RIGA (LETTONIA) – dal nostro inviato. Una spilletta a forma di cuore, un nastrino (questo popolare simbolo commemorativo fu introdotto dal canale televisivo LNT nel 2007 e sostenuto dal Ministero della Difesa lettone), una bandiera sulla propria auto o sul proprio palazzo.
Così come sono stati imbandierati tutti gli edifici pubblici.

I lettoni si preparano così, oggi, a festeggiare i 106 anni della proclamazione della Repubblica e a celebrare il Lāčplēsis Day (in lettone: Lāčplēša diena).
E’ una giornata che ricorda i soldati che hanno combattuto per l’indipendenza del Paese.
LA GIORNATA DI OGGI
Questa mattina la giornata inizierà con una Messa presso la Cattedrale di Riga. A seguire ci sarà una cerimonia presso il Monumento della Libertà dove soldati lettoni montano la guardia.

A seguire, nello stesso luogo, saranno disposti dei fiori e accese candele in memoria dei soldati lettoni caduti per la libertà del Paese.

Infine, nel pomeriggio, si terrà la tradizionale parata militare alla presenza del capo dello Stato, Edgars Rinkēvičs, delle più alte autorità politiche, militari e dei rappresentanti dei Paesi alleati della NATO (il contingente italiano del Task Group Baltic dell’Alleanza Atlantica sarà presente con una Compagnia di Bersaglieri dell’8° Reggimento e con un carro C1 Ariete e una Blindo Centauro 1 che sfileranno insieme ad altri corazzati, blindati e ad altri mezzi) degli altri due Stati del Baltico (Estonia e Lituania) e delle rappresentanze diplomatiche.

Sono in agenda anche vari concerti.
LA DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA
La Lettonia dichiarò la sua indipendenza il 18 novembre 1918, solo una settimana dopo la fine della I Guerra Mondiale (l’Italia chiuse il conflitto il 3 novembre 1918 con l’armistizio di Villa Giusti, a Padova) con la capitolazione della Germania e con la firma dell’armistizio con i Paesi alleati.
All’inizio il Governo provvisorio lettone fu forzato a operare senza un apparato statale e senza un proprio Esercito, in una terra che rimaneva sotto occupazione straniera.

I fucilieri dell’Armata rossa e i bolscevichi si stavano avvicinando da Est per fondare una Repubblica lettone di stampo sovietico (ricordiamo che un anno prima c’era stata la Rivoluzione comunista che portò Lenin al potere con tutte le conseguenze che ne seguirono).
Il Concilio del Popolo lettone decise il 17 novembre di dichiarare il giorno successivo l’indipendenza.
La sera del 18 novembre 38 componenti del Concilio (era composto da 39 persone) si ritrovarono sul palco dell’attuale Teatro Nazionale lettone.
Karlis Ulmanis, il primo ministro del nuovo Governo provvisorio, formalmente dichiarò che la Lettonia era una Repubblica indipendente e democratica, Tutti partecipanti iniziarono a cantare “Dio benedica la Lettonia) che da quel momento divenne l’Inno ufficiale del Paese baltico (https://www.youtube.com/watch?v=YRlrJjj1Pt8).
Il testo e la musica sono stati composti da Kārlis Baumanis (1834-1904) nel 1873. La solenne melodia venne presentata ad un festival di canzoni, e divenne per i lettoni simbolo di libertà dal dominio russo.
Nel 1918 il brano fu proclamato inno nazionale della Lettonia indipendente. Sotto il dominio comunista fu abolito dal 1940 al 1991, sostituito da un inno realizzato appositamente (https://it.wikipedia.org/wiki/Inno_della_Repubblica_Socialista_Sovietica_Lettone) per la Repubblica socialista sovietica di Lettonia. Con la ritrovata indipendenza del 1991, è ritornato inno nazionale.
Un cenno merita anche la storia della Bandiera. Essa è composta da due bande civili orizzontali di colore rosso scuro di uguale dimensione, separate al centro da una striscia bianca più sottile (larga la metà delle due bande rosse).
La particolare tonalità di rosso, corrispondente al Pantone 1807 C, è nota anche come “rosso lettone”.
I colori e le proporzioni dell’attuale furono definiti nel maggio 1917 dall’artista lettone Ansis Cirulis.
Fu usata come simbolo nazionale quando la Lettonia divenne indipendente il 18 novembre 1918, con l’adozione formale da parte del Parlamento nazionale il 20 gennaio 1923.
E tra storia e leggenda ricordiamo che una prima menzione della Bandiera rosso-bianco-rosso si trova nella Livländische Reimchronik.
Si tratta di un’opera letteraria sulla storia medievale della Livonia dal X al XIII secolo.
Il testo sostiene che un drappo rosso attraversato da una striscia bianca fu usato come vessillo da soldati lettoni. Per questo si può considerare la Bandiera lettone come una delle più antiche tra quelle ancora in uso al giorno d’oggi.
Ma una leggenda locale sostiene che la Bandiera potrebbe avere origine dal lenzuolo di un soldato lettone gravemente ferito in battaglia: l’enorme quantità di sangue versato era interrotta, sul lenzuolo, solo dalla sagoma del soldato sdraiato (la striscia bianca).
Quanto descritta nel Livlandische Reimchronik fu “riscoperto” nel XIX secolo, ed adottata dagli studenti lettoni all’Università di Tartu nel 1870.
Torniamo ora ai giorni dell’indipendenza, la quale fu frenata ancora una volta dai bolscevichi.
I quali con l’Armata Rossa formata primariamente da i fucilieri rossi che credevano nelle promesse di Lenin e di una Lettonia sovietica, invasero da Est il Paese.

