LA POLITICA ESTERA NAZIONALE E L’ELOGIO DELL’INTELLIGENTE PIGRO

Di Vincenzo Santo*

Roma. A quanto pare la Farnesina avrebbe giorni fa revocato “parzialmente” lo stop alla vendita di armi agli Emirati Arabi Uniti, come ha scritto Antonelli su La Verità del 7 luglio.

La sede della Farnesina

In realtà, non intendo parlare di questa storia, nata da una decisione tanto stupida quanto umorale. Ma da questa storia intendo partire per qualche riflessione.

Ho più di una volta manifestato infatti le mie perplessità su come venga condotta la politica estera nazionale e dubitato che essa abbia mai fissato indirizzi “genuini”.

Abbiamo troppo spesso seguito altri, omettendo colpevolmente un processo di analisi geopolitica che con tutta probabilità ci avrebbe suggerito diversi approcci.

Forse si è trattato solo di pigrizia mentale.

La pigrizia ci sta, ma se è accompagnata dall’intelligenza. Da sempre, in campo militare è preferibile un generale pigro e intelligente a uno volenteroso e stupido.

Il pigro e intelligente è il solo capace di avere una “vision” e di trascinare gli altri.

Lasciando da parte lo stupido volenteroso, anche un volenteroso intelligente è potenzialmente molto pericoloso, perché la sua intelligenza prima o poi, risalendo lungo la scala gerarchica della carriera, lo farà indulgere sempre più nella furbizia, questa difficilmente posta al servizio di altri o dell’istituzione cui si appartiene, bensì di norma piegata ai propri interessi personali.

E come sottoprodotto si rischia di ricavarne una schiera di “yesmen” (o yeswomen).

Questa selezione non è sempre riuscita in campo militare, devo dire. E, da osservatore privilegiato dei fatti del e nel mondo, temo anche in altri comparti istituzionali. Infatti, da ciò che vedo accadere nella nostra politica estera, ne deduco che essa sia mossa e confezionata da una fitta schiera di persone sì intelligenti, ma non mi spingerei oltre sino a escludere che siano anche “volenterose”.

Tanto volenterose da piegarsi facilmente alle farneticazioni dei vari politicanti che si avvicendano in quel Dicastero, normalmente ignoranti almeno in tema di affari internazionali e di come giri il mondo.

Pertanto, la colpa dell’affare “Emirati Arabi” è da addebitare certamente a un ministro che io reputo decisamente fuori posto, e che il nostro Presidente della Repubblica ha avuto il colpevole coraggio di insediare alla Farnesina, persino dopo la vergogna del sostegno ai gilet gialli francesi.

Ma non possiamo chiamarne fuori il nostro Corpo diplomatico che, e lo ripeto per timore di non essere stato chiaro, ritengo essere popolato da persone tanto intelligenti ma anche molto volenterose.

Nonché l’entourage militare stesso, colpito da sempre dalla stessa malattia, staff e consiglieri vari.

Questi ultimi probabilmente interessati più alla “supervivenza” da highlander che a “consigliare per il meglio” negli affari militari. Convinciamocene!

Del resto, non si spiega l’inutilità, i danni e lo scarso ritorno “pratico” degli interventi in Libia, Afghanistan, Iraq, Libano e, temo, anche nel Sahel, dove pretendiamo di combattere il jihadismo, una causa principale dell’emigrazione selvaggia che ci arriva poi dal Maghreb, senza minimamente perseguire un approccio “operativo”, cioè che veda quell’intervento “terrestre” legato a un serio impegno “navale” al largo delle coste del nord Africa, e non certo scimmiottando l’inutilità di una “Irini” o di cose affini svolte in precedenza.

L’area del G5 Sahel

Attenzione, dove per “operativo” intendo il livello superiore al “tattico”, un qualcosa che oramai sfugge da sempre alle nostre logiche militari, relegate per volontà politica allo sviluppo di sole “azioni”.

Una posizione peraltro comoda per i vertici militari, i quali non devono così arrischiarsi in un livello di comando superiore, che richiederebbe la coraggiosa definizione, chiara, inequivocabile e realisticamente perseguibile, degli effetti da conseguire.

Perché anche in campo militare, come accennato, non mancano gli intelligenti volenterosi.

E, infatti, che strano Paese è il nostro.

Un paese in cui l’ENI, di cui lo Stato detiene circa il 30%, sente il bisogno di concludere un protocollo di intesa (https://www.reportdifesa.it/marina-militare-sottoscritto-con-eni-un-protocollo-dintesa-per-garantire-la-sicurezza-marittima/) con la Marina Militare perché questa le garantisca la sicurezza marittima, un qualcosa che dovrebbe rientrare tra i compiti istituzionali delle Forze Armate.

Cerimonia pomposa della firma, con tanto di fotografie protocollari a futura memoria.

L’apoteosi del mercenarismo di Stato.

Un Paese, come accennato, in cui si decide di non esportare armi a chi è in guerra, senza chiedersi quale altro uso ne possa fare chi le acquisti.

Un Paese dove politici si accalcano in aeroporto per ricevere gli ostaggi nazionali, probabilmente liberati con i nostri soldi e grazie il più delle volte all’intelligence di altri, e non ritengono, di contro, il Capo delle Forze Armate in testa, di “accogliere” sul suolo patrio una Bandiera di Guerra che ha chiuso una missione ventennale, felice o no che sia stata, che ha comportato morti, feriti e notevoli costi.

Un elicottero NH90 in volo nei cieli dell’Afghanistan

In un ambito di politica estera, non di una caccia alla volpe. Ma tanto poi facciamo una bella cerimonia più in là, hanno detto dal Ministero.

E, a questo punto, pur sommersi da varie critiche sui social, avrebbero fatto meglio a tacere.

Hanno prodotto una precisazione reattiva e francamente pietosa per una grave distrazione sostanziale.

Ma si sa, omne animal triste post coitum.

Peraltro, la promessa dell’ennesima cerimonia, stantia e autoreferenziale, tradisce la mancanza di “virtù”, che invece deve manifestarsi spontanea sul momento, come un’abitudine, perché praticata in ogni istante della vita. Il che darebbe sostanza ai valori etici che decantiamo.

Basterebbe leggere l’Amleto e quello che lui dice a sua madre in proposito, per farsene un’idea. Con tutta evidenza, oggi è più virtuoso andare a Wembley.

Così va il mondo, non ci possiamo fare molto. Tirare la giacchetta al politico, vuoi per presenziare a un rientro di una Bandiera di Guerra vuoi per non demolire un rapporto commerciale con un altro Paese, è atto pernicioso, che sia a farlo un diplomatico o un soldato.

Quindi, purtroppo, i volenterosi, pur se intelligenti, abbondano. Da sempre. Ce li cresciamo bene. Soprattutto ai vertici. Come sempre. Forse oggi anche peggio, in barba a tutti i proponimenti, falsi e populisti, di cambiare tutto.

Peraltro, come sempre, i pigri e intelligenti hanno poca fortuna, perché infastidisce la loro pretesa di dire ciò che pensano.

Ma sarebbero quelli di cui avremmo maggior bisogno.

*Generale di Corpo d’Armata Esercito (Ris)

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