite da tali soggetti che rispondono, al contempo, tanto ai loro interessi illeciti, quanto alle finalità perseguite dai rispettivi Governi”.

MINACCIA GUERRA IBRIDA. PROTAGONISTI RUSSIA E CINA

L’anno scorso, la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese si sono confermate tra i principali attori della minaccia ibrida.

Caccia cinesi di quinta generazione di tipo J 20

Nel dossier è stato scritto che entrambe sono “in grado di condurre campagne in danno dei Paesi occidentali sfruttando alcune delle caratteristiche sistemiche che connotano le nostre società, quali l’apertura dei mercati e le garanzie di libertà e di indipendenza dei media”.

“Tra i due attori che impiegano i vettori della minaccia ibrida (afferenti al cosiddetto spettro DIMEFIL, ossia Diplomatico, Intelligence, Militare, Economico-Finanziario, Informativo, Legale) – spiegano gli analisti – differenziandosi per modalità, strategie e obiettivi, in questa fase storica la Russia risulta essere il piu’ attivo, tra l’altro, in ragione del perdurare del conflitto in Ucraina, a sostegno del quale alimenta campagne multivettoriali in danno dell’Italia e dell’Occidente intero”.

Nell’ultima parte del 2023, lo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas ha portato nuova linfa alle iniziative ibride di Mosca, con un ventaglio di narrative disinformative a favore del popolo palestinese

Ma “nel complesso, l’Italia e, più generalmente, i Paesi occidentali continuano a dimostrare un buon livello di resilienza sia rispetto al condizionamento dell’opinione pubblica, sia sul versante economico e della tutela degli asset strategici”.

SICUREZZA INTERNA

L’eterogeneo movimento antagonista guarda ancora alla visione oltranzista della questione ecologica.

Essa, spiegano dall’Intelligence, ha seguitato a qualificarsi come “il versante più avanzato della protesta, con iniziative particolarmente veementi o di alto impatto mediatico”.

La campagna No Tav ha continuato a rappresentare il riferimento più insidioso, “con i suoi ciclici picchi mobilitativi ma nel medesimo filone ambientalista si sono inseriti pure i rilevati segnali d’interesse antagonista verso i propositi di realizzare rigassificatori e nuove infrastrutture, come il Ponte sullo stretto di Messina, che ha già fatto registrare fermenti nei circuiti dell’antagonismo locale”.

Un’immagine di quello che sarà il Ponte sullo Stretto

Il movimento, come sempre, è stato influenzato dai diversi scenari di crisi internazionali e “ha riproposto strategie di convergenza di temi e istanze, in un rinnovato tentativo di ampliamento e di compattezza del fronte del dissenso. Gli attivisti hanno dunque cercato di serrare i ranghi facendo perno, sia a livello propagandistico che di piazza, soprattutto sull’antimilitarismo che, oltre a ribadire la sua consolidata valenza aggregativa e trasversale, ha trovato nuovo slancio con gli eventi medio orientali”.

Oltre a cortei e presidi, si è nfatti assistito a iniziative “di propaganda e di controinformazione in chiave antisionista, nel più ampio quadro della campagna denominata Boicotta, Disinvesti, Sanziona (BDS), volta a orientare l’opinione pubblica verso forme di pressione contro Israele”.

Secondo gli analisti, “il dibattito strumentale sulle diversificate ricadute dei conflitti imperialisti e dell”economia di guerra su vari dossier sociali, come il carovita, l’immigrazione, l’emergenza abitativa e occupazionale, ha poi costituito il filo conduttore dell’agenda contestativa. Altre tematiche di ampia risonanza e di particolare sensibilità per l’area, come l’antifascismo e l’ambientalismo militante, hanno offerto l’opportunità di rinsaldare contatti e sinergie internazionali”.

La nostra Intelligence continua a monitorare anche quaanto accade nella galassia anarchica.

“L’attivismo anarco-insurrezionalista anche nel 2023 – si legge nel dossier – ha rappresentato, nello scenario eversivo interno, il più concreto e insidioso vettore di minaccia”.

A metodologia operativa si è dispiegata, su un piano sia pubblico che clandestino, con un ampio ventaglio di interventi, da cortei e presidi, in alcuni casi pure al fianco di altre realtà antagoniste per innalzarne il livello di radicalità, agli atti di vandalismo e danneggiamenti, fino ad azioni, potenzialmente piu’ pericolose, poste in essere con manufatti incendiari ed esplosivi.

La mobilitazione a sostegno del leader detenuto al regime carcerario del 41 bis della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI), Alfredo Cospito, ha continuato a costituire il principale volano della lotta libertaria, che ha scandito le tappe del procedimento giudiziario e dello sciopero della fame di Cospito stesso, interrotto ad aprile.

Una manifestazione pro Cospito

E’ nei primi mesi dell’anno, infatti, che si sono concentrate le diverse reazioni offensive che, sostenute da una mirata propaganda istigatoria.

Hanno colpito altrettanti, diversificati obiettivi, riferibili ai molteplici fronti di attivazione tipici dell’area: dall’opposizione al progresso tecnologico alla lotta alla repressione, ai poteri economico-finanziari, alle devastazioni ambientali e all’industria della guerra’.

Gli eventi in Medio Oriente hanno poi richiamato “l’attenzione dei libertari che, in chiave prettamente anti-imperialista e anticolonialista, hanno orientato la propaganda verso istituti bancari italiani, con presunti interessi nei ‘Territori Occupati’ e nei confronti di aziende, pubbliche e private, del comparto della difesa”.

Riflettori a piena luce accesa anche sull’estrema destra.

“Nonostante le conseguenze penali dell’assalto alla sede della CGIL – si legge ancora nel dossier dell’Intelligence – che hanno poi portato a dure sentenze di condanna a carico di esponenti di vertice, l’area dell’estrema destra ha tuttavia continuato a impegnarsi nel tentativo di aumentare visibilità e seguito per le formazioni più strutturate, anche in un’ottica di accreditamento politico in vista di future tornate elettorali locali”.

L’assalto al sindacato CGIL a Roma

“I temi maggiormente all’attenzione – si legge ancora nel report – sono stati l’incremento delle spese energetiche, il carovita e, più in particolare, le posizioni dell’Esecutivo sui Teatri di crisi esteri ritenute, dalla narrativa di settore, espressione degli interessi della NATO, dell’Unione europea e dell”imperialismo statunitense”.

In linea con questo è stato rilevato un significativo attivismo in vari Paesi europei teso a incrementare le relazioni con formazioni ultranazionaliste del Vecchio Continente, con l’intento di mettere insieme un fronte politico internazionale di chiara impronta anti-atlantista e filo-russa.

In realtà, l’area, storicamente frammentata e affetta da dinamiche competitive, ha vissuto “momenti di convergenza mobilitativa unicamente nell’ambito di sporadiche iniziative anti-immigrazione e in occasione di tradizionali eventi commemorativi; sul piano delle strategie di proselitismo, ha mostrato un rinnovato interesse nei confronti di alcune tifoserie organizzate, politicamente orientate, e di ambienti della militanza studentesca. Gruppi minori, di matrice identitaria e skinheads, in contatto con omologhi stranieri, hanno proseguito a condividere retoriche nazifasciste e xenofobe, specie sul Web e nel corso di raduni musicali”.

ALTRE QUESTIONI

Tra gli altri termi analizzati dal dossier ci sono poi le migrazioni internazionali (nel cui contesto si inscrive la pressione esercitata sul bacino del Mediterraneo). Ad esse va collegato anche fattore climatico con i suoi molteplici risvolti, fra i quali l’insicurezza alimentare, e le tensioni e i conflitti legati all’accesso all’acqua, le nuove frontiere della tecnologia (a cominciare dalle incognite e dai dilemmi posti dall’intelligenza artificiale.

Preoccupano anche le situazioni nei Balcani, Africa, Asia che rivestono rilievo primario in chiave di protezione e promozione degli interessi nazionali.

C’è infne la questione elettorale visto che, in molti Paesi del mondo, si terranno competizioni elettorali.

Competizioni che dovranno essere monitorate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA.

Autore