Di Giuseppe Gagliano*<
BERNA. Un’uscita che scuote il sistema.
A febbraio scorso, Christian Dussey, direttore del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), ha annunciato le sue dimissioni, con effetto previsto per la fine di marzo 2026.
La notizia, anticipata dalla Neue Zürcher Zeitung e confermata ufficialmente dal Consiglio federale il 26 febbraio scorso, ha suscitato scalpore, non solo per il ruolo cruciale di Dussey, ma anche perché si inserisce in un contesto di turbolenze all’interno del Dipartimento federale della Difesa, della Protezione della popolazione e dello sport (DDPS).
La sua partenza, insieme a quella del capo dell’Esercito Thomas Süssli, della consigliera federale Viola Amherd e del Comandante delle Forze Aeree Peter Merz, evidenzia una crisi sistemica che scuote le fondamenta della sicurezza svizzera.
Un mandato sotto pressione
Christian Dussey, 59 anni, ha assunto la direzione del SIC il 1° aprile 2022, in un periodo già critico per la politica di sicurezza svizzera.
Con un curriculum di tutto rispetto – studi in economia e scienze sociali a Friburgo, un master in relazioni internazionali a Georgetown e una carriera diplomatica che lo ha portato da Mosca a Teheran, passando per Harvard e il Centro ginevrino per la politica di sicurezza (GCSP) – Dussey era stato scelto per la sua capacità di gestire situazioni complesse.
La sua nomina, avvenuta dopo un’attenta selezione guidata dalla consigliera federale Viola Amherd, era stata accolta come una garanzia di competenza e stabilità.
Durante il suo mandato, Dussey ha affrontato sfide significative: una situazione geopolitica sempre più instabile, minacce ibride crescenti e un progresso tecnologico che ha richiesto una modernizzazione accelerata del SIC.
Tuttavia, la sua gestione è stata oggetto di critiche.
Un sondaggio del 2024 tra il personale del SIC ha rivelato un diffuso malcontento, legato soprattutto alla riorganizzazione avviata nel 2022.
Documenti interni hanno evidenziato difficoltà gestionali, con accuse di mobbing e una percezione di scarso rispetto dei paletti legali nelle attività di intelligence.
Le commissioni di vigilanza parlamentari, come quella della politica di sicurezza del Consiglio nazionale, hanno messo in luce questi problemi, alimentando un clima di tensione.

Una crisi più ampia nel DDPS
Le dimissioni di Dussey non sono un caso isolato. Il DDPS, sotto la guida di Viola Amherd, ha vissuto mesi di turbolenza.
A gennaio, Amherd ha annunciato il proprio ritiro, previsto anch’esso per marzo scorso, lasciando un vuoto politico significativo.
A questo si aggiungono le dimissioni di Thomas Süssli, capo dell’esercito, e lo scandalo che ha travolto RUAG, l’azienda di armamenti di proprietà della Confederazione, accusata di frode per milioni di franchi.
Questi eventi hanno alimentato l’impressione di un Dipartimento in crisi, come sottolineato dal consigliere nazionale socialista Pierre-Alain Fridez: “C’è un grosso problema in questo dipartimento, e vorremmo saperne di più”.
Anche l’ecologista Gerhard Andrey ha parlato di “sconvolgimenti” che, se da un lato preoccupano, dall’altro offrono un’opportunità di rinnovamento.
La fuga di notizie che ha preceduto l’annuncio ufficiale delle dimissioni di Dussey e Süssli ha ulteriormente complicato la situazione.
Il DDPS ha sporto denuncia per violazione del segreto d’ufficio, e la stessa Amherd ha espresso rammarico per la mancata possibilità di informare i collaboratori in modo diretto.
Questo episodio ha messo in luce carenze nella comunicazione interna e ha irritato le commissioni parlamentari, già critiche verso la gestione del dipartimento.
La ricerca del successore: una rosa di candidati
Con le dimissioni di Dussey, il Consiglio federale ha avviato il processo per la selezione del nuovo direttore del SIC.
Una Commissione incaricata della selezione, simile a quella istituita nel 2021 per la nomina di Dussey, sarà responsabile di stilare una rosa di candidati.
L’ex capo dei Servizi Segreti Peter Regli ha sottolineato l’importanza di trovare una figura non solo di fiducia per il nuovo capo del DDPS, ma anche credibile per i partner internazionali, data la crescente dipendenza della Svizzera da collaborazioni estere per l’intelligence.
La scelta del successore sarà cruciale per stabilizzare il SIC e affrontare le sfide di un contesto geopolitico sempre più complesso.
Tra i requisiti richiesti, il nuovo direttore dovrà possedere competenze tecniche, esperienza diplomatica e capacità di gestione in un ambiente ad alta pressione.
La riorganizzazione avviata da Dussey, pur controversa, ha posto le basi per un servizio più moderno, ma il malcontento interno e le critiche esterne richiedono una leadership capace di ricompattare il personale e ristabilire la fiducia.
Regli ha suggerito che trovare un sostituto per Dussey potrebbe essere più complesso rispetto a quello di Süssli, data la specificità del ruolo e la necessità di credibilità internazionale.
Prospettive per il futuro: una luce alla fine del tunnel?
Nonostante le difficoltà, vi sono segnali di speranza.
La modernizzazione del SIC, avviata da Dussey, è stata giudicata necessaria per affrontare le nuove minacce ibride e tecnologiche.
La Svizzera, tradizionalmente neutrale, si trova a navigare in un panorama internazionale sempre più polarizzato, dove l’Intelligence gioca un ruolo cruciale.
La crisi attuale, pur grave, potrebbe rappresentare un’opportunità per un rinnovamento strutturale.
Come ha osservato l’ecologista Andrey, “i prossimi mesi saranno difficili, ma questi sconvolgimenti possono portare a un miglioramento”.
Il Consiglio federale, con l’elezione del successore di Amherd il 12 marzo scorso, avrà l’occasione di ridisegnare la leadership del DDPS.
I candidati ufficiali, Markus Ritter e Martin Pfister, si troveranno a gestire un’eredità complessa, ma avranno anche la possibilità di nominare figure di fiducia per ruoli chiave come quello del direttore del SIC.
La stabilità politica svizzera, garantita da un sistema che privilegia la continuità e l’equilibrio tra regioni linguistiche e partiti, potrebbe aiutare a superare questa fase critica.
Conclusione: un bivio per la sicurezza svizzera
Tuttavia, la capacità della Confederazione di gestire transizioni complesse, come dimostrato dalla sua lunga tradizione di stabilità politica, lascia intravedere una via d’uscita.
La selezione del nuovo direttore del SIC sarà un banco di prova per il futuro della sicurezza svizzera, chiamata a bilanciare modernizzazione, trasparenza e fiducia in un mondo sempre più incerto.
La luce alla fine del tunnel è visibile, ma raggiungerla richiederà visione, competenza e un impegno collettivo.