Libano del Sud: il blue di UNIFIL nel grigiore di una guerra che ha messo in ginocchio il Paese. La forza delle donne per risorgere

SHAMA (LIBANO DEL SUD) – dal nostro inviato.  Distruzione, inquinamento, povertà. Arrivare nel Libano del Sud, oggi, è un colpo per i nostri sensi.

Gli attacchi operati dall’IDF (Israele Defence Forces) dall’agosto ad ottobre 2024 hanno lasciato un’impronta visiva di grande impatto emotivo. E se il Paese dei Cedri nel passato non ha vissuto momenti esaltanti, oggi, cerca di darsi una scossa.

Una scena di distruzione in un villaggio a sud del Libano

Deve fare i conti però con una situazione economica e occupazionale di piena crisi. Deve fare i conti con discariche a cielo aperto stile “Terra dei Fuochi”.

Deve fare i conti allo stesso tempo con una voglia di riscatto specialmente dei giovani.

Come scrivevamo ieri, la resilienza ma, oseremo dire l’orgoglio del popolo libanese, sta emergendo piano piano.

Il Paese si scontra anche con i rapporti da sempre conflittuali con Israele (così come con l’altro Paese vicino, la Siria con la quale non è mai corso buon sangue).

Ma la voglia di riscatto c’è.

A sostenere la popolazione locale ci sono i peacekeeper delle Nazioni Unite.

La missione UNIFIL, nata con la Risoluzione 425 dell’ONU (adottata il 19 marzo 1978 da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a seguito dell’invasione del Libano da parte di Israele (marzo 1978). nel settore Ovest è a guida Brigata Pozzuolo del Friuli sostiene i cittadini libanesi, nel rispetto della Risoluzione 1701 dell’11 agosto 2006 del Consiglio di Sicurezza ONU.

E tra le attività messe in campo ci sono quelle delle Pari Opportunità (Gender) e del CIMIC (Cooperazione civile e militare).

Report Difesa ha incontrato il Maresciallo Ordinario, Francesca Esposito (Gender Advisor) e Sergente Maggiore Aiutante Giovanni Bellucci (CIMIC).

“Uno dei principali compiti nelle relazioni con la popolazione civile – spiega il Maresciallo Esposito – è di impiegare peacekeepers donne per garantire la maggiore rappresentatività possibile. Intendiamo creare un dialogo aperto e costruttivo e avere una visione più chiara di quello che è l’ambiente dove andiamo ad operare, perché se noi trascurassimo anziani, giovani, donne, tralasceremo una grossa fetta della popolazione, quindi non capiremo bene l’ambiente dove andiamo ad operare”.

Un’attività Gender di UNIFIL

“Coinvolgiamo – aggiunge – peacekeeper donne nelle attività che facciamo all’esterno, e donne locali in qualità di leader (ce ne sono in Libano). Abbiamo incontrato spesso vice sindaci o presidenti di associazioni donne.

Ci sono infatti molte associazioni composte da donne o guidate da donne”.

L’azione si traduce anche in alto, con la costruzione di capacità.

Tra i vari progetti che UNIFIL ha fatto in particolare con le donne cӏ stato il supporto della psicologa, del contingente italiano, il Sottotenente Linda Bernardi.

Sono stati realizzati workshop sulla comunicazione, in particolare nelle Università, per dare  alle donne locali strumenti per rafforzare il loro ruolo e la loro voce.

Sono stati condotte sessioni di supporto psicosociale, soprattutto per aiutare a rielaborare gli aspetti traumatici dovuti al conflitto.

Le testimonianze della popolazione hanno colpito gli stessi peacekeepers.

Come quella di una ragazza  che ha raccontato di aver visto uccidere il padre davanti ai propri occhi.

Un carro armato israeliano Merkava entra in un villaggio del Sud del Libano nei giorni della guerra

Ma malgrado le brutture della guerra, tra le stesse donne si è registrata tante forza d’animo per riprendere, emotivamente e gestionalmente, la vita propria e delle loro famiglie,

“Durante il periodo del conflitto – ricorda il Maresciallo Esposito- le donne qua sono state le colonne portanti della comunità. Sono state quelle che si occupavano della casa, dei figli, dei mariti, della comunità stessa. Si sono dovute fare carico di tutto il peso della famiglia e della comunità. E’ stato molto toccante come ci tenevano a sottolineare il loro ruolo”.

Tutte le donne, di ogni religione, hanno saputo rispondere con forza all conflitto.

UNIFIL si adopera anche per dare opportunità occupazionali alle donne grazie a corsi che le formino per il futuro,

Il GENAD non si occupa solo di donne ma di tutte le fasce della popolazione, compresi gli adolescenti e i giovani.

Senza dimenticare i disabili.

Quando si parla invece di CIMIC, invece, si intende evidenziare le attività a favore della popolazione attraverso le  donazioni.

Una donazione di materiale sanitario alla Croce Rossa di Tiro

Ricorda il Sergente Maggiore Aiutante, Giovanni Bellucci: “Due container di derrate alimentari sono state distribuite nei paesi dove avevamo ritenuto che ce ne fosse più bisogno. Il Banco farmaceutico ha mandato due bancali di medicine, con la quale abbiamo aiutato la Croce Rossa libanese”.

Le richieste maggiori sono quelle dei pannelli solari perché sono andati distrutti durante le onde d’urto provocate delle esplosioni.

“Abbiamo avuto molte richieste – aggiunge Bellucci – per quanto riguarda le scuole per materiale scolastico, computer, cancelleria perché dallo Stato non arriva molto e dunque abbiamo un bel basket per aiutare soprattutto gli istitut”.

In questo modo si aiutano le giovani generazioni, la cultura.

“I giovani – prosegue il sottufficiale – più sono istruiti, più sono acculturati e più seguono un percorso formativo. Un’educazione migliore per aiutarli a capire anche il concetto di pace, di convivenza”.

“Stiamo aiutando moltissimo le scuole con materiale didattico – evidenzia ancora Bellucci -. Ci hanno fornito il materiale la Provincia, il Comune di Gorizia, la Brigata Pozzuolo del Fiuli”.

L’Officina Stefanutto ha fornito sei gruppi elettrogeni di piccola capacità per le esigenze della popolazione.

In particolare sono stati interessati i comuni più vicini alla Blue Line dove praticamente il 90% delle case è stato distrutto.

Una donazione che ha aiutato le famiglie che vogliono rientrare. E che accendendo una lampadina possono sentire avere un po’ di luce e avere un po’ di calore e di colore in un grigiore dovuto alla guerra.

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