L’America di Trump e il Nuovo Ordine mondiale: una analisi sui principali dossier al Circolo MAECI di Roma

Di Chiara Cavalieri 

ROMA. L’incontro “L’America di Trump e la ricerca di un Nuovo Ordine Mondiale”, tenutosi ieri al Circolo del Ministero degli Affari Esteri, ha riunito esperti di geopolitica come Pierluigi Testa  (Presidente Think Tank Trinità dei Monti, Presidente Alumni Economia), Lucio Caracciolo (direttore di Limes), Lamberto Dini (ex presidente del Consiglio ed ex Ministro degli Esteri) ,Sergio Vento (diplomatico ed ex Ambasciatore italiano negli USA), Manfredi Mattei Filo della Torre ( Segretario generale della Fondazione Alberica Filo della Torre), per analizzare le ripercussioni del secondo mandato di Donald Trump sull’Europa e sugli equilibri globali.

L’ evento è stato promosso dal Think Tank Trinità dei Monti in collaborazione con la Fondazione Alberica Filo della Torre. 

 

    Trump e Netanyhau


Tra i temi centrali: la crisi dell’industria militare americana, il dibattito sul nucleare europeo, le tensioni in Medio Oriente e il ruolo del vice Presidente J.D. Vance, figura emblematica del nuovo corso statunitense.

La locandina evento

L’industria militare americana in crisi e il dilemma europeo

Lucio Caracciolo direttore della rivista Limes

Lucio Caracciolo ha sottolineato come l’industria militare statunitense, nonostante un bilancio record di 900 miliardi di dollari nel 2025, sia afflitta da inefficienze strutturali.

Gli Stati Uniti, pur mantenendo una superiorità tecnologica, faticano a produrre armamenti in quantità sufficiente per sostenere conflitti prolungati, come dimostrato dalle carenze di munizioni inviate all’Ucraina.

La dipendenza europea

Caracciolo ha criticato l’Europa per la sua incapacità di sviluppare una difesa autonoma, rimanendo legata “all’ombrello NATO” e agli approvvigionamenti USA.

Con Trump alla Casa Bianca, questa dipendenza rischia di diventare un vicolo cieco, soprattutto se Washington ridurrà gli aiuti militari al Vecchio Continente.

Il nucleare europeo e il Piano F-I-G

Durante l’incontro si è fatta menzione al Piano F-I-G, il progetto di collaborazione nucleare tra Francia, Italia e Germania avviato negli anni ’50 e poi abbandonato nei primi anni ’60 a causa delle pressioni americane e delle divergenze interne europee.

Caracciolo ha affermato che mai come ora si parla con leggerezza di atomica e che molti Paesi la possiedono anche se non ufficialmente: Israele, Arabia Saudita, mentre l’Iran ci sta lavorando.

Il fallimento del progetto di un’atomica europea dimostra la difficoltà dell’UE nel costruire un sistema di difesa indipendente.

Medio Oriente e la “Guerra Grande”

Caracciolo ha definito il conflitto in Ucraina e le crisi mediorientali come parti di un’unica “guerra grande” tra potenze globali.

Miliziani di Hamas

Israele e Palestina

L’espansionismo israeliano e la radicalizzazione di Hamas rischiano di destabilizzare ulteriormente la regione, con ripercussioni sulla diaspora ebraica e sull’antisemitismo in Europa.

L’Asse Russia-Corea del Nord-Iran

L’invio di soldati nordcoreani in Ucraina e il sostegno iraniano a Mosca dimostrano come il conflitto si stia globalizzando, minacciando di trascinare l’Europa in una spirale di insicurezza.


Il Ruolo dello Yemen e degli Houthi

Caracciolo ha affermato che non serve che l’America bombardi gli Houthi, ma che la vera soluzione potrebbe essere un accordo per spartire lo Yemen tra Arabia Saudita, Iran e Turchia, stabilizzando così la regione attraverso una nuova ripartizione delle sfere di influenza.


Il Potere della Diplomazia in Medio Oriente

Caracciolo ha evidenziato il ruolo crescente della diplomazia in Medio Oriente, dove paesi come Turchia, Iran e Arabia Saudita stanno ridefinendo i propri equilibri attraverso accordi e trattative.

In netto contrasto, in Europa la diplomazia è totalmente mancante, segnando un evidente fallimento nella gestione delle crisi e nell’affermazione di un’autonoma politica estera.

Il vice Presidente statunitense Vance

J.D. Vance: L’emblema del riscatto americano

Tra gli interventi più apprezzati, Caracciolo ha dedicato spazio alla figura di J.D. Vance, vice presidente USA e autore dell’autobiografia “Hillbilly Elegy”.

Vance, inizialmente scettico su Trump, ne è diventato un alleato chiave, rappresentando l’ala nazionalista e isolazionista del GOP.

La sua biografia è stata indicata da Caracciolo come lettura obbligata per comprendere le radici del populismo statunitense.
Vance sostiene una riduzione degli aiuti all’Ucraina e un riavvicinamento con la Russia, posizioni che potrebbero accelerare il disimpegno USA dall’Europa.

Caracciolo ha sottolineato che il fenomeno Trump potrebbe essere preparatorio e acceleratore per quella che potrebbe diventare la futura candidatura di J.D. Vance alla presidenza degli Stati Uniti, proiettando l’America verso una politica ancora più nazionalista e L’Europa alla Svolta?

L’evento si è chiuso con un monito di Lamberto Dini:

Lamberto Dini ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri)


L’Europa deve scegliere se accentuare l’integrazione (difesa comune, mercato unico) o subire le conseguenze di un mondo sempre più multipolare.

Dini e Hillary Clinton: il futuro di Trump

Lamberto Dini ha parlato del fenomeno Trump come fallimentare a lungo termine, ritenendo che il suo impatto potrebbe portare a una crisi del modello americano.

Dini si è confrontato su questo tema anche con Hillary Clinton, la quale ha sostenuto che entro breve gli americani saranno delusi da questa elezione, evidenziando il rischio di una frattura interna sempre più profonda negli Stati Uniti.

L’ ambasciatore Sergio Vento ha detto che l’Italia, in particolare, dovrà bilanciare le sue relazioni con USA e Cina, evitando di rimanere schiacciata tra le due superpotenze.

L’Ambasciatore Sergio Vento

Infine i relatori hanno convenuto che stiamo assistendo all’agonia della NATO e dell’Unione Europea, mentre Russia, America e Cina sono ormai i tre grandi interlocutori globali, con l’Europa relegata a un ruolo marginale.

Manfredi Mattei  Filo della Torre e il viaggio nell’America

Manfredi Mattei Filo della Torre

Manfredi Filo della Torre, della Segreteria Generale della Fondazione Filo della Torre, ha invitato gli ospiti a intraprendere un viaggio nell’America più autentica e profonda, quella bianca ( e la comunità musulmana)che ha votato per Donald Trump.

Nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza di comprendere le ragioni dietro questo voto, osservando che dire a questi elettori che il mandato di Barack Obama fosse stato corretto, avrebbe suscitato forte irritazione. Un sentimento, ha aggiunto, condiviso anche da rappresentanti del Medio Oriente, per i quali la presidenza Obama è stata considerata disastrosa.

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