Le sole forze militari che si sarebbero potute battere con i sovietici facevano parte dell’Esercito tedesco o della Guardia territoriale, che l’aristocrazia dei baltici tedeschi istituì dopo l’armistizio dell’11 novembre e la Brigata di Ferro che poi sarebbe diventata la Divisione Eiserne (Divisione di Ferro), una formazione militare anticomunista composta da volontari tedesch. Era la formazione Freikorps più conosciuta nel Stati baltici.
Queste forze tedesche furono poi incorporate nella nuova Guardia Nazionale lettone che fu soggetta al Governo provvisorio, ma dal punto di vista militare prendeva ordini da comandanti tedeschi.
Nel dicembre 1918 l’Armata Rossa occupò Riga e il Governo provvisorio accettò di concedere ai mercenari tedeschi la cittadinanza lettone se avessero combattuto contro l’invasore sovietico per un mese.
Questa alleanza forzata con soldati tedeschi fu una scelta molto forte che fece il Governo provvisorio che non aveva trovato altre soluzioni per espellere dal proprio territorio i soldati dell’Armata rossa.
Anche la popolazione lettone non vide di buon occhio questa scelta.
Il Governo provvisorio perse il supporto popolare a beneficio degli invasori.
Il 1º febbraio 1920 lettoni e russi siglarono un armistizio ponendo temporaneamente fine alle ostilità in vista dell’avvio di negoziati di pace.
Scontri sporadici continuarono per tutta la durata dei negoziati, fino alla stipula del Trattato di Riga l’11 agosto 1920.
Questo accordo fece terminare il conflitto e riconobbe la piena indipendenza della Lettonia.
IL GIORNO PRIMA DELLA FESTA
Nella giornata di ieri, oltre alle prove per la parata di questa mattina, sono state numerose le iniziative in una Riga con i Palazzi della Città Vecchia illuminati con i colori della Bandiera del Paese, con una toccante cerimonia nella piazza vicino al Museo dell’Occupazione della Lettonia.
Da qui giovani e giovanissimi supportati dai militari della Jaunsardze con le fiaccole sono partiti in corteo fino al Monumento della Libertà, accompagnati anche da numerosi adulti.

Questa istituzione ha lo scopo di promuovere il coinvolgimento dei giovani lettoni nella Difesa nazionale globale e nella sua comprensione, compresa la promozione della consapevolezza civica e del patriottismo tra i ragazzi e le ragazze l’educazione dei giovani nel campo della Difesa nazionale, lo sviluppo della loro forma fisica e delle abilità, nonché per l’attuazione della cooperazione con associazioni, fondazioni e organizzazioni giovanili nel campo della formazione della Difesa nazionale e dell’organizzazione del Movimento della Giovane Guardia.
Vi si può aderire da 10 ai 21 anni.
Nel parlare con i giovani istruttori di questi ragazzi appaiono chiaro molte cose: il senso di Patriottismo, l’attaccamento alle proprie origini e alla propria Storia funestata da due dittature: quella nazista e quella sovietica.
Con la Lettonia che nel Patto Ribbentrop-Molotov del 23 agosto 1939 passò insieme all’Estonia e la Lituania sotto l’influenza sovietica, con tutte le conseguenze del caso.

Per questo il senso di libertà, di indipendenza fa parte del DNA dei popoli baltici (lo abbiamo visto anche in settembre nel nostro reportage in Estonia). Un DNA che vogliono difendere a tutti i costi.
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