La DIA confisca beni per 12 milioni di euro ad un imprenditore vicino ai “clan mafiosi” della provincia di Caltanissetta, Palermo e Trapani

Caltanissetta. La Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione ad un decreto di confisca definitiva, emesso dalla Corte d’Appello di Caltanissetta – Seconda Sezione Penale, nei confronti di un imprenditore edile ritenuto interlocutore privilegiato di personaggi di spicco di “cosa nostra” nei territori di Caltanissetta, Palermo e Trapani.

Il provvedimento eseguito trae origine da complesse attività d’indagine condotte nell’ambito dell’ “operazione FLOUR” del 2009, le cui risultanze investigative, unitamente all’approfondimento di alcune segnalazioni di operazioni bancarie sospette, avevano consentivano di quantificare i flussi finanziari evidenziando la sproporzione tra i beni a riconducibili all’imprenditore e i redditi dichiarati, nonché inquadrare la caratura criminale del soggetto.

Uomini della DIA in azione

In particolare, dopo la morte del cugino, costruttore pienamente inserito in cosa nostra ed implicato nella mafia degli appalti, l’imprenditore gli subentrava, di fatto, nella gestione delle imprese mantenendo sostanzialmente rapporti con esponenti di rilievo della organizzazione mafiosa nissena, palermitana e del trapanese.

Tra gli innumerevoli beni confiscati ed acquisiti definitivamente al patrimonio dello Stato, vi è anche un terreno, sito presso la contrada Mimiani di Caltanissetta, di vastissime dimensioni (circa 300 ettari) con annessa azienda agraria, in passato utilizzato quale riserva di caccia dai più noti esponenti di cosa nostra siciliana tra i quali durante la loro latitanza.

Il patrimonio oggetto del provvedimento si sostanzia in ben 169 beni immobili situati nel territorio di Caltanissetta e 18 beni immobili siti nel territorio di Gangi (Palermo) per un valore complessivo pari a circa 12 milioni di euro.

 

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