COVID-19: La reazione immunitaria dell’organismo umano di fronte alla complessità dell’infezione

Di Pierpaolo Piras*

Roma. La pandemia da Covid-19, tutt’ora in corso, fin dall’inizio ha suscitato lo studio e la conseguente attività di ricerca nei più rinomati centri clinici e di ricerca, in risposta ad un virus del quale nulla si conosceva fino alla sua recente comparsa.

Importante un’ampia vaccinazione contro il COVID-19

Non solo, si stima che solo un terzo delle infezioni siano quelle rilevate come reali e nel 40% di queste non c’è modo di risalire ad un’altra persona infetta.

Attualmente, la terapia antivirale è solo di tipo profilattico tramite l’utilizzo di vaccini specifici. Mentre non esistono farmaci ad azione nociva diretta verso i corpi virali. Il coronavirus non fa eccezione.

Quali sono o sono state le reazioni immunitarie dell’organismo umano al virus?

Gli studi in corso hanno posto più problemi che chiare soluzioni.

Pur nell’ambito degli studi preliminari, sono stati individuati soggetti che hanno contratto la malattia del Covid.

Nonostante ciò che hanno presentato anticorpi anti-Covid nel sangue, come ci saremo aspettati. A questo punto, non sappiamo quante di queste persone potrebbero presentare la medesima condizione.

La risposta ce la fornisce l’Immunologia di Base la quale rivela che il sistema immunitario ha più di modo per difendersi dai microrganismi, virus compresi.

Un operatore della CRI con indosso i DPI utilizzati nell’emergenza coronavirus

Prima di tutto l’organismo umano ha l’“immunità innata” che può impedire la sopravvivenza e/o la replicazione virale (o di altri microrganismi) fin dalla nascita.

È la forma di difesa più antica che esista ed è presente anche nel regno vegetale. È rappresentata da cellule e da proteine (anticorpi) solubili. La sua caratteristica è di agire immediatamente e di attivarsi in senso non specifico.

Quando è molto intensa è dimostrato che possa fronteggiare la minaccia infettiva impedendo l’instaurarsi dell’infezione oppure ridurla a livelli subclinici con sintomi lievi.

Nel caso del coronavirus non sappiamo ancora come agisca o abbia agito la “immunità innata” : la conoscenza di questa specie virale (Coronavirus) è troppo recente ma a tale proposito gli studi fervono.

Questo è il primo esempio d’immunità che ha verosimilmente risolto il quadro patologico, in maniera definitiva, nelle persone cha hanno superato l’infezione Covid con velocita tale da non rendere necessaria la produzione di anticorpi.

Il secondo tipo d’immunità inizia dopo che la persona è stata infettata (per questo si chiama acquisita) e si manifesta con la produzione di proteine anticorpali (gli stessi riscontrabili nel sangue con il metodo preciso dell’Immunoenzimatica ELISA o con i cosiddetti Test Rapidi).

Cinesi con le mascherine

Questa immunità acquisita presenta anche una risposta di tipo cellulare, costituita da cellule dotate di capacità citotossica e in grado di uccidere direttamente sia il virus che le cellule da esso infettate. Quest’ultima immunità cellulo-mediata può da sola essere sufficiente a guarire l’infezione da Covid.

Essa non è immediata ma richiede tempo per completarsi fino ad alcune settimane.

Potrebbe essere questo il caso di coloro che hanno sviluppato l’infezione senza però aver prodotto anticorpi.

Esiste un’ ulteriore tipologia d’immunità rappresentata da coloro che hanno contratto causalmente l’infezione con un virus “imparentato” geneticamente con il Covid19 (es. SARS-Cov-2) contraendo una memoria specifica capace di agire istantaneamente anche sul coronavirus.

In definitiva possiamo distinguere tre tipi d’immunità:
Uno. Quella innata, di pronto intervento che se non estingue il pericolo infettante e avverte subito gli altri due sistemi immunitari, tramite specifici mediatori chimici

Due. È l’immunità “Umorale” legata alla produzione di anticorpi specifici (Ig) per ogni tipo di virus o altro germe

Tre. Qui la difesa dell’organismo è affidata a specifiche cellule tra le quali primeggiano i linfociti del sangue.

Le ultime due fanno parte della immunità acquisita, impiegano fino a due-tre settimane per intercettare il virus ed eliminarlo totalmente dall’interno del corpo.

Ad infezione avvenuta avviene che la grande maggioranza degli infettati manterrà la memoria (linfociti B- memoria) di quei virus e , in caso di identica infezione, produrrà immediatamente la risposta immunitaria più efficace contro di essi.

Quest’ultimo meccanismo rappresenta la difesa organica che si vuole ottenere tramite l’uso del vaccino specifico che dovrebbe essere pronto per l’autunno prossimo.

*Specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale

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