Di Giuseppe Gagliano
KUALA LUMPUR (MALESIA). Nel cuore del Sud-Est asiatico, la Malesia sta diventando un tassello cruciale della Via della Seta digitale cinese, un’ambiziosa rete di infrastrutture tecnologiche che Pechino sta tessendo per consolidare la sua influenza globale.
Il lancio del 5G nel paese, guidato da colossi cinesi come Huawei, si intreccia con la crisi commerciale scatenata dai dazi di Donald Trump, che hanno scosso le economie asiatiche e aperto nuove opportunità per la Cina.
Mentre Xi Jinping, durante la sua visita a Kuala Lumpur nell’aprile 2025, stringeva accordi con il governo malese, la “diplomazia del chip” di Pechino si rivelava una mossa strategica per sfruttare il vuoto lasciato dalle politiche protezionistiche americane, con il 5G come punta di diamante.

La Malesia al centro della Via della Seta digitale
La Malesia, che nel 2025 presiede l’ASEAN, è un terreno fertile per l’espansione tecnologica cinese.
La Via della Seta digitale, parte integrante della Belt and Road Initiative, punta a creare un’ecosistema globale di connettività, con reti 5G, data center e infrastrutture di intelligenza artificiale.
Huawei, nonostante le restrizioni imposte dagli Stati Uniti, ha trovato in Kuala Lumpur un partner disponibile, grazie a una combinazione di investimenti, pressioni diplomatiche e una crisi di fiducia verso l’Occidente.
Secondo fonti Web, il Governo malese ha collaborato con Huawei per implementare il 5G in diverse città, con oltre 3.000 siti attivi entro il 2025, coprendo il 40% della popolazione urbana.
Questa partnership non è solo tecnologica, ma politica. Durante la visita di Xi Jinping, accolta con entusiasmo dal primo ministro Anwar Ibrahim, la Cina ha promesso investimenti per 10 miliardi di dollari in infrastrutture digitali, tra cui reti 5G e centri di ricerca sull’IA.
Gli accordi, siglati il 15 aprile scorso, includono anche la formazione di ingegneri malesi in Cina e l’integrazione della Malesia nei corridoi digitali che collegano l’Asia orientale al Medio Oriente.
Xi, in un discorso riportato da Xinhua, ha sottolineato l’importanza di “opporsi al bullismo unilaterale” – un chiaro riferimento ai dazi di Trump – presentando la Cina come un’alternativa stabile per lo sviluppo tecnologico regionale.
I dazi di Trump: una crisi che diventa opportunità
La guerra commerciale lanciata da Donald Trump ha avuto un impatto devastante sulle economie asiatiche. I dazi americani, che nel 2025 hanno raggiunto il 145% sui prodotti cinesi e il 44% su quelli malesi, hanno spinto Kuala Lumpur a cercare alternative per proteggere la propria crescita.

Il settore tecnologico, che rappresenta il 30% delle esportazioni malesi verso gli Stati Uniti, è stato particolarmente colpito, con aziende come Infineon e NXP che hanno visto crollare i margini di profitto. In questo contesto, la Cina ha colto l’opportunità di presentarsi come un partner affidabile, offrendo tecnologia a prezzi competitivi e accesso al suo vasto mercato interno.
La decisione di Trump di esentare temporaneamente smartphone e componenti elettronici dai dazi, annunciata il 12 aprile 2025, non ha placato le preoccupazioni malesi.
L’incertezza sulle future tariffe, soprattutto sui semiconduttori – un settore chiave per la Malesia – ha spinto Kuala Lumpur a rafforzare i legami con Pechino.
Huawei, con la sua esperienza nel 5G e la capacità di fornire infrastrutture complete a costi inferiori rispetto a Ericsson o Nokia, è diventata il partner ideale. Post su X, come quello di @ASEANAnalyst, suggeriscono che la Malesia stia “scommettendo sul 5G cinese per diversificare la sua dipendenza dagli Usa”, una mossa che riflette il pragmatismo economico del Governo Anwar.

Una rete di influenza: imprese, Re e funzionari locali
La penetrazione cinese in Malesia non si limita agli accordi governativi.
Pechino ha abilmente coinvolto il sultano di Johor, Ibrahim Iskandar, figura influente e Re cerimoniale della Malesia nel 2025, per promuovere progetti legati al 5G.
Il sultano, che controlla vasti interessi economici nel Sud del Paese, ha appoggiato la creazione di un hub tecnologico a Johor, finanziato da Huawei e China Telecom.
Questo progetto, secondo The Star, mira a trasformare la regione in un centro di innovazione digitale, collegato alla rete della Via della Seta digitale che si estende fino a Singapore e all’Indonesia.
Anche le imprese malesi, come Telekom Malaysia e Maxis, hanno abbracciato la tecnologia cinese, attratte dai costi contenuti e dalla rapidità di implementazione. Funzionari locali, spesso formati in Cina attraverso programmi sponsorizzati da Pechino, fungono da ponti tra le élite malesi e le aziende cinesi, consolidando una rete di influenza che va oltre i contratti commerciali.
Tuttavia, questa dipendenza crescente solleva preoccupazioni: un rapporto del 2024 di Human Rights Watch ha avvertito che l’espansione della tecnologia cinese potrebbe portare a una maggiore sorveglianza digitale, con rischi per la privacy e le libertà civili in Malesia.
Le sfide: concorrenza e sospetti
Nonostante i progressi, la Via della Seta digitale cinese in Malesia deve affrontare ostacoli. Gli Stati Uniti, pur indeboliti dalla loro politica commerciale, continuano a esercitare pressioni per limitare l’uso delle tecnologie Huawei, citando rischi per la sicurezza nazionale.
Washington ha offerto incentivi a Ericsson e Nokia per espandersi nel Sud-est asiatico, ma i costi elevati di queste alternative le rendono meno attraenti per un paese come la Malesia, che cerca soluzioni rapide ed economiche.
Inoltre, la concorrenza regionale non è trascurabile.
L’India, che sta aumentando la produzione di smartphone e componenti elettronici, rappresenta una minaccia per la Malesia come hub manifatturiero.
Apple, ad esempio, ha spostato parte della produzione di iPhone in India per aggirare i dazi, riducendo la dipendenza dalla Cina e, indirettamente, dalla Malesia.
Anche il Giappone e la Corea del Sud, partner tradizionali dell’ASEAN, stanno cercando di rafforzare la loro presenza tecnologica nella regione, proponendo alternative al modello cinese.
Conclusione: un futuro digitale con accento cinese?
La Malesia, stretta tra i dazi di Trump e le ambizioni di Pechino, sta abbracciando la Via della Seta digitale come una via per la modernizzazione e la resilienza economica.
Il 5G, con Huawei al timone, non è solo una tecnologia, ma un simbolo della crescente influenza cinese in un Sud-est asiatico che cerca di navigare un mondo polarizzato.
Tuttavia, questa partnership comporta rischi: una dipendenza eccessiva dalla Cina potrebbe limitare l’autonomia malese e attirare le ire di Washington, mentre le implicazioni sulla sicurezza digitale restano un’incognita.
In questo scacchiere globale, Kuala Lumpur sta giocando una partita delicata, con il 5G come pedina centrale di un futuro che, per ora, parla sempre più cinese.
